Stati Uniti

Un ticinese là dove colpirà Milton: «Sappiamo che tutto può svanire in un attimo»

Giampiero Fuentes vive a Tampa Bay con la famiglia: «Mia moglie è incinta di otto mesi e per questo non abbiamo potuto spostarci più a nord»
©Julio Cortez
Marcello Pelizzari
09.10.2024 15:45

Autostrade intasate, code ai distributori di benzina, panico. L’arrivo di Milton, quantomeno nelle aree in cui passerà l’uragano, ha spinto le autorità della Florida a intensificare gli sforzi affinché la popolazione corra, letteralmente, al riparo. Il sindaco di Tampa Bay, Jane Castor, non ha usato mezzi termini: «Se scegliete di restare qui morirete». Un appello drammatico, giustificato da quello che i media americani hanno subito ribattezzato monster storm, la tempesta mostruosa.

«Noi viviamo sull’acqua, proprio a Tampa Bay, in una zona di evacuazione A» racconta al CdT il ticinese Giampiero Fuentes. Originario di Massagno, da anni vive e lavora negli Stati Uniti. Assieme alla famiglia, in queste ore complicate si è spostato nell’entroterra della Florida. «A casa di amici - prosegue - Normalmente, saremmo andati più lontano, ma mia moglie è incinta di 8 mesi e, quindi, non può volare o stare in auto per ore per raggiungere località dello Stato più a Nord».

La situazione, ribadisce Fuentes, in questo momento è caotica. «Ma è molto simile a quanto accaduto negli ultimi anni con gli uragani Irma, Idalia o Ian. La benzina, ad esempio, è finita in tutta Tampa Bay. Ma noi, grazie all’esperienza accumulata, avevamo fatto il pieno venerdì. Quando, fra l’altro, c’erano già file ai distributori. Le autostrade, ovviamente, sono sature, tant’è che sono state aperte pure le corsie di emergenza per facilitare il flusso di auto in direzione Nord».

Milton, nei giorni scorsi, è stato preceduto da Helene, l'uragano più letale e violento dai tempi di Katrina, nel 2005. «Helene, dieci giorni fa, è stato un vero e proprio disastro - dice ancora Giampiero Fuentes - Nonostante il vento, localmente, non abbia fatto troppi danni, a Tampa Bay ci siamo presi la coda di questo uragano. Ritrovandoci con moltissime zone allagate e tanta, tantissima acqua dentro casa. Ogni quartiere, lentamente, ha organizzato la raccolta di mobili, letti, elettrodomestici oramai inutilizzabili. Pezzi di vita domestica di cui disfarsi al più presto per evitare la crescita di muffe o batteri in casa». Descrivere simili scene, racconta il ticinese, è stato «qualcosa di surreale». È stato, ha aggiunto, «come vedere storie di vita familiare accatastate nei giardini, distrutte dalle forze di una natura ribelle. La città e le forze dell’ordine, a Tampa Bay, hanno lavorato incessantemente per ripulire il più possibile le strade. Ma è stata una corsa, invana, contro il tempo. Una corsa interrotta dall’arrivo di Milton. Il timore più grande, ora, è legato proprio alle tonnellate di rifiuti fuori casa. Oggetti che potrebbero divenire incontrollabili una volta in balia dei venti».

Una domanda, quasi filosofica, si impone: ha senso vivere e addirittura costruire una famiglia in un luogo sì meraviglioso, ma certo non sempre ospitale, pensando ai tanti uragani che si sono succeduti negli anni? Sì, secondo Giampiero Fuentes: «Ormai viviamo in Florida da più di dieci anni. Ne abbiamo abbracciato la filosofia. Abbiamo imparato a vivere senza legarci troppo a oggetti di proprietà, perché tutto può svanire in un attimo. La vita e la salute sono le priorità assolute. La forza delle comunità e la resilienza di ciascuno di noi ci spingono, invece, a ricostruire e a ritornare alla normalità».