A caccia di soldi per le forze armate: fondo ad hoc, imposte o tagli di spesa
L’1% del prodotto interno lordo va destinato alle spese militari entro il 2030. Anzi no, il 2035. Contrordine. Di nuovo. In Parlamento, il finanziamento dell’Esercito è una continua battaglia che in questi giorni si sta combattendo sia al Consiglio nazionale sia agli Stati. Quante risorse destinare all’esercito e in che modo finanziarle? Questa mattina, la Camera del popolo sarà chiamata a votare sull’aumento del limite di spesa dell’esercito da 25,8 a 29,8 miliardi di franchi per il periodo 2025-2028. Nell’altra Camera, i «senatori» dovranno invece discutere su un possibile aumento temporaneo dell’IVA per finanziare sia l’esercito sia l’AVS.
«Percentuale di sicurezza»
Procediamo con ordine. Lo scorso giugno il Consiglio degli Stati aveva respinto una mozione del Centro e della sinistra che chiedeva di istituire un fondo ad hoc di 15 miliardi – aggirando il freno all’indebitamento - per l’esercito e l’Ucraina. Subito dopo il naufragio della proposta, il «senatore» Benedikt Würth (Centro/SG) ha avanzato una nuova soluzione: aumentare temporaneamente l’imposta sul valore aggiunto. Per una durata di cinque anni, l’IVA dovrebbe salire di un punto percentuale: di 0,4 punti a favore dell’esercito e di 0,6 punti per finanziare la 13. AVS. Würth vorrebbe l’introduzione di questa misura - che definisce una «percentuale di sicurezza» - già a partire dal gennaio 2026. Il Consiglio federale respinge la mozione, ma «accoglie favorevolmente l’orientamento della mozione». L’aumento dell’IVA (però di 0,7 punti percentuali) è infatti la misura prevista dal Governo per finanziare la tredicesima rendita a partire dal 2026. La mozione del «senatore» del Centro – sostenuta anche da deputati del PLR e del PS – sarà dibattuta questa mattina. Dall’altro lato di Palazzo federale, il Nazionale – che già oggi ha iniziato a trattare il messaggio sull’esercito 2024 - dovrà decidere sulle risorse da destinare all’esercito.
Quattro miliardi in più
Il Consiglio federale chiede un limite di spesa (per il periodo 2025-2028) di 25,8 miliardi di franchi. Il Consiglio degli Stati, tuttavia, lo scorso giugno ha deciso di alzarlo a 29,8 milardi: ciò va nella direzione di un incremento delle spese dell’esercito all’1% del PIL entro il 2030 (anziché il 2035 stabilito a dicembre nell’ambito delle discussioni sul preventivo 2024). Oltre a ciò, i «senatori» avevano anche approvato – contro il parere dell’Esecutivo – un credito d’impegno di un importo di 660 milioni di franchi per l’acquisto di mezzi per la difesa terra-aria a media gittata. L’aumento di quattro miliardi del limite di spesa, agli occhi dei consiglieri agli Stati, può essere compensato con risparmi in altre voci di spesa: il 50% con decurtazioni nella cooperazione internazionale e il resto con tagli interni in seno al Dipartimento della difesa (15%) e nelle altre unità amministrative (35%), ad esempio nell’ambito delle spese per il personale.
Varie proposte sul tavolo
L’innalzamento del limite di spesa (probabilmente) sarà confermato oggi anche dal Nazionale, ma è proprio sui finanziamenti - dato che si vuole raggiungere l’1% del PIL già entro il 2030 - che si gioca la partita. Oltre alla mozione di Würth agli Stati, pure al Nazionale si discuterà di finanziamenti. Come mettere a disposizione della difesa dei fondi supplementari, superando i possibili veti incrociati? I tagli alla cooperazione internazionale non convincono la sinistra, il Centro è diviso tra la possibilità di risparmiare in altri settori e la creazione di un fondo speciale, ma PLR e soprattutto UDC non intendono appoggiare questa ipotesi per non aggirare il freno all’indebitamento. È rispuntata infatti l’idea della «ministra» della Difesa Viola Amherd - respinta dall’Esecutivo - di istituire un fondo speciale di 10 miliardi di franchi: tale fondo, ora rilanciato da Martin Candinas (Centro/GR), sarebbe alimentato tramite mutui di tesoreria concessi al massimo fino al 2035 e da ripagare entro il 2045 dal budget ordinario dell’esercito. Un’opzione che piace anche al PS.
Balzelli e imposte
La Commissione delle finanze del Nazionale propone di ridurre la quota spettante ai Cantoni dell’imposta federale diretta, di tagliare nella cooperazione internazionale e nelle uscite per il personale federale, nonché di aumentare l’efficienza dell’Aggruppamento Difesa e di Armasuisse. Nel corso degli ultimi giorni è poi spuntata un’ulteriore proposta, avanzata dal consigliere nazionale Alfred Heer (UDC/ZH): tramite una mozione, chiede l’introduzione di una «tassa di sicurezza» nei confronti della popolazione residente straniera. Si tratta di applicare la tassa militare (il 3% del reddito imponibile per una durata determinata) agli stranieri che fanno parte della popolazione residente permanente, proprio come devono fare gli svizzeri che non possono prestare il servizio. E infine c’è Viola Amherd, che auspica maggiori fondi per l’esercito ma è chiamata a difendere - suo malgrado - la posizione del Consiglio federale: «La situazione delle finanze della Confederazione non consente alcuna crescita aggiuntiva».