Il punto

Abusi: gli occhi dello Stato puntati su Chiese, sport e scuole

Il Consiglio nazionale chiede l’introduzione di piani di protezione per prevenire le violenze e gli insabbiamenti all’interno di organizzazioni e associazioni che lavorano con bambini e ragazzi - Gysin: «Il rischio non va mai sottovalutato»
Luca Faranda
11.09.2024 23:30

Troppo spesso gli abusi commessi nei confronti di bambini e giovani hanno occupato l’attualità. All’estero, in Svizzera e in Ticino. L’ultimo ed ennesimo caso, venuto alla luce appena un mese fa, riguarda la Chiesa cattolica e ha mostrato una volta di più che è necessario intervenire in modo più incisivo.

Nonostante gli sforzi compiuti, la lotta contro gli abusi - non solo in ambienti ecclesiastici - non è ancora sufficiente. E ora anche la politica ha deciso di intervenire: serve maggior prevenzione, in tutte le organizzazioni che lavorano con bambini e giovani.

Il rapporto della vergogna

È passato esattamente un anno - era il 12 settembre 2023 - dalla pubblicazione del rapporto dell’Università di Zurigo sulle violenze, gli insabbiamenti e soprattutto gli abusi sessuali perpetrati da religiosi cattolici in Svizzera: oltre mille casi dal 1950 e a finire nella bufera è stata anche (e soprattutto) la Diocesi di Lugano, a causa delle lacune negli archivi. Tra la metà e la fine degli anni Novanta fu decisa la «distruzione di documenti» che ha impedito di ricostruire in modo chiaro e attendibile i casi di abusi sessuali commessi, nel secolo scorso, da sacerdoti e religiosi nel territorio della diocesi della Svizzera italiana.

Dopo la pubblicazione dello studio dell’Università di Zurigo, la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS), la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (RKZ) e la Conferenza delle unioni degli ordini religiosi e delle altre comunità di vita consacrata (KOVOS) hanno presentato alcune misure - prevenzione, consulenza e riduzione dei rischi - per combattere gli abusi e il loro occultamento.

Ci vuole uno standard

Il Nazionale, però, vuole andare fare un passo in più e chiede l’introduzione - per chiese, scuole e associazioni che svolgono attività con bambini e giovani - di piani di protezione standardizzati e vincolanti per prevenire abusi sessuali fisici e psichici. Con 125 voti contro 59 (e due astenuti), la Camera del popolo ha approvato sei mozioni presentate da parlamentari di tutto lo scacchiere politico, ad eccezione dell’UDC.

«Si è parlato molto di Chiesa, anche a seguito dei casi emersi negli ultimi anni, ma lo stesso discorso si può fare per le associazioni sportive», ci spiega la consigliera nazionale Greta Gysin, autrice di una delle mozioni. Per l’ecologista ticinese, «chiedere di attuare piani di protezione a tutte le organizzazioni che hanno a che fare con ragazzi e ragazze mi sembra il minimo. Queste organizzazioni svolgono un ruolo e un compito importante nella formazione e nello sviluppo dei giovani. Ma dove ci sono potenziali abusi, il rischio non va mai sottovalutato».

Tutti sanno, nessuno parla

Che sia nel settore dello sport di competizione, oppure in ambito ecclesiastico, i casi emersi negli ultimi anni hanno mostrato che l’integrità sessuale e psichica non sempre è garantita. Da un lato, aggiunge Gysin, con l’introduzione di un piano di protezione chiaro e standard, si fa prevenzione. Dall’altro permette di avere uno strumento per intervenire nel caso in cui ci siano sospetti oppure abusi accertati. «Lo abbiamo visto anche in Ticino, per esempio con alcune associazioni sportive, dove molti sapevano eppure nessuno ha parlato», sottolinea la deputata ticinese. Questo, tiene a ribadire, non deve piu accadere e non può più essere accettato.

«Oggigiorno giovani e bambini non sono ancora sufficientemente protetti dagli abusi. Benché le istituzioni menzionate facciano un lavoro rimarchevole, va fatto di più a livello di prevenzione», ha spiegato dal canto suo la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider. L’Esecutivo - che si è detto contrario, come l’UDC, per ragioni di formali - ha ricordato che il settore dell’educazione e i rapporti con le istituzioni religiose sono di competenza cantonale. Il Governo può infatti imporre alle associazioni requisiti per prevenire gli abusi «se le sostiene in applicazione del diritto in materia di sussidi». Ora che gli atti parlamentari passano all’esame degli Stati, Baume-Schneider ha promesso che chiederà ai «senatori» di trasformare la proposta in un mandato di verifica per poter stabiire i passi da intraprendere.

Gianini: «Necessità di agire»

Una netta maggioranza del Consiglio nazionale - ad eccezione dell’UDC - ha inoltre approvato un postulato della sua Commissione degli affari giuridici: il Governo - che si è detto favorevole - dovrà presentare un rapporto che illustri in quale misura in Svizzera le organizzazioni preposte all’assistenza di persone vulnerabili, come giovani o persone bisognose di assistenza spirituale (anche in questo caso il riferimento è a chiese, associazioni sportive o comunità religiose, per esempio), trattano i casi interni di abusi sessuali verificatisi in passato e coinvolgono le autorità penali competenti, nonché le misure che sono state adottate per impedire eventuali casi di abuso in futuro.

Il consigliere nazionale Simone Gianini (PLR), che in aula ha parlato a nome della commissione, ha sottolineato che c «gli effetti devastanti non si limitano al danno fisico, ma anche psicologico. C’è necessità di agire quanto prima».

Baume-Schneider, poco prima, aveva infatti fatto intendere che il rapporto avrebbe potuto rispondere anche ad altri atti parlamentari (tra cui uno che tratta gli abusi all’interno della famiglia). Il deputato ticinese, tuttavia, ha sottolineato che è meglio concentrarsi sul tema centrale del postulato, affinché «non si vada troppo per le lunghe».