Sudan: si intensificano gli scontri nella capitale

(Aggiornato alle 18.56)
Si intensificano gli scontri nella capitale del Sudan, Khartoum, tra l'esercito e le forze di supporto rapido (Rsf): per il secondo giorno spari e rumore d'artiglieria pesante si sentono nella città, nonostante gli appelli internazionali. Lo riporta il canale televisivo arabo di notizie e di attualità Sky News Arabia.
Le forze di supporto rapido hanno dichiarato su Facebook che a Port Sudan sono state attaccate da «aerei stranieri». L'esercito sudanese dice di avere preso il controllo della più grande base delle Rsf a Karari. Mentre le Rfs affermano di avere abbattuto un aereo Sukhoi dell'esercito.
Intanto il consiglio della Lega araba ha indetto una riunione urgente che si terrà al Cairo, su richiesta di Egitto e Arabia Saudita, due attori influenti in Sudan.
Questa mattina pesanti scontri a fuoco tra forze militari e paramilitari sono in corso nei sobborghi settentrionali e meridionali di Khartoum, come hanno riferito testimoni. In tutta la capitale, uomini in uniforme, armi in pugno, girano per strade vuote di civili, mentre colonne di fumo si alzano dal centro della città, dove si trovano le principali istituzioni del potere.
Testimoni hanno riferito di colpi di artiglieria anche a Kassala, nella regione costiera orientale del Paese. Per quanto riguarda la televisione di Stato, entrambe le parti sostengono di averla conquistata.
Conflitto già in corso da settimane
Il conflitto era già in corso da settimane, impedendo qualsiasi soluzione politica in un Paese che dal 2019 sta cercando di organizzare le prime elezioni libere dopo 30 anni di dittatura islamico-militare. In questa fase è impossibile sapere chi abbia in mano la situazione.
Le divisioni tra il generale Abdel Fattah al-Burhane, capo dell'esercito, e il generale Mohamed Hamdane Daglo, detto «Hemedti», capo delle Rsf (migliaia di ex militanti della guerra del Darfur che sono diventati ausiliari ufficiali delle truppe regolari) sono degenerate in violenza ieri mattina nel Paese che conta 45 milioni di abitanti, uno dei più poveri del mondo, dilaniato dalla guerra da decenni.
La guerra aperta tra i generali è anche un affare mediatico: sabato Hemedti ha rilasciato una serie di interviste a canali televisivi del Golfo, alcuni dei quali sono suoi principali alleati, rivolgendo insulti al suo rivale, il generale Burhane, che finora non si è fatto vivo. Hemedti ha costantemente chiesto che «Burhane il criminale» vada via.
Entrambi tuttavia, hanno risposto al telefono quando il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto «la fine immediata delle violenze». Intanto al Cairo c'è preoccupazione per un video apparso sulle reti sociali che mostra diversi soldati egiziani apparentemente nelle mani degli uomini della Rsf.
Almeno 56 le vittime degli scontri
Il numero di persone uccise negli scontri tra l'esercito e le Forze di supporto rapido (Rsf) in Sudan è salito a 56. I feriti sono 595. È quanto dichiara su Twitter il Comitato centrale dei medici sudanesi. Nella capitale Khartoum ci sono stati 25 morti e 302 feriti. Tra le vittime ci sono sia civili sia militari.
Nella notte, le forze armate sudanesi hanno colpito con aerei da guerra una base delle Rsf a Omdurman, città sulla riva occidentale del Nilo a pochi chilometri dalla capitale Khartoum, ha riferito la rete televisiva satellitare con sede in Qatar Al Jazeera, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ufficiale russa Tass. Una fonte militare anonima ha detto alla televisione che la struttura è stata anche colpita da un pesante fuoco di artiglieria.
