Sudafrica

Oscar Pistorius è un uomo (quasi) libero

L’ex campione paralimpico, nella notte di San Valentino del 2013, sparò quattro colpi di pistola attraverso la porta del bagno, colpendo a morte la fidanzata Reeva Steenkamp – Da oggi è ufficialmente in libertà vigilata
© KEYSTONE (AP Photo/Themba Hadebe)
Red. Online
05.01.2024 10:34

«Il Dipartimento dei Servizi correzionali (DCS) conferma la libertà condizionata per Oscar Leonard Carl Pistorius a partire dal 5 gennaio 2024». L'annuncio era arrivato lo scorso 24 novembre (la legge sudafricana prevede che un condannato, una volta scaduta la metà della pena, possa ottenere la libertà condizionale). Questa mattina, quindi, la conferma: Pistorius è stato rilasciato dalla prigione di Atteridgeville dopo avere scontato quasi 9 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata, Reeva Steenkamp. Lo si legge in un comunicato rilasciato dal ministero della Giustizia del Sudafrica alle 06.30. Il 37.enne è ufficialmente da oggi in libertà vigilata, nella lussuosa villa dello zio Arnold Pistorius a Waterkloof, quartiere ricco di Pretoria.

«L'ex campione paralimpico»

«L'ex campione paralimpico è libero», titolano alcuni media. In realtà, è l'omicida di Reeva Steenkamp, uccisa nel 2013, a essere stato scarcerato (libertà condizionale, lo ribadiamo). Ma Oscar Pistorius è effettivamente stato uno dei più grandi nomi dell'atletica leggera, noto come «Blade Runner» per le protesi uniche che indossava in gara.

Nato nel 1986 con una grave malformazione – l'emimelia fibulare (entrambi i peroni erano assenti e i piedi gravemente malformati) –, a undici mesi ha subito l'amputazione degli arti inferiori. Ha perso la madre quando aveva quindici anni. È cresciuto in Sudafrica sostenuto dallo zio; ha studiato alla Pretoria Boys School e all'università di Pretoria. Si è sempre distinto come sportivo di talento, nonostante la disabilità. Rugby, pallanuoto, wrestling. Dopo un infortunio, è entrato nel mondo dell'atletica leggera: con due protesi in fibra di carbonio, lame speciali realizzate appositamente per lui, è diventato «Blade Runner». Nel 2004 ha partecipato ai Giochi paralimpici di Atene. A 17 anni ha vinto il bronzo sui 100 m piani e l'oro sui 200 m piani. L'anno successivo ha espresso il desiderio di gareggiare con i normodotati ai Giochi olimpici di Pechino del 2008, ma non ci è riuscito. Ai paralampici ha conquistato la medaglia d'oro nei 100 m piani per poi ripetersi nei 200 m piani e nei 400 m piani, stabilendo il nuovo record mondiale paralimpico. Nel 2011 ha preso parte ai Mondiali. L'anno successivo, a Londra, è diventato il primo atleta amputato capace di gareggiare ai Giochi olimpici nell'atletica leggera. Time lo ha incoronato una delle persone più influenti al mondo.

La notte di San Valentino

Il 14 febbraio 2013, Oscar Pistorius è stato arrestato per l'omicidio della fidanzata, Reeva Steenkamp. Era la notte di San Valentino. Pistorius ha raccontato di essere andato a letto ed essersi addormentato, quindi di essersi alzato per andare a chiudere una porta e per prendere un ventilatore. Ha sentito un rumore arrivare dal bagno, ha preso la pistola (una calibro nove) che teneva in camera, si è avvicinato alla porta e ha premuto il grilletto. Quattro volte. Solo allora si sarebbe accorto che la fidanzata non era a letto. È andato sul balcone per chiedere aiuto, ha indossato le protesi e ha rotto la porta del bagno con una mazza da cricket. All'interno c'era la ragazza, riversa a terra. Questo è quello che ha riferito. «Reeva è morta tra le mie braccia – dirà poi nella dichiarazione giurata letta dal suo legale –. Non ho voluto ucciderla, lo affermo nella maniera più categorica possibile. Ci amavamo alla follia».

