Trump non esclude che alcuni Paesi «dovranno scegliere tra gli USA e la Cina»

Donald Trump non esclude che la sua amministrazione possa volere che alcuni paesi scelgano tra gli Stati Uniti e la Cina. Lo ha detto in un'intervista a Fox Noticias, riportata dai media americani. L'amministrazione Trump intende peraltro usare le trattative sui dazi per fare pressione sui partner commerciali americani affinché limitino i loro rapporti con la Cina, scrive il Wall Street Journal citando alcune fonti secondo le quali l'idea è quella di ottenere l'impegno dai partner americani di isolare la Cina in cambio di una riduzione delle barriere commerciali.
La Cina registra nel primo trimestre del 2025 un rialzo annuo del PIL pari al 5,4%, oltre il 5,1% stimato dagli analisti, mantenendo lo stesso passo degli ultimi tre mesi del 2024. L'Ufficio nazionale di statistica cinese rimarca comunque l'esistenza di un ambiente economico «più complesso e grave» tra la guerra commerciale con gli Stati Uniti, la domanda interna debole e la profonda crisi immobiliare. «Le fondamenta per una ripresa e una crescita economica sostenuta devono essere ancora consolidate», si legge nella nota, secondo cui sono necessarie «politiche macroeconomiche più proattive ed effettive». L'accelerata del PIL, in vista dei dazi reciproci del Liberation Day di inizio aprile voluto da Donald Trump, è maturata a marzo: la produzione industriale è salita del 7,7% annuo contro stime a +5,6%, al passo più solido da giugno 2021 con la spinta del manifatturiero (+7,9% da +6,9%). Nel primi tre mesi del 2025, la produzione è salita del 6,5% a fronte del 5,8% dell'intero 2024. In ripresa, sempre a marzo, anche le vendite al dettaglio. Note positive dagli investimenti fissi, pure saliti sono gli investimenti in infrastrutture e manifatturiero. La disoccupazione urbana di marzo è scesa al 5,2%. Pechino ha fissato un obiettivo di crescita «intorno al 5%» per il 2025, ritenuto ambizioso da molte banche d'affari che hanno ridotto di recente le loro stime sul Dragone: Goldman Sachs, ad esempio, le ha tagliate dal 4,5% al 4% e Morgan Stanley dal 4,5% al 4,2%.
I dazi americani stanno esercitando «pressione» sull'economia e sul commercio cinesi, malgrado il PIL del primo trimestre sia cresciuto oltre le attese. «L'imposizione di tariffe elevate da parte degli Stati Uniti è destinata ad esercitare una certa pressione sul commercio estero e sull'economia della Cina», ha ammesso Sheng Laiyun, numero due dell'Ufficio nazionale di statistica, nella conferenza stampa di presentazione dei dati trasmessa in streaming. In questo scenario, la ripresa e la crescita del Dragone sono ancora in fase di consolidamento, ha aggiunto.
La Cina auspica che «gli USA si liberino quanto prima dall'ossessione per l'egemonia e riconoscano che l'uso indiscriminato della forza non renderà di nuovo grande l'America, ma infliggerà solo dolorosi disastri al popolo USA e al resto del mondo». Il portavoce del ministero della Difesa Zhang Xiaogang, sulle ipotesi di spese per la difesa dell'anno fiscale 2026 in crescita per la prima volta a 1.000 miliardi di dollari, ha detto che «l'elevatissimo budget ha messo ancora una volta in luce la natura bellicosa degli Stati Uniti e la loro convinzione che valga la legge del più forte», malgrado gli USA siano «fortemente indebitati».
La Posta di Hong Kong blocca le spedizioni
Le Poste di Hong Kong hanno annunciato che «non riscuoteranno nei modi più assoluti alcun dazio per conto degli Stati Uniti e sospenderanno l'accettazione di invii postali di merci destinate verso gli USA». In una nota, Hong Kong Post ha detto che interromperà l'accettazione della posta ordinaria di articoli diretti negli Stati Uniti con effetto immediato e della posta aerea a partire dal 27 aprile. La mossa segue l'ordine esecutivo del presidente Donald Trump sul blocco dell'esenzione doganale americana per i piccoli pacchi provenienti dalla Cina di valore pari o inferiore a 800 dollari. «Gli Stati Uniti sono irragionevoli, intimidiscono e impongono dazi in modo abusivo – accusa Hong Kong Post –. Per l'invio di articoli negli Stati Uniti, i cittadini di Hong Kong dovrebbero essere preparati a pagare tariffe esorbitanti e irragionevoli». Per i pacchi di posta ordinaria diretti negli USA non ancora spediti, il servizio provvederà a contattare i mittenti per la restituzione degli articoli e il rimborso delle spese postali sostenute a partire dal 22 aprile. Mentre gli invii postali relativi soltanto ai documenti non saranno interessati.
Hong Kong, un porto franco con politiche commerciali proprie, non ha seguito l'esempio della Cina sull'imposizione di dazi di ritorsione di fronte alle mosse di Trump, ma ha visto negli anni la continua erosione del suo status commerciale speciale con Washington in risposta alla stretta sui diritti e le libertà decise nell'ex colonia britannica da Pechino.
Problemi per Nvidia
Nvidia ha annunciato che le nuove restrizioni americane alle esportazioni dei suoi chip H20 in Cina le costeranno 5,5 miliardi di dollari nel primo trimestre dell'esercizio fiscale. Il governo ha informato il chipmaker che gli H20 richiederanno una licenza per essere esportati in Cina per un «futuro indefinito», ha reso noto il colosso dei semiconduttori. Secondo i funzionari americani le nuove regole sono state decise per limitare i timori che i chip possano essere usati per la realizzazione di supercomputer in Cina.