Il caso

Quando ti ritrovi a rivalutare Morgan

X Factor non rispetta la musica ed è un pessimo esempio di televisione – Lo abbiamo capito grazie ai Duran Duran
Paolo Galli
23.11.2023 20:00

Non essendo abbonato a Sky, riesco a vedere X Factor soltanto in differita, sui canali generalisti free (che poi di davvero «free» non c'è nulla, e lo sappiamo, ma questo è un altro discorso). Lo guardo distrattamente. Alcune esibizioni mi annoiano, in particolar modo gli scimmiottamenti di canzoni troppo attuali per essere rivisitate – Sheeran, Adele e simili – o semplicemente troppo banali. E poi quella costruzione simil-Eurosong è stancante. La si accetta, sospendendo il giudizio – una sorta di sospensione dell'incredulità –, solo per l'Eurosong. Non altrove. E gli stessi battibecchi tra i giudici spesso diventano stucchevoli, specie se i giudici stessi tendono alla manifestazione costante di antipatia.

Mi inserisco nella questione Morgan contro il resto del mondo in netto ritardo rispetto alla media. Ma amen. Mi inserisco, per giunta, su un elemento apparentemente marginale della disputa, o del dissing – parola che ormai leghiamo indelebilmente a J-Ax e Pablo –, che dir si voglia. A un certo punto, nella puntata che ha sancito l'allontanamento dell'ex leader dei Bluvertigo, Dargen prova a stuzzicarlo chiamando in causa i Duran Duran. «Possiamo dire che i Duran Duran erano gli Annalisa degli anni Ottanta?». Morgan reagisce nell'unico modo possibile: «Ma se lo dici, vuol dire che non capisci di musica». Al netto di quella che poteva essere una battuta mal riuscita, resta la sensazione di una mancata comprensione, da parte di Dargen, di cosa siano stati e di cosa siano ancora i Duran Duran.

In Italia sono stati accompagnati, sin dall'inizio degli anni Ottanta, da una narrativa superficiale e da fotoromanzo. Non sono mai stati raccontati come una delle band simbolo della new wave britannica, ma come un manipolo di maranza buoni solo per stimolare le lettrici del Cioè e, a Milano, qualche paninaro. Non a caso, nel Drive In, Enzo Braschi si presentava, nel ruolo del Paninaro, sulle note di Wild Boys, effettivamente il brano più tamarro dei Duran Duran. E nel film Sposerò Simon Le Bon, la protagonista, Clizia, era innamorata del loro cantante, appunto di Simon Le Bon. Era il 1986. Simon Le Bon era un mito assoluto, specie in Italia. Ma tutti conoscevano a memoria anche gli altri nomi, i Taylor (John, Roger, all'epoca Andy), Nick Rhodes, ma anche Warren Cuccurullo. E le canzoni, da Careless Memories – quella assegnata da Morgan alla sua band – a Girls on Film, da Hungry like the Wolf a Rio, e poi Is There Something I Should Know? e The Reflex, Notorious, più tardi Ordinary World, Come Undone, Reach Up for the Sunrise. Difficile paragonare tutto ciò ad Annalisa.

Sono poco interessanti i retroscena relativi all'allontanamento di Morgan, i perché. Più interessante è ricordare come questa fabbrica di musica che è X Factor non si appoggi su una vera e propria cultura musicale, ma su una cultura televisiva. Rimane più che altro una fabbrica di televisione, di pessima televisione. Lo ha detto Morgan nel corso del battibecco in questione. Ed è così. E gli stessi protagonisti faticano a mascherarlo. Anche al di là della scenata di Morgan. Inutile ricordare la gaffe di Francesca Michielin, inadeguata conduttrice, su Ivan Graziani. Così come non stupisce l'ammissione di Fedez, che cerca i brani da assegnare tra i suggerimenti di Spotify. Che poi si tratti, qua e là, di battute o di cadute, o di buffi tentativi di risalita, non si percepisce mai, ma proprio mai, un vero rispetto nei confronti della musica. Non solo dei Duran Duran. Anche perché così, allora, tanto varrebbe uscire con il Moncler e urlare «Trooooppo giustooooo».

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