A Palazzo Civico si ripensa l'iniziativa sulla neutralità

Dazi statunitensi, aiuti all’Ucraina, neutralità e... polenta in un grotto di Cureggia. La «gita» di lavoro a Lugano della Commissione della politica estera degli Stati, nonostante il maltempo, è stata proficua. A Palazzo Civico, per una parte della seduta, erano presenti anche i consiglieri federali Guy Parmelin e Ignazio Cassis. Il piatto forte del menu - della riunione, non del grotto - era soprattutto uno: l’iniziativa popolare «Salvaguardia della neutralità svizzera».
Tutto rimandato, di nuovo
Il «ministro» degli Esteri, dal canto suo, ha ricordato la posizione del Governo: il cambiamento di rotta nell’applicazione della neutralità avrebbe «conseguenze negative per la politica di sicurezza, la politica economica e la politica estera della Svizzera». E dunque, il Consiglio federale ha detto un chiaro no all’iniziativa e si è anche opposto alla possibilità di elaborare un controprogetto indiretto o indiretto. All’interno della Commissione della politica estera degli Stati, invece, è ancora tutto aperto. I «senatori» non sono infatti ancora riusciti a venirne a capo. È già la quarta volta che slitta la decisione su un possibile controprogetto. Stando ai servizi del Parlamento, la Commissione «deciderà in via definitiva in occasione della sua seduta del 26 maggio prossimo».
«Permanente e armata»
L’iniziativa sulla neutralità, lanciata da Pro Svizzera e dagli ambienti dell’UDC, chiede di intervenire sull’articolo 54 della Costituzione (quello relativo agli affari esteri): la neutralità della Svizzera deve essere «permanente e armata»; la Confederazione non aderisce ad alleanze militari o difensive (come la NATO), a meno che non ci sia il rischio di un’aggressione militare diretta contro la Svizzera. Inoltre, la Confederazione non deve partecipare a scontri militari tra Stati terzi. Non deve adottare «misure coercitive non militari» - ovvero le sanzioni - nei confronti di Stati belligeranti, a meno che non siano emanate dall’ONU. Berna deve comunque impegnarsi per contrastare l’elusione delle sanzioni adottate da altri Stati. Infine, la Svizzera deve offrire i propri buoni uffici in qualità di mediatrice.
Proposta da riformulare
A Lugano, i «senatori» hanno cercato di ripensare l’iniziativa sulla neutralità, ma ora c’è un elemento nuovo nel dibattito: la commissione, per la prima volta, parla di un «eventuale controprogetto diretto all’iniziativa». L’obiettivo, dunque, è di cercare una formulazione diversa per l’articolo 54a. Tra le opzioni ipotizzate in questi mesi, ad esempio, potrebbe esserci unicamente la frase «La Svizzera è neutrale». Ciò lascerebbe ampi margini di manovra al Consiglio federale sulla reale applicazione di questa modifica costituzionale. Un’altra possibilità evocata è invece quella di mantenere gran parte del testo dell’iniziativa, mettendo mano in particolare all’aspetto delle «misure coercitive non militari». È infatti il tema delle sanzioni (ad esempio quelle dell’UE contro la Russia riprese dalla Svizzera) a dividere particolarmente la politica. Se ne saprà di più il 26 maggio.
Aleggiava da tempo
«La possibilità di un controprogetto diretto aleggiava da tempo», ci spiega Marco Chiesa. Per il presidente della commissione, questa proposta ha rimescolato le carte. Pertanto, sono stati necessari approfondimenti e dibattiti supplementari. E l’UDC, tra i promotori dell’iniziativa, come accoglie il controprogetto? «Per noi l’iniziativa è precisa e puntuale, con un concetto solido di neutralità. Da parte nostra non c’è alcun ripensamento sul testo».