L'arresto

L'ipotesi di un incidente nella zona esclusiva di Silver Woods, alle porte della capitale sudafricana, è apparsa sin da subito come un'invenzione. Il 19 febbraio 2013 Oscar Pistorius è stato accusato di omicidio premeditato. Il procuratore è convinto che l'uomo abbia sparato dopo che Reeva Steenkamp si era rifugiata in bagno dopo un violento litigio. «Si è armato, si è messo le protesi, ha camminato per sette metri fino al bagno e poi ha sparato. L'imputato ha detto che pensava si trattasse di un ladro. Perché un ladro si chiuderebbe in bagno?».

Omicidio colposo

Durante il processo, iniziato il 2 marzo 2014 a Pretoria, l'ex atleta ha confermato la sua versione. «Stavo semplicemente cercando di proteggere Reeva – ha detto in aula il 7 aprile rivolgendosi alla famiglia della vittima –. Posso assicurarvi che quella notte andò a letto sentendosi amata». L'11 settembre 2014 il giudice si è pronunciato: «Quello di omicidio colposo è un giudizio pertinente. L'accusa non ha provato, oltre ogni ragionevole dubbio, che Pistorius è colpevole di omicidio premeditato. Non ci sono prove sufficienti per supportare una conclusione simile. Chiaramente non poteva prevedere che avrebbe ucciso la persona dietro la porta. Ma ha agito in modo affrettato e la sua condotta è stata negligente con un uso eccessivo della forza».

L'appello

Il pubblico ministero ha ricorso in appello contro la condanna a cinque anni. Nel frattempo, il 19 ottobre 2015, Pistorius è andato ai domiciliari. Il 3 dicembre la corte d'appello di Bloemfontein lo ha dichiarato colpevole di omicidio volontario, «avendo avuto intenzioni criminali» al momento in cui aprì il fuoco. Nelle sue conclusioni il magistrato non ha rimesso in discussione la versione fornita dall'imputato ma ha considerato il fatto che Pistorius non poteva ignorare che rischiava di uccidere, visto che sparò quattro proiettili di grosso calibro ad altezza d'uomo. Inoltre «non sapeva in nessun modo se la persona in questione costituisse una minaccia. Al momento in cui i colpi mortali sono stati esplosi, la possibilità che chiunque fosse dietro la porta morisse era altissima». In attesa della nuova sentenza, Pistorius ha ottenuto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Fu omicidio volontario

La sentenza è arrivata il 6 luglio 2016. L'assassinio di Reeva Steenkamp, la modella sudafricana uccisa la notte del 14 febbraio 2013, fu un omicidio volontario. E colpevole del delitto è Oscar Pistorius, l'ex atleta paralimpico che all'epoca era il suo fidanzato. Con la condanna a sei anni di carcere – e non 15, come richiesto dall'accusa –, applicate le attenuanti, è tornato dietro le sbarre. «Una pena detentiva lunga non sarebbe utile ai fini di giustizia – ha spiegato il giudice –, il recupero del colpevole è possibile, ma dipenderà soprattutto dall'atteggiamento di Pistorius».

Da 6 a 13 anni

Il 24 novembre 2017, al termine del processo di secondo grado, la più alta corte d'appello sudafricana ha condannato l'ex campione paralimpico a 13 anni e cinque mesi di reclusione, accogliendo il ricorso della pubblica accusa secondo cui la sentenza di primo grado era «lieve in modo sconvolgente».

Scontata «una pena sufficiente»

Sono trascorsi sei anni da allora. Lo scorso 24 novembre, come detto, la commissione per la libertà condizionata del Sudafrica ha deciso che Oscar Pistorius può lasciare il carcere: i giudici ritengono che abbia scontato una pena sufficiente, tenuto buona condotta e manifestato pentimento, sebbene non abbia mai ammesso di avere ucciso deliberatamente la compagna.

In libertà condizionata, dovrà sottoporsi a una terapia per la rabbia, svolgere servizio sociale e sottoporsi a una terapia contro la violenza sulle donne, ha dichiarato il portavoce della famiglia Steenkamp. La madre di Reeva, vedova del marito Barry dal 15 settembre scorso, commentato: «Sono io a scontare l'ergastolo, nel mio dolore».

In questo articolo:
Correlati