Dal canto loro le Rsf hanno affermato di aver occupato diverse strutture militari nella vasta regione del Darfur. Lo hanno annunciato su Twitter, secondo quanto riportato pure da Tass. «Le Forze di supporto rapido annunciano di aver posto sotto controllo una serie di strutture strategiche nella capitale e al di fuori di essa, tra cui lo Stato maggiore delle forze armate sudanesi e i centri di comando di diverse unità militari nella regione del Darfur e in altri stati», si legge nel tweet.
Paramilitari: «Controlliamo il 90% delle aree militari»
Il comandante delle forze di supporto rapido sudanesi, il tenente generale Muhammad Hamdan Dagalo, ha annunciato al canale televisivo arabo di notizie e di attualità Sky News Arabia che «le sue forze controllano il 90% delle aree militari in Sudan», dove da ieri sono esplosi violenti combattimenti fra i paramilitari e l'esercito regolare.
Il generale Abdel-Fattah Al-Burhan, comandante delle forze armate sudanesi, ha aggiunto Dagalo, «si nasconde sotto terra e spinge i figli dei sudanesi a combattere», mentre «un certo numero di ufficiali si sono uniti alle forze di supporto rapido».
Militari: «Il quartier generale dei ribelli è nelle nostre mani»
«Le forze armate sudanesi hanno preso il controllo di tutto il quartier generale delle forze di supporto rapido a Om Dorman, del loro equipaggiamento e delle armi che hanno abbandonato quando sono fuggiti». Lo hanno annunciato le forze armate sudanesi in un post su Facebook, smentendo l'annuncio della milizia ribelle che aveva riferito di avere preso il controllo del quartier generale del comando.
Si tratta, a detta dei militari, di notizie «infondate».
Spari intorno al quartier generale dell'Esercito
«Intensi» scambi di colpi di arma da fuoco vengono segnalati a Khartum «intorno alla sede del Comando generale dell'esercito sudanese»: lo riferisce su Twitter l'emittente tv panaraba Al-Arabiya che riporta anche «nuovi scontri», «sporadici», «nella base militare di Merowe e dintorni».
L'emittente cita fonti dell'«intelligence militare sudanese» per sostenere che «l'esercito controlla tutti i siti militari della capitale» sebbene l'account Twitter dei paramilitari delle Rsf abbia scritto che «le Forze di sostegno rapido prendono il controllo del Palazzo repubblicano. Elementi dell'esercito fuggono, abbandonando armi, attrezzature militari e blindati». Una presa dell'edificio era stata già annunciata, e smentita, ieri.
«Abbiamo una grande scorta di armi e munizioni e abbiamo ricevuto più di 200 veicoli blindati», hanno sostenuto le Rsf, sempre su Twitter.
Intesa esercito-paramilitari per i corridoi umanitari
L'esercito sudanese e i paramilitari si sono dichiarati disponibili all'apertura temporanea, di tre o quattro ore, di corridoi umanitari chiesti dall'ONU, pur riservandosi il diritto di rispondere al fuoco della parte avversa. Gli annunci sono stati fatti dalle due formazioni sui rispettivi account Facebook e Twitter.
«Le Forze armate sudanesi accettano la proposta delle Nazioni Unite di aprire le rotte sicure per i casi umanitari per un periodo di tre ore, a partire dalle quattro del pomeriggio, a condizione che ciò non neghi il loro diritto di rappresaglia contro eventuali eccessi delle milizie ribelli», ha scritto su Facebook «l'Ufficio del portavoce ufficiale delle Forze armate».
«Le Forze di sostegno rapido sudanesi annunciano, nell'ambito della richiesta delle Nazioni Unite e della volontà delle forze di facilitare parte della vita delle persone, l'autorizzazione di corridoi umanitari (...) da adesso e per quattro ore», hanno scritto su Twitter le Rsf verso le 16.00 ora locale e svizzera.
«Ci riserviamo il diritto di proteggere i cittadini e di rispondere a qualsiasi attacco di golpisti e milizie del regime», viene aggiunto nel tweet.
