Ora a Milano gli immigrati fanno paura

REPORTAGE DEL CORRIERE DEL TICINO - Sono numerosi, a qualsiasi ora del giorno e della notte, soprattutto in gruppo, seduti dentro e fuori dalla Stazione centrale, in attesa di un'incerta destinazione
Migranti davanti alla Stazione centrale di Milano, restano in piazza senza sbocchi, in attesa di destinazione.
Andrea Colandrea
16.08.2016 00:30

MILANO (dal nostro inviato) - Nella calda estate milanese, mentre migliaia di persone, soprattutto turisti, fanno capolino ad ogni minuto della giornata alla stazione centrale per recarsi verso i treni, soprattutto in direzione delle località di mare (che infatti, in questi giorni a cavallo del Ferragosto, registrano un po' ovunque il tutto esaurito), il lavoro silenzioso degli agenti della Polizia di Stato prosegue intenso e senza soste. Ma dopo l'emergenza esplosa settimana scorsa, l'impegno continua anche senza particolari intoppi, con un caldo soffocante che non facilita certo il compito degli uomini in divisa, ma che anzi mette ulteriormente a dura prova la loro resistenza. Davanti ai «gate» d'accesso ai binari, dove il personale di Trenitalia controlla i biglietti, il più delle volte i poliziotti sono in coppia, affiancati da giovani soldati dell'esercito in tuta mimetica e con al collo il fucile d'assalto. Un agente se la prende con un ubriacone, che con una bottiglia di birra in mano vuole forzare il passaggio. Lo accompagnerà via un militare, facendolo sedere e calmare su una delle panchine della pensilina. Lavoro di routine. Qui la presenza di migranti, che la settimana scorsa erano stati stimati in tremilatrecento unità, è per la verità piuttosto sparuta. Nulla a che fare con le immagini registrate a ridosso della stazione di Como, dove l'assembramento degli africani resta più marcato. Difficile dire se questi immigrati si trovino, anche in pieno giorno, nel vicino hub di via Sammartini o se siano già stati smistati nelle due strutture temporanee di Bruzzano e di Quarto Oggiaro.Superare la sicurezza, ma come?Davanti ai cartelloni elettronici dei treni, un gruppo di giovani di colore in blue jeans, maglietta e tracolla sulle spalle vorrebbe superare il cordone di sicurezza con un solo biglietto in mano (ma sarà autentico?). Nessuno, però, sembra farci caso più di tanto. C'è un enorme via vai di gente. Si intravedono anche numerosi gruppi di turisti asiatici, diverse comitive di latinoamericani. La presenza di immigrati, ci dice un addetto delle Ferrovie dello Stato, è sicuramente maggiore fuori dalla stazione. Per spostarsi molti preferirebbero la notte per dare meno nell'occhio. Ne sanno qualcosa gli addetti dei treni, la Polizia ferroviaria e ovviamente anche le Guardie di confine sui convogli diretti in Svizzera in sosta a Chiasso.Lungo le porte d'ingresso e a ridosso dei cancelli d'entrata gli agenti sono numerosi, se ne vedono a decine, come pure negli spazi esterni, dai parcheggi dei taxi situati sul lato dello scalo, verso cui si accede camminando da piazza Duca d'Aosta oppure da via Andrea Doria. Li si scorge con le ricetrasmittenti in mano, solitamente in coppia o nelle vicinanze dei furgoni biancoazzurri di servizio, mentre militari armati, anche da questa parte, pattugliano i diversi accessi che conducono alle scale mobili. L'ordine del Ministero dell'interno è tassativo: l'emergenza terrorismo impone un'attenzione continua. Non si può mai abbassare la guardia, anche perché stazioni, porti e aeroporti sono, come noto, obiettivi sensibili nel mirino dei jihadisti e i rapporti dei servizi di sicurezza, anche italiani, indicano sempre con maggiore insistenza la loro presenza, in incognito, tra i migranti.Nel mezzo del parco antistante la stazione, laddove nelle scorse settimane il leader della Lega Nord Matteo Salvini aveva fatto discutere il mondo politico con i suoi video e post di denuncia su Facebook inventandosi l'infelice denominazione «Milanistan», la presenza di africani è marcata. All'ora di pranzo come nel tardo pomeriggio. Ci sediamo in mezzo a un gruppo di giovani dalla pelle scura, alcuni hanno i vestiti tipici del continente nero. Alcuni altri sono sdraiati sull'asfalto ed ascoltano musica nell'auricolare. Altri ancora, soli o in gruppo, giocano distrattamente con i loro telefonini. C'è chi effettivamente bivacca sotto gli alberi e tra i cespugli. Certo, di degrado si tratta: servizi igienici supplementari non se ne vedono (ma per la verità faremmo anche fatica a immaginarli proprio davanti alla stazione di Milano, a ridosso del Pirellone, simboli della città nel mondo). Non mancano le famiglie.  

 

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