Mozione

Artigiani contro i diritti d’autore

Simone Gianini (PLR) chiede di escludere dal contributo alla SUISA le PMI che non hanno contatto con la clientela - Oggi è tenuto a pagare anche chi possiede un autoradio nel veicolo aziendale
©Gabriele Putzu
Luca Faranda
20.09.2024 23:14

Un elettricista è tenuto a pagare i diritti d’autore per la musica che ascolta tramite l’autoradio del furgone? Oggi sì. In applicazione della Legge federale sul diritto d’autore e sui diritti di protezione affini (LDA). Per il consigliere nazionale Simone Gianini (PLR) si tratta di una stortura, che ora intende correggere. Tramite una mozione al Consiglio federale - sottoscritta da una cinquantina di parlamentari - chiede uno stop alle «vessazioni nel diritto d’autore per le PMI». Il contributo, a suo avviso, deve essere riscosso «solo quando le registrazioni audio o video sono utilizzate nei confronti di clienti o terze persone esterne all’azienda».

«Questa mozione nasce da casi concreti che si verificano costantemente anche in Ticino, dove piccoli artigiani si vedono recapitare delle fatture da parte della SUISA (l’ente preposto all’incasso delle indennità per i diritti d’autore)», ci spiega Gianini, secondo cui c’è un paradosso ulteriore: per evitare il pagamento, la PMI dovrebbe procedere allo «smontaggio professionale delle autoradio da parte di personale autorizzato, che deve essere documentato e certificato da foto e prove di funzionamento per ogni veicolo aziendale», scrive la SUISA. Ma ciò, ribatte il ticinese, è impossibile nei veicoli moderni. Già nel 2021 il Governo aveva messo in discussione questa pratica, anche dal punto di vista giuridico.

Per Gianini, la tariffa della SUISA (che si aggira attorno ai 500 franchi annui e che non è da confondere con il canone radio-tv riscosso dalla Serafe), che va a sommarsi ad altri tributi e difficoltà burocratiche, porta a «soffocare i piccoli imprenditori». A suo avviso, la riscossione deve limitarsi unicamente alle attività a contatto con la clientela, «laddove si sfrutta anche commercialmente la musica o il video: per esempio nei bar, oppure nelle sale d’aspetto». Tutto il resto dovrebbe invece rientrare nella cerchia privata, che già oggi non è soggetta al pagamento di diritti d’autore.