Il caso

Oltre 7.000 firme per salvare le «casette» della Centovallina

Due giovani delle Centovalli dicono «no» ai progetti delle Ferrovie autolinee regionali ticinesi – «Eliminare le barriere architettoniche non deve per forza significare la scomparsa degli edifici tipici delle stazioni»
Simona Procacci, 29 anni, promotrice della «Petizione Centovallina»; sullo sfondo, il progetto per il rifacimento della stazione della Centovallina a Intragna.
Jona Mantovan
10.04.2024 06:00

Salviamo le «casette» della Centovallina. Edifici caratteristici, ormai di cento anni fa, simbolo delle stazioni di quella ferrovia che partendo da Locarno viaggia oltre la frontiera, fino a Domodossola. A chiederlo sono già migliaia di persone, dato che la petizione avviata qualche settimana fa in rete ha raccolto più di 7.000 firme: duemila nella versione in italiano e oltre 5.000 nella sua versione tradotta in tedesco. Ma perché tanta urgenza? E poi, cos’avranno mai di così importante queste piccole costruzioni? Il Corriere del Ticino lo ha chiesto direttamente a Simona Procacci che, insieme a Rocco Vitale, ha aperto la pagina internet per capire il consenso che poteva riscuotere la loro idea.

«Stava succedendo qualcosa»

«Ho notato, da semplice passeggera, che stava succedendo qualcosa», spiega la 29.enne in collegamento dal suo ufficio a Ginevra, dove lavora come ricercatrice all’Università, concentrandosi su ben altri temi, legati alla formazione delle onde gravitazionali nei primi millisecondi della storia dell’Universo.

Il suo riferimento è ai cantieri avviati dalle Ferrovie autolinee regionali ticinesi, l’azienda di Locarno che gestisce la tratta sul lato svizzero, per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Fin qui tutto bene, ma c’è un «però»: «Consultando i progetti pubblicati dalla ditta, abbiamo notato che l’intenzione è di sostituire le famose “casette”, piccole ma solide, con pensiline simili a quelle delle fermate per gli autobus». Belle da vedere, per carità. Dall’aspetto futuristico, con linee semplici e slanciate. Ma piuttosto problematiche. «Non proteggono dal freddo e dalla pioggia. Alcuni di questi nuovi modelli hanno persino tettoie in vetro e mi chiedo come dovrebbero offrire riparo dal sole in estate».

Venerdì prossimo, 12 aprile alle 15, a Bellinzona consegneremo simbolicamente le sottoscrizioni che abbiamo raccolto, sperando di fare pressione
Simona Procacci, 29 anni, promotrice della «Petizione Centovallina»

Sale d’aspetto al chiuso

Nulla da dire contro l’abbattimento delle barriere architettoniche, quindi. Ma contro l’abbattimento dei vecchi edifici delle stazioni, fra l’altro presenti su tutta la linea transfrontaliera e «decorati» con il nome della località, sì. «Offrono sale d’aspetto al chiuso, con un tetto sopra la testa. D’estate sono fresche perché ben isolate. E, ovviamente, in caso di pioggia o di vento rappresentano una protezione perfetta».

Un’altra modifica che preoccupa i due giovani promotori, fra l’altro coetanei, è il fatto che la «prossima generazione» delle fermate sarà circondata da piazzali asfaltatati. «Con la necessità di abbattere alberi e togliere le varie zone verdi che in precedenza erano integrate».

Tre già «messe alla prova»

Procacci parla con cognizione di causa, anche perché tre stazioni sono già state realizzate seguendo questo nuovo concetto, «per cui abbiamo già potuto metterle alla prova, diciamo così. Il risultato? Proprio durante la settimana di Pasqua abbiamo sperimentato come le panchine sottostanti la tettoia siano del tutto fradice. E anche chi sta in piedi si bagna».

Un rifacimento che non s’ha da fare, insomma. Tanto più che i due non sono soli. «Parlandone in famiglia, dal panettiere al macellaio, con le persone che vivono qui, ho notato che molti avevano opinioni simili alla mia».

Tanto più che, ricorda la nostra interlocutrice, la presenza di un locale al chiuso per l’attesa dei treni che hanno una frequenza oltre i 30 minuti è obbligatoria secondo la legge federale. «Requisito non soddisfatto dalle soluzioni che abbiamo visto. In passato, poi, ricordo che alcune erano state chiuse, violando la disposizione. E infatti un’altra iniziativa aveva fatto sì che fossero riaperte».

Un gesto simbolico

E così, a meno di un mese dal lancio sulla piattaforma campax, ecco la pioggia di adesioni. Ma cosa succederà, ora? «Venerdì 12 aprile, alle tre del pomeriggio, io e Rocco saremo alla cancelleria cantonale per depositare simbolicamente i cartoni con le firme. Si tratta di una petizione che non ha un valore legale, ovviamente. Vista la grande partecipazione, però, chiediamo di prendere sul serio le preoccupazioni. Cerchiamo di fare pressione su sulle istituzioni, insomma».

La speranza c’è, anche perché, in passato, sempre lei aveva firmato una richiesta simile, la quale aveva poi permesso di reintrodurre l’ultimo treno serale che collega Locarno a Domodossola «cruciale per gli studenti ticinesi che si recano Oltralpe la domenica sera».

Il punto

Del rifacimento, contestato, della stazione di Pontebrolla (Locarno), nell'ambito dello stesso programma, se ne parla da più di un anno, ovvero ben prima del lancio della petizione. Per informazione:

  1. sono già state sistemate le fermate di Locarno Fart (Ffs), Solduno (Locarno), San Martino (Locarno) e Verscio (Terre di Pedemonte)
  2. è in corso la ristrutturazione della stazione di Cavigliano (Terre di Pedemonte), dove non è prevista la demolizione dello stabile principale, così come a Verscio, e di Camedo (Centovalli);
  3. Dopo intragna (Centovalli) e Tegna (Terre di Pedemonte), dovrebbe toccare a Sant'Antonio (Locarno).

Stazioni da radere al suolo, secondo programma:

  1. Pontebrolla (Locarno) 
  2. Tegna (Terre di Pedemonte), 
  3. Intragna (Centovalli). 

Restano in piedi, non sfruttabili dagli utenti:

  1. Verscio (Terre di Pedemonte),
  2. Cavigliano (Terre di Pedemonte), 
  3. Camedo (Centovalli).

Per Locarno Fart (Ffs), Sant'Antonio (Locarno), Solduno (Locarno), tutte in sotterranea, gli adeguamenti sono limitati agli accessi.

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