Clima

Per combattere il caldo, Siviglia rispolvera un'idea vecchia di secoli

La creazione del progetto CartujaQanat si rifà a una tecnica utilizzata dagli antichi persiani per rinfrescare l'aria grazie a un sistema naturale e non inquinante
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Irene Solari
15.08.2023 06:00

Siviglia, una delle città più calde d’Europa, è stata negli scorsi giorni particolarmente colpita dall'ondata di canicola che ha attraversato la Spagna. Con picchi di 44.6 gradi registrati a La Roda de Andalucía. Proprio per far fronte a questo genere di episodi, che rischiano di diventare sempre più frequenti, la capitale andalusa sta correndo ai ripari. E, per farlo, ha deciso di trarre ispirazione da antichissime tecniche persiane tornate in auge proprio per contrastare in modo naturale il caldo, dando vita al progetto del CartujaQanat. Un esperimento architettonico che punta al raffreddamento dell'aria grazie al qanat, una rete di tubi sotterranei ispirata ai canali dell'epoca persiana, creata circa 1.000 anni fa. Ma vediamo insieme di cosa si tratta.

Nella morsa del caldo

La Spagna, durante il mese di luglio, aveva già dovuto sopportare le temperature ben al di sopra dei 40 gradi. Ma l’estate non è ancora finita, soprattutto a quelle latitudini. E Siviglia lo sa bene: la città, spiega Bloomberg, va avanti tra black-out dovuti al sovraccarico della rete e strade torride e invivibili durante il giorno con asfalto e lastricati che diventano roventi e spandono il calore verso il caldo. La poca gente in giro durante per le vie assolate cerca rifugio ovunque ci sia aria condizionata, passando da un negozio all’altro. Soltanto nelle ore serali, quando le temperature sono più fresche, l’aria di Siviglia torna respirabile. I tipici bar della città si animano, le persone si concedono una passeggiata per le stradine, mentre i bambini giocano fino a tardi nei parchi. E le alte temperature hanno causato non pochi disagi nella capitale andalusa, mettendo a rischio la salute di migliaia di persone e causando anche delle vittime.

La punta a Sud

Siviglia, d'altronde, è sempre stata una località particolarmente esposta alle alte temperature: è una delle città che si trova più a Sud della Spagna, nella punta meridionale del Paese. Se guardiamo le distanze, è addirittura più vicina alla capitale del Marocco Rabat che a Madrid. E così è, di conseguenza, il suo clima. Sin dall’inizio si è infatti prestata molta attenzione alla forma architettonica della città, in modo che fosse studiata per tenere il più possibile il caldo lontano dalle case. E questo con la progettazione di stradine strette, piccole piazze e molti alberi, che garantissero un minimo di sollievo dalla calura soffocante. Ma, purtroppo, non tutta Siviglia è stata costruita seguendo queste regole: alcuni quartieri di epoca più moderna sono realizzati con palazzoni di cemento armato e le strade asfaltate contano ben pochi alberi. Un forno, in pratica. I ricercatori si sono messi quindi all'opera, studiando una "nuova" soluzione per portare il fresco all'interno della città senza inquinare e generare emissioni dannose per l'ambiente che surriscalderebbero ancora di più il Pianeta. No, la soluzione è tanto semplice quanto naturale.

Sapienza millenaria

E qui arriva l’idea dell’ingegnere Juan Luis López che ha dato vita al progetto del CartujaQanat. Il tutto nasce da una tecnica vecchia di molti secoli, frutto del sapere degli antichi persiani. Anche loro costretti a fronteggiare il caldo delle latitudini mediorientali. Questi ultimi avevano ideato un sistema di acquedotto fatto con tubature sotterranee che trasportavano l’acqua verso i campi, raffreddandola, lontana dal sole. Appunto il qanat. Così facendo scoprirono che, oltre all’acqua, anche l’aria che viaggiava nei tubi subiva il processo di raffreddamento. I persiani studiarono quindi un altro sistema di tubature, questa volta verticali, che permettessero all’aria rinfrescata sottoterra di salire in superficie. Un antico sistema di areazione che permetteva di tollerare meglio il clima torrido. Detto fatto. Il progetto è partito con il vento in poppa: il CartujaQanat è stato progettato dai ricercatori dell'Università di Siviglia, che hanno aggiunto qualche tocco di modernità alla meraviglia ingegneristica persiana che ne è stata l'ispirazione, come spiega López a Bloomberg. «Di notte, l'acqua scorre attraverso un acquedotto all'esterno, che la porta attraverso i pannelli solari sul tetto e poi in giganteschi serbatoi sotterranei. Il contatto con le basse temperature raffredda l'acqua, mentre il circuito chiuso riduce al minimo gli sprechi. Quando la giornata inizia a diventare calda, le pompe a energia solare spingono la stessa acqua attraverso piccoli tubi che passano davanti a ventilatori per generare aria fredda. Piccole aperture nel pavimento e nei gradini permettono alla corrente rinfrescante di entrare nella piazza». Anche la stessa piazza è stata realizzata con caratteristiche che riescono a mantenere al suo interno più basse anche quando il sistema del qanat non è in funzione. Il sito, grande quanto due campi da calcio, comprende al momento due auditorium, diversi spazi verdi, una passeggiata e un'area ombreggiata con panchine per potersi fermare e godere un po' di fresco. Grazie a questo sistema si riesce ad abbassare la temperatura circostante anche di 10 gradi e questo utilizzando solo aria, acqua ed energia solare.

Stradine strette e molti alberi ombrosi: la lotta al caldo ha da sempre plasmato l'architettura della città di Siviglia. © Shutterstock
Stradine strette e molti alberi ombrosi: la lotta al caldo ha da sempre plasmato l'architettura della città di Siviglia. © Shutterstock
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