L'iniziativa

Posate a Brissago le prime «pietre della memoria» in Ticino

Quattro blocchi «d’inciampo» sono stati posati all’imbarcadero del comune locarnese confinante con l’Italia – «Per non dimenticare il destino della famiglia Grünberger e delle tante vittime dell’Olocausto respinte dalla Svizzera»
Una pietra d’inciampo per ognuno dei respinti della famiglia Grünberger ©Ti-Press/Francesca Agosta
Jona Mantovan
14.06.2024 22:15

Simone Gambetta, responsabile immobili e servizi esterni comunali, ha appena iniziato a cementare le quattro «pietre d’inciampo» all’imbarcadero di Brissago, nel primo pomeriggio di un venerdì freddo e dal cielo plumbeo. Il materiale grigio e melmoso contrasta con la superficie liscia e dorata di queste «targhette» in ottone - le prime in Ticino di una serie composta da migliaia in tutta Europa - di poco rialzate rispetto al livello della strada. «Le scritte sono orientate verso Pino», fa notare il 42.enne indicando il paese sull’altro lato della costa, in Italia.

È proprio lì che, il 18 dicembre 1943, la famiglia Grünberger (Adele, Regina, Egone ed Erico) è catturata dai tedeschi dopo essere stata rispedita dalle autorità elvetiche via battello da Brissago. Solo a Edith è permesso restare in Svizzera secondo le leggi dell’epoca, perché incinta di cinque mesi. Mentre suo marito, Egone, riuscirà a salvarsi saltando da un treno in corsa ritornando poi in Ticino. Un treno partito dal famigerato «Binario 21» di Milano e diretto ad Auschwitz.

Il viaggio di Egone Grünberger
Il viaggio di Egone Grünberger

Ospiti d’eccezione

La cerimonia ha visto l’adesione di un folto pubblico e di molti ospiti d’eccezione. Tra gli altri, la consigliera di Stato Marina Carobbio e il primo cittadino (presidente del Gran consiglio), Michele Guerra. «È una giornata emozionante e molto importante», dice al Corriere del Ticino la titolare del Dipartimento educazione, cultura e sport. «La posa di queste quattro pietre d’inciampo ci ha fatto rivivere momenti bui che non devono più ripetersi. Ma ha dato anche una storia, un volto a delle persone respinte dal nostro Paese e che hanno purtroppo perso la vita». Un gesto simile a un appello alla pace in un momento storico carico di tensioni. «Com’è stato detto più volte nei vari interventi, dobbiamo conoscere la storia e trasformarla in speranza, per evitare il ripetersi di situazioni di questo tipo», aggiunge la «ministra» 58.enne. Le fa eco Caroline Marcacci Rossi, presidente dell’associazione Gruppo per la memoria a Brissago (1943-45).

«Altro che isola di pace»

«La Svizzera si è sempre vantata di essere al di sopra di tutto. Neutrale. Un’isola di pace. Tuttavia, come ha rivelato la commissione Bergier, ci si accorge non essere così immacolata», ribadisce la 76.enne. Richiamando il fatto che proprio la Confederazione sia stata a lungo «immune» all’installazione delle pietre d’inciampo realizzate in Germania, a Colonia, dall’artista Gunter Demnig.

Edith e Egone Grünberger, la coppia sopravvissuta (© ETH Biblioteck Zürich per gentile concessione)
Edith e Egone Grünberger, la coppia sopravvissuta (© ETH Biblioteck Zürich per gentile concessione)

Una targa e un libro

Sempre la stessa associazione ha proposto una targa commemorativa che sarà collocata sulla parete di Casa Baccalà, «in memoria dei civili, soldati, partigiani, ebrei e perseguitati politici che cercarono rifugio a Brissago e in riconoscenza alla popolazione che molti ne accolse».

Vicino a lei, la «collega» di comitato Madeleine Dreyfus ricorda il lavoro, circa un paio d’anni, che ha portato infine alla presentazione odierna del libro «Respinti: il dramma della famiglia ebrea Grünberg in fuga» di Raphael Rues (edizioni Insubrica Historica, Minusio, ndr): «È commovente vedere come da questa ricerca sia emerso un interesse così forte. È ancora più toccante constatare che ora ci sono persone che, grazie a questo lavoro, hanno un nome che può essere ricordato», sottolinea la 72.enne.

Proposte all’orizzonte

«È importante non dimenticare che siamo capaci di cose molto brutte, ma anche di cose molto belle. Oltre al fatto che abbiamo nelle nostre mani la possibilità di costruire un mondo migliore, riportando a galla i valori di solidarietà, accoglienza, generosità che hanno animato molte delle persone di questo periodo», afferma Pietro Majno-Hurst, sempre dell’associazione, ricordando «la solidarietà della popolazione di Brissago che rifiutò altri respingimenti facendo uno sciopero delle operaie della Fabbrica Tabacchi, una barricata umana affinché altri respingimenti previsti non potessero realizzarsi».

Il 64.enne ricorda poi i prossimi eventi organizzati dal gruppo, come una commemorazione ai bagni di Craveggia il 28 luglio oppure ancora, a settembre, l’inaugurazione di una mostra dedicata alla Repubblica d’Ossola al Museo Valle Onsernone a Loco. E, a sorpresa, aggiunge: «Queste sono le prime pietre d’inciampo in Ticino. Ma in futuro intendiamo promuoverne altre. Non sappiamo ancora dove o quando, ma siamo certi che arriveranno».

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