Politica e poltrone: nuove regole, ma...

Ci sono voluti dodici anni, ma Lugano alla fine si è dotata – quasi dotata: manca un ultimo passo – di un regolamento sulla gestione delle «partecipate», cioè le società e degli enti controllati dalla Città. Sarà valido per AIL, AIL Servizi, Avilù, Casinò Lugano, Società Funicolare Cassarate-Monte Brè, TPL e Verzasca. La questione è molto meno tecnica e molto più politica di quanto si possa pensare. E nei principi è apparentabile a quella, di scottante attualità, delle contestate nomine dei procuratori pubblici in base a un oliato meccanismo partitico.
Nel caso delle partecipate luganesi, un ingranaggio della macchina potrebbe presto essere modificato: in base alle regole proposte dal Municipio, i consiglieri comunali non potranno essere più nominati, in rappresentanza del Comune, nei consigli di amministrazione delle società in questione, dove il lavoro svolto viene remunerato con un compenso annuale che può raggiungere cifre non indifferenti. È il punto più dibattuto della riforma, esaminata da una Commissione speciale il cui rapporto (relatore Fulvio Pelli) è fresco di stampa. Probabilmente però il Consiglio comunale non voterà nella sua prossima seduta, in programma il 25 e 26 marzo. Se ne parlerà dopo le elezioni.
Questione anche di soldi
La proposta viene da lontano. Era il 2012 e nel Legislativo cittadino sedevano due futuri vicesindaci: Roberto Badaracco, che ricopre il ruolo attualmente, e Michele Bertini, che nel frattempo ha lasciato la politica. Furono proprio loro, con Giordano Macchi e Giovanna Viscardi, a inoltrare la mozione per una nuova governance delle società detenute da Palazzo civico.
Chiedevano, tra le varie cose, di impedire ai dipendenti comunali e ai consiglieri comunali di amministrare una partecipata, di garantire un equilibrio tra politici e tecnici e d’introdurre norme sui conflitti d’interesse, sulla segretezza delle informazioni e sulle retribuzioni. La proposta è stata accolta nel 2018 e il Municipio ha impiegato i successivi cinque anni per allestire un regolamento. Argomento delicato se ce n’è uno.
Lo dimostra il fatto che nel 2022, quando abbiamo dedicato un approfondimento al tema specifico dei compensi, sia l’Esecutivo, sia due aziende di spicco come Casinò – le cui indennità, visto anche il giro d’affari e le caratteristiche del mercato in cui opera la casa da gioco, vanno da sessantamila a più di centomila franchi annui – e AIL – i cui amministratori ricevono tra i venti e i trentamila franchi all’anno – hanno respinto la nostra richiesta di conoscere le cifre incassate dai rappresentanti della Città: soldi moralmente pubblici, o anche pubblici, ma giuridicamente, visto che si tratta di SA, privati, con tutti i paletti del caso. Con il nuovo regolamento la situazione non cambierebbe: le remunerazioni resterebbero segrete, con l’unico obbligo, per i dipendenti comunali, di devolverle alla Città. In generale, la Commissione speciale chiede alcune modifiche del regolamento per garantire una maggiore trasparenza sull’operato delle società in questione, ad esempio presentando dei rapporti periodici.
Il costo nascosto
Altri aspetti del documento sono forieri di novità, o almeno di novità messe nero su bianco. Parliamo della scelta dei rappresentanti della Città, che sarà dettata da sei requisiti: conoscenza nel settore specifico di attività delle partecipate e (congiunzione che fa la differenza) in ambito aziendale, finanziario e giuridico; sufficiente disponibilità di tempo; flessibilità e propensione ai rapporti sociali; assenza di conflitti d’interesse; rappresentanza equilibrata dei generi (non una quota rosa, ma quasi); età massima di settant’anni.
Nel regolamento non si parla di una chiave di ripartizione politica delle poltrone, ma la prassi finora è stata proprio questa: un posto al candidato sostenuto dal partito X, un posto a quello del partito Y e via dicendo, calibrando le assegnazioni in base ai risultati delle ultime elezioni comunali. Dibattito in Consiglio comunale sul profilo e sulla motivazione dei candidati: pressoché nullo. La cosa però, almeno in parte, era intenzionale: si voleva evitare di trascinare singole persone, magari professionisti esterni ed estranei alle dinamiche politiche, in uno scontro all’ultimo voto fra questo e quel partito. Chiaramente tutto ciò ha un costo: non favorisce scelte di qualità. Esattamente come per i procuratori pubblici.
Anche i municipali...
La domanda successiva è se questo sistema cambierà con il nuovo regolamento. Una risposta non ce l’abbiamo ancora – magari emergerà durante il dibattito in Consiglio comunale – ma l’impressione, sentendo più di un addetto ai lavori, è che non ci saranno rivoluzioni. Lo schema partitico rimarrà.
L’unica novità di un certo peso, se approvata dai diretti interessati, sarà l’incandidabilità dei consiglieri comunali, sulla quale i pareri non sono unanimi. Non lo sono stati in commissione, anche se non ci sono rapporti di minoranza, e non lo saranno durante il dibattito finale, dove potrebbe essere avanzata una proposta di emendamento per stralciare questo punto dal nuovo regolamento. La Commissione speciale crede sia meglio evitare, se possibile, anche la nomina dei municipali, in primis per evitare potenziali conflitti d’interesse, ma questo è solo un auspicio.