A Khartum si spara nonostante i corridoi umanitari
Un'ora a mezza abbondante dopo le dichiarazioni di apertura dei corridoio umanitari, e quindi di una temporanea sospensione dei combattimenti, a Khartum si continua a sentire spari, colpi di «artiglieria» e «forti esplosioni». Lo riferisce un testimone che si trova nel centro della capitale.
«Sparano ovunque», ha riferito la fonte qualificata in contatto con altre persone nella capitale sudanese.
L'Unione africana andrà subito in Sudan per un cessate il fuoco
Il capo dell'Unione africana (UA), Moussa Faki Mahamat, andrà «immediatamente» in Sudan per spingere esercito e paramilitari a concordare un «cessate il fuoco». È quanto emerge da un comunicato adottato oggi dal Consiglio per la pace e la sicurezza (Psc) della stessa UA sulla situazione in Sudan, con l'annuncio di una propria «missione sul campo».
Il Psc «chiede al presidente della Commissione dell'UA di continuare a usare i suoi buoni uffici per impegnarsi con le parti in conflitto al fine di facilitare il dialogo e la risoluzione pacifica del conflitto in Sudan; e loda il suo impegno a recarsi immediatamente in Sudan per impegnare le parti verso un cessate il fuoco», si afferma nel comunicato pubblicato su sito dell'Unione africana.
Il Psc «decide inoltre che questo Consiglio intraprenderà una missione sul campo in Sudan al fine di impegnarsi con tutte le parti interessate sudanesi sulla situazione del Paese».
Il consiglio premette fra l'altro che l'UA «chiede» di rispettare «un immediato cessate il fuoco da parte delle due parti senza condizioni, nel supremo interesse del Sudan e del suo popolo», «di proteggere i civili, in particolare donne e bambini, e di fornire sostegno umanitario ai civili coinvolti nel conflitto».
Il Psc dichiara di aver preso «atto con grave preoccupazione e allarme degli scontri mortali tra le Forze armate sudanesi e le Forze di sostegno rapido (Rsf), che hanno raggiunto un livello pericoloso e potrebbero degenerare in un vero e proprio conflitto, minando così i progressi compiuti verso una transizione pacifica verso la democrazia e la stabilità in Sudan».
A Khartum mancano acqua ed elettricità
A Khartum, capitale del Sudan, teatro di violenti scontri fra i paramilitari e l'esercito regolare con decine di morti e centinaia di feriti, mancano l'acqua e l'elettricità, con i civili che si avventurano timidamente all'esterno, vivendo sotto il fuoco incrociato da 24 ore.
Nella periferia nord della capitale sudanese, come altrove, nessuno ha chiuso occhio a causa del rombo incessante di aerei e attacchi aerei, artiglierie o scontri di piazza con fucili automatici o mitragliatrici pesanti, segnala la France Presse.
Oggi, negli ultimi giorni del digiuno del Ramadan, sotto un caldo estenuante c'è anche chi ha voluto aprire il suo negozio, come Farouq Hassan che ha lasciato aperta la sua pasticceria. «Non abbiamo più elettricità, l'acqua è tagliata ma continuiamo a lavorare», ha precisato mentre distribuiva torte e panini ai residenti.
Sui social sono innumerevoli i video ripresi dalle finestre degli appartamenti che mostrano mezzi blindati, uomini armati o risse di strada. Nella città dal cielo carico di fumo nero, Sanaa Mohammed, 43 anni, teme il peggio e ammette: «Viviamo nel terrore. I miei figli sono traumatizzati dal rumore delle esplosioni e il fatto che non ci siano né acqua né elettricità peggiora ulteriormente la situazione».
Intanto, la televisione Al Arabiya ha reso noto che scontri tra l'esercito sudanese e le forze di appoggio rapido sono ancora in corso nel centro della capitale. Le forze armate hanno da parte loro annunciato di «essere in grado di affrontare ciò che minaccia la sicurezza nazionale».
