Venerdì Santo di sangue

Sulla pace discussioni a vuoto, e Mosca non ferma i missili

Kharkiv bombardata con i terribili ordigni a grappolo - I media americani rilanciano la proposta di «congelamento» della situazione attuale sinora sempre respinta da Kiev - Il segretario di Stato Marco Rubio avverte: «Senza intesa stop alla mediazione»
Un attacco missilistico russo ha colpito Kharkiv alle 5 del mattino. ©SERGEY KOZLOV
Dario Campione
18.04.2025 20:00

Si predica la pace, si semina la morte. Alla vigilia di Pasqua, i missili russi continuano a causare rovina e distruzione in Ucraina. Questa mattina, a Kharkiv, le bombe del Cremlino hanno ucciso un uomo e ferito un centinaio di civili. Secondo quanto riferito su Telegram dal sindaco, Igor Terekhov, quattro feriti sono in condizioni gravi, in ospedale. Intorno alle 5, tre missili Iskander sono stati lanciati contro la città e, così come nei recenti raid contro Sumy e Kryvyj Rih, uno dei missili è esploso prima di toccare terra per ampliare l’area dell’impatto e provocare un maggior numero di danni a cose e persone. L’attacco ha danneggiato oltre 50 edifici residenziali e un istituto scolastico.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo a una domanda della France Presse durante il quotidiano punto stampa, ha spiegato che anche «il mese di moratoria degli attacchi contro le infrastrutture energetiche è scaduto. Non ci sono state ulteriori istruzioni da parte del comandante supremo in capo, il presidente Vladimir Putin». Mosca «aspira a risolvere il conflitto e rimane aperta al dialogo - ha aggiunto Peskov - ma intende garantire pure i propri interessi».

La confusione dell’Occidente

Insomma, niente impedisce al momento alla Russia di proseguire la sua strategia del terrore. Lo scenario reale, in Ucraina, rimane quindi lontano anni luce da una possibile pace. Anche a causa della confusione che regna nel campo occidentale. Se l’Europa, infatti, insiste nel sostegno incondizionato a Kiev, gli Stati Uniti sembrano voler percorrere altre strade. Alcune delle quali, però, si muovono in direzioni tra loro opposte.

Secondo Bloomberg, che ne ha dato notizia oggi pomeriggio, Washington avrebbe ad esempio presentato giovedì a Parigi, agli alleati europei, le proprie indicazioni per un accordo di pace tra Russia e Ucraina. Un accordo che prevede il congelamento, di fatto, della situazione attuale. I territori ucraini occupati dalla Russia rimarrebbero sotto il controllo del Cremlino. Non solo: Kiev dovrebbe rinunciare definitivamente a far parte della NATO. In cambio del cessate il fuoco, ci sarebbe un allentamento delle sanzioni occidentali verso Mosca.

Nelle stesse ore, in un’intervista al Wall Street Journal, l’inviato speciale di Trump in Medio Oriente, Steve Witkoff, ha detto invece che «la Russia potrebbe sì ottenere alcune delle regioni ucraine occupate, ma non tutte. A Kiev potrebbe importare meno di alcune regioni se sono di lingua russa», ha ripetuto Witkoff, ignorando l’obiezione mossa dai giornalisti e relativa al fatto che più volte Volodymyr Zelensky ha affermato di non voler riconoscere il dominio russo su alcun territorio ucraino. L’inviato USA, che ha incontrato tre volte Putin - l’ultima, l’11 aprile scorso - ha insistito però su quanto i «cosiddetti cinque territori» - Crimea, Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e regioni di Kherson e Zaporozhzhia - siano cruciali per la soluzione del conflitto.

Rubio contraddice Vance

Dopo essere atterrato a Roma, stamattina, il vicepresidente degli Stati Uniti si è detto fiducioso sul fatto che «la guerra, molto brutale» possa essere fermata. Prima di incontrare la presidente del consiglio italiana, JD Vance ha detto ai cronisti di avere «aggiornamenti delle ultime ore sui negoziati fra la Russia e l’Ucraina». Aggiornamenti «al momento privati, ma siamo molto ottimisti. Penso di avere cose interessanti da riferire a Giorgia Meloni», ha aggiunto.

L’ottimismo di JD Vance si scontra, tuttavia, con quanto riferito, poche ore prima a Parigi, dal segretario di Stato USA Marco Rubio. Parlando con i giornalisti il giorno dopo il vertice all’Eliseo con il presidente francese Emmanuel Macron e i rappresentanti di Gran Bretagna, Germania e Ucraina, Rubio ha spiegato che non c’è più molto tempo per capire se vi siano margini per mettere fine alla guerra in Ucraina.

«Nei prossimi giorni dobbiamo determinare se la pace è possibile - ha detto - e se non sarà possibile porre fine alla guerra, dovremo andare avanti. Non è la nostra guerra. Non l’abbiamo iniziata noi. Gli Stati Uniti hanno aiutato l’Ucraina negli ultimi tre anni, ma vogliamo che il conflitto finisca. Stiamo raggiungendo un punto in cui dobbiamo decidere e determinare se questo sia possibile o meno».

Rubio ha però aggiunto che, senza accordo, Washington interromperà la sua mediazione. «Il presidente Donald Trump è ancora interessato a un’intesa, ma ha molte altre priorità in tutto il mondo, ed è determinato a voltare pagina se non ci saranno segnali di progresso». La parole di Rubio, hanno scritto ieri molti commentatori americani, sono il segnale più chiaro che la Casa Bianca è pronta ad abbandonare i tentativi di negoziare la fine della guerra. Non è chiaro se questo significherà anche la fine dell’assistenza militare statunitense a Kiev, per quanto Zelenskyy abbia dichiarato, questa settimana, che le consegne di armi sono già «praticamente interrotte».

L’ira di Zelensky

Sempre Zelensky, poco fa, è poi tornato a condannare nuovamente i raid russi su Kharkiv. «Bisogna essere una vera canaglia e disprezzare la vita per effettuare attacchi missilistici su una città il Venerdì Santo, la vigilia di Pasqua - ha scritto in un post su X - E quando ci appelliamo ai nostri alleati, e in primo luogo agli Stati Uniti, per ottenere sistemi Patriot e missili che possano proteggerci da questa malvagità russa e dai missili da crociera, chiediamo il tipo di protezione che ogni nazione merita. Non deve mai esistere una situazione in cui una nazione sia considerata più meritevole di assistenza di un’altra - ha aggiunto il leader ucraino, ricordando inoltre che - aiutare è la cosa più cristiana da fare. Soprattutto quando c’è una reale opportunità di aiutare. E non deve mai esistere una situazione in cui un terrorista possa in qualche modo sfuggire alle conseguenze, anche se distrugge vite umane proprio come fanno gli altri. La Russia merita sanzioni severe come punizione per tutto ciò che sta facendo».