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Asili nido, lo Stato alla cassa

Al Nazionale si discute un progetto che chiede 770 milioni all'anno per la custodia extrafamiliare dei figli
© CdT/Gabriele Putzu
Luca Faranda
28.02.2023 19:45

La custodia extrafamiliare dei bambini è un affare tra Comuni e Cantoni. Tuttavia, un’iniziativa parlamentare vuole chiamare in causa anche la Confederazione. Berna, secondo il progetto della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale, dovrebbe spendere 710 milioni di franchi all’anno per sgravare finanziariamente i genitori dai costi di asili nido, scuole materne e scuole diurne. Altri 60 milioni sarebbero invece da destinare ai Cantoni per sostenerli nello sviluppo di una politica di sostegno alla prima infanzia.

L’obiettivo? «Ridurre in modo determinante i contributi versati dai genitori e a migliorare l'educazione della prima infanzia, in modo da aumentare le opportunità di sviluppo dei bambini e migliorare la conciliabilità tra vita familiare e vita professionale». Domani il tema approderà sui banchi del Consiglio nazionale, ma l’ostacolo principale riguarda soprattutto l’impegno finanziario per le casse di Berna.

Per il Consiglio federale, che non vede di buon occhio la proposta, «la situazione finanziaria non consente di assumere ulteriori impegni», anche perché la custodia di bambini complementare alla famiglia è di competenza dei cantoni. In caso di entrata in materia da parte del Parlamento, tuttavia, il Governo chiede adeguamenti per limitare - o addirittura per dimezzare - le spese per lo Stato.

Il progetto ha poche chance

«Dopo numerose discussioni con molti partner economici e istituzionali siamo arrivati a questa soluzione, che però oggi va a scontrarsi con l’attuale situazione delle finanze della Confederazione», spiega la consigliera nazionale Simone de Montmollin (PLR/GE), che fa parte della sotto-commissione che ha elaborato il progetto di legge. «Ma sono poche le possibilità che possa passare sotto questa forma. Ora in Parlamento dobbiamo trovare la miglior via per fare un passo nella direzione di questo progetto, in particolare per poter sgravare i genitori. Per favorire la conciliabilità tra lavoro e famiglia è necessario un insieme di misure: bisogna anche avere abbastanza posti di custodia a prezzi abbordabili. L’iniziativa parlamentare mira a raggiungere questo obiettivo, ma ognuno deve fare la sua parte. Anche i cantoni».

In ogni caso, aggiunge la consigliera nazionale ginevrina, avere la possibilità di conciliare meglio famiglia e lavoro permetterebbe a molte donne ben formate di tornare al lavoro. Ciò contribuirebbe a evitare il rischio di una penuria di manodopera in Svizzera, che in alcuni settori è già una realtà.

Negli scorsi giorni, a far particolarmente discutere è stato uno studio pubblicato dalla «NZZ am Sonntag», secondo cui un aiuto finanziario per gli asili nido non porta le madri a lavorare di più. «Si tratta di uno studio, tra l’altro condotto in Austria, che non è stato pubblicato