Una boccata d'aria per Julian Assange
Julian Assange potrà combattere, ancora. Il giornalista e attivista australiano, fondatore di WikiLeaks, ha infatti ottenuto oggi, con la sentenza pronunciata dall'Alta Corte di Londra, una breve tregua nella sua lotta contro l'estradizione negli Stati Uniti: nel mese di maggio potrà presentare nuovamente il proprio caso in un'udienza di appello.
Accusato da Washington di aver violato la Legge sullo spionaggio, Assange rischia fino a 175 anni di carcere se estradato negli Stati Uniti per il suo presunto ruolo nell'ottenere e divulgare documenti classificati relativi alla difesa nazionale, comprese prove di crimini di guerra commessi dall'esercito statunitense fra Iraq e Afghanistan a inizio Duemila. Un mese fa, tuttavia, nel corso di un'udienza di due giorni, i suoi avvocati avevano sostenuto che tali accuse erano politicamente motivate, rendendo illegale la richiesta di estradizione.
Trattato di estradizione alla mano, infatti, il Regno Unito sottolinea che «l'estradizione non è concessa se il reato per il quale viene richiesta è un reato politico». Oggi, i giudici Sharp e Johnson hanno deciso che il team legale di Assange aveva per le mani un caso solido: per questo al giornalista è stata riconosciuta l'opportunità di ripresentarlo in un'udienza di appello che, anticipano i media britannici, si terrà nel mese di maggio. A una condizione: che gli Stati Uniti non siano in grado, nel frattempo, di fornire garanzie sulle questioni per le quali è stata concessa provvisoriamente l'autorizzazione al ricorso.
Garanzie che riguardano la possibilità di ottenere un processo equo, concedendo ad Assange la possibilità di appellarsi al primo emendamento (libertà di espressione e di stampa) e fornendo rassicurazioni contro la possibilità di venire condannato a morte. Se questi punti non verranno rispettati, Assange vedrà concessa «l'autorizzazione all'appello senza un'ulteriore udienza», hanno deciso i giudici. In caso contrario, «daremo alle parti l'opportunità di presentare ulteriori osservazioni prima di prendere una decisione finale sulla richiesta di appello».
Decisioni ribaltate
Da anni, la questione dell'estradizione di Assange è dibattuta nelle aule britanniche. L'Alta Corte di Londra aveva prima negato la consegna alle autorità statunitensi nel 2021. La decisione era poi stata ribaltata nel 2022. Rigettata la prima istanza di appello, il mese scorso Assange aveva fatto nuovamente ricorso in un'udienza il cui risultato è appunto stato reso pubblico oggi.
La decisione prolunga la permanenza di Assange nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh – la "Guantanamo britannica" posizionata nel sud-est di Londra – dove è detenuto dall'aprile 2019. Il giornalista era stato arrestato proprio cinque anni fa dopo aver trascorso sette anni, tra il 2012 e il 2019, nell'ambasciata ecuadoriana di Londra, con l'obiettivo di evitare l'estradizione in Svezia nell'ambito di un'indagine separata che è stata poi archiviata.