Uccisi tre operatori umanitari del Pam
Tre operatori umanitari del Pam-Wfp, il Programma alimentare mondiale dell'Onu, sono stati uccisi nella regione sudanese del Darfur dove l'esercito e i paramilitari si stanno combattendo da ieri.
Il capo della missione delle Nazioni Unite in Sudan ha annunciato oggi che tre membri del personale sono stati uccisi nella tormentata regione del Darfur, mentre infuriano i combattimenti tra l'esercito e le forze paramilitari.
«Tre dipendenti del Programma alimentare mondiale sono stati uccisi negli scontri scoppiati a Kabkabiya, nel Darfur settentrionale», ha precisato in una nota il rappresentante speciale delle Nazioni Unite Volker Perthes. «I civili e gli operatori umanitari non sono un bersaglio», ha aggiunto.
Il Programma alimentare dell'ONU sospende le attività
ll Programma alimentare mondiale (Pam), l'agenzia delle Nazioni Unite maggiore organizzazione umanitaria del mondo, ha annunciato una sospensione temporanea delle proprie operazioni in Sudan a causa dell'uccisione di suoi tre dipendenti e il ferimento di altri due negli scontri fra esercito e paramilitari nella regione del Darfur.
L'annuncio è stato fatto dalla direttrice esecutiva del Pam, Cindy McCain, in una dichiarazione pubblicata sul sito internet dell'agenzia.
«Mentre esaminiamo l'evolversi della situazione della sicurezza, siamo costretti a interrompere temporaneamente tutte le operazioni in Sudan», ha annunciato McCain dopo essersi detta «sconcertata e affranta per la tragica morte di tre dipendenti del Pam, avvenuta» ieri, «sabato 15 aprile, in violenze a Kabkabiya, nel Darfur settentrionale, mentre svolgevano il loro compito di salvare vite umane in prima linea nella crisi globale della fame. Nello stesso incidente sono rimasti feriti anche due dipendenti» dell'agenzia dell'ONU.
McCain inoltre ha segnalato che, sempre ieri, «in un altro incidente, un aereo del servizio aereo umanitario delle Nazioni Unite (Unhas) gestito dal Pam è stato danneggiato in modo significativo all'aeroporto internazionale di Khartum durante uno scambio di colpi d'arma da fuoco», «compromettendo seriamente la capacità del Pam di spostare gli operatori umanitari e gli aiuti all'interno del Paese».
«Il Pam è impegnato ad assistere la popolazione sudanese che si trova ad affrontare una grave insicurezza alimentare, ma non possiamo svolgere il nostro lavoro di salvataggio se la sicurezza delle nostre squadre e dei nostri partner non è garantita», ha aggiunto la direttrice generale.
«Qualsiasi perdita di vite umane nel servizio umanitario è inaccettabile e chiedo misure immediate per garantire la sicurezza di coloro che rimangono», ha dichiarato McCain aggiungendo che «gli operatori umanitari sono neutrali e non dovrebbero mai essere un obiettivo. Le minacce alle nostre squadre rendono impossibile operare in modo sicuro ed efficace nel Paese e portare avanti il decisivo lavoro del Pam».
L'esercito pubblica un video dei paramilitari in fuga
L'esercito sudanese ha rilanciato le voci di una «fuga» del capo delle forze paramilitari RSF, Mohamed Hamdan Daglo detto «Hemedti».
«Individui delle forze ribelli di sostegno rapido fuggono dai loro campi, dopo indiscrezioni sulla fuga del loro comandante ribelle Hemedti e i pesanti attacchi dell'esercito nazionale sudanese», si legge nella didascalia di un video diffuso dalle Forze armate su Facebook che mostra in lontananza persone camminare in ordine sparso in una zona arida con bassa e rada vegetazione.