Vladimir Putin e l'industria russa alla resa dei conti
Siamo al dunque. Questa settimana, Vladimir Putin ha in programma di incontrare al Cremlino tutti i principali dirigenti d'azienda del proprio Paese: la prima volta da quando il presidente russo ha lanciato l'invasione dell'Ucraina. A darne notizia è Bloomberg, che ha citato persone che hanno familiarità con la questione.
L'incontro, per essere precisi, avverrà giovedì 16 marzo. Alla sede del governo si presenteranno i massimi esponenti dell'Unione Russa degli Industriali e degli Imprenditori (RSPP). Fondata nel giugno 1990 — citiamo il sito ufficiale — «l'RSPP è un'organizzazione istituita per promuovere gli interessi delle imprese russe in Russia e all'estero, per contribuire a rendere la Russia più favorevole agli affari e attraente per gli investitori e per mantenere l'equilibrio tra gli interessi delle imprese, del governo e della società». Insomma, il contrario di quanto fatto dal governo russo nell'ultimo anno.
Tensioni
Il 9 febbraio 2022, Putin aveva preso parte alla 30. riunione plenaria dell'RSPP: nonostante le crescenti e preoccupanti tensioni con Kiev, la guerra non era ancora scoppiata. Allora, come ogni anno, Putin aveva tenuto un discorso di fronte agli imprenditori prima di condurre una discussione a porte chiuse. Ma due settimane dopo, l'invasione dell'Ucraina era diventata realtà. Lo stesso giorno, il 24 febbraio, lo zar aveva dovuto rassicurare i mercati e Alexander Shokhin, presidente dell'RSPP (oltre che membro di spicco di Russia Unita, partito di Putin) sull'impatto economico della sua mossa.
A nemmeno 24 ore dal lancio dell'offensiva, Putin aveva organizzato un'apparizione televisiva con Shokhin. «Si dovrebbe fare tutto il possibile per dimostrare che la Russia rimane parte dell'economia globale e non provocherà, anche attraverso misure di risposta di qualche tipo, fenomeni negativi sui mercati mondiali», aveva detto allora il presidente dell'Unione degli imprenditori, visibilmente nervoso. Putin si era limitato a difendere l'attacco definendolo «una misura necessaria».
Nei mesi seguenti, i magnati dell'RSSP hanno cercato con tutte le proprie forze di evitare le sanzioni individuali imposte dai governi occidentali, tanto da arrivare a limitare o evitare del tutto le apparizioni pubbliche con Putin. Inutilmente. Lo stesso Shokhin è stato inserito nelle famigerate liste solo due settimane dopo l'invasione (il 4 marzo, per la Svizzera).
Pressione sulle aziende
Ora, dicevamo, siamo arrivati alla resa dei conti. Che cosa dirà Putin ai grandi industriali russi? Darà loro il benservito come fatto recentemente con gli oligarchi? Nel suo discorso di quest'anno, ha anticipato Bloomberg, Putin intende concentrarsi sul rilancio della crescita economica e sulle maggiori responsabilità che le imprese devono affrontare attualmente. I magnati, intanto, sperano in una liberalizzazione dell'ambiente imprenditoriale, con una riduzione del ruolo dello Stato nell'economia e l'abolizione di sanzioni penali per alcuni reati economici, tra i quali il riciclaggio di denaro.
Per il 2023, il governo russo sta progettando una manovra fiscale volta a coprire l'aumento delle spese di guerra tramite un incremento della tasse prelevate alle aziende: si parla di qualcosa come 300 miliardi di rubli (3,9 miliardi di dollari) extra. Non noccioline.
I confronti passati
Nel corso di questo primo anno di guerra, Putin ha usato più volte bastone e carota nei confronti dell'industria russa. Nel mese di giugno 2022, in una conferenza organizzata insieme ai giovani imprenditori russi, il leader del Cremlino aveva giurato che la Russia non sarebbe caduta «nella stessa trappola dell'URSS, la sua economia resterà aperta».
A fine dicembre, invece, nella città di Tula (cuore dell'industria pesante e meccanica) Putin era stato molto più duro: in questa occasione, infatti, aveva ordinato ai capi dell'industria della Difesa russa di «garantire» che il suo esercito ricevesse tutte le armi, le attrezzature e l'hardware militare di cui avrebbe avuto bisogno «nel più breve tempo possibile». Non solo: il presidente russo aveva anche chiesto loro di presentare proposte per «affrontare e limitare i problemi inevitabili» nella catena di produzione.
E il mese scorso Putin aveva utilizzato toni simili nei confronti dei grandi imprenditori che vivono all'estero: a loro aveva chiesto, non troppo gentilmente, di legare il proprio destino più strettamente con il Paese d'origine. «Ogni volta che i leader o i proprietari di tali aziende diventano dipendenti da governi che adottano politiche ostili alla Russia, questo rappresenta una grande minaccia per noi, un pericolo per il nostro Paese. È ora di capire che in Occidente queste persone sono sempre state e rimarranno sempre degli estranei, cittadini di seconda classe, che possono essere trattati in qualsiasi modo, e i loro soldi, le loro conoscenze e i titoli acquisiti non saranno di alcun aiuto. Devono capire che lì sono persone di seconda classe».