«Purtroppo è la montagna a dettare le regole»
«Si sono ritrovati in situazioni estreme e hanno fatto di tutto per sopravvivere. Ma le temperature erano molto molto basse e le condizioni meteorologiche assai complicate. È la montagna che decide quando le condizioni sono così avverse ed estreme». Sono le parole pronunciate questa mattina, in conferenza stampa, dal comandante della polizia vallesana, Christian Varone, parlando dei cinque escursionisti dati per dispersi nella regione della Tête Blanche dalla giornata di sabato e trovati morti domenica sera. Uno risulta ancora disperso.
Condizioni meteo davvero avverse, sui cui si esprime anche Maxime Riviera, che vive a Zermatt. «Quasi tutti gli impianti erano chiusi. C'era allerta massima per le valanghe. Non mi spiego come i sei abbiano deciso di uscire. È triste dirlo, ma è stata una decisione davvero sbagliata. E le conseguenze sono ancora più devastanti».
Nella zona sud dell'Alto Vallese vige tuttora un pericolo «forte» di valanghe. Si tratta del secondo rischio più marcato, lanciato solo pochi giorni ogni inverno, ha reso noto oggi l'Istituto per lo studio della neve e delle valanghe (SLF) di Davos (GR). Con una tale situazione sono da attendersi valanghe spontanee anche dimensioni molto grandi. Secondo quanto comunica l'SLF, anche un singolo passante può provocare il distacco di slavine. Al di fuori delle piste assicurate la situazione è definita critica. Sul resto dell'arco alpino l'allarme è di un livello inferiore (3 su 5), ovvero «marcato».
Per ora non è chiaro se le vittime siano state travolte da una valanga o se siano morti a causa del freddo. Ma l'allerta indica che la situazione meteorologica era molto estrema.
«Sabato, la situazione imponeva di restare a casa», continua Maxime Riviera. «A persone esperte risultava evidente la pericolosità. Purtroppo, si tende a pensare che "andrà tutto bene". Ma le regole della montagna sono diverse». Alle 22.00 di domenica, in tutta Zermatt, si poteva chiaramente udire il suono degli elicotteri. «Abbiamo subito pensato che fosse successo qualcosa di grave. Con quelle temperature è difficile sopravvivere».
Maxime Riviera è direttore della Alpine Ski School di Zermatt, nonché maestro di sci e di monosci. «Fa parte del mio lavoro sensibilizzare le persone, i miei maestri in primis. Appena c’è un po’ di neve fresca vogliono subito andare sulla neve e devo sempre dire "no". Quando nevica, si devono prima formare gli strati, altrimenti fuori pista ci sono solo sassi. Prima si creano gli strati di neve, poi diventa safe andare fuori pista. Purtroppo, c’è sempre qualcuno che vuole comunque andare e spesso finisce male. Si rompono gli sci, si rompono le ginocchia. Ogni volta che nevica bisogna insistere con la sensibilizzazione. Si sa che ci saranno incidenti».
Ma oltre alla neve instabile, il freddo è nemico degli escursionisti. Che, anche se dovutamente equipaggiati, se non riescono a raggiungere un riparo rischiano di ritrovarsi in situazioni davvero avverse. Per l'esperto di Zermatt quella nella regione della Tête Blanche è «una tragedia che poteva essere evitata». «Non lo dico per fare speculazioni o colpevolizzare nessuno. Quando muoiono delle persone è sempre una tragedia e non va da nessuno parte con i "se" e con i "ma". Ma voglio ricordare a chi frequenta la montagna che è lei a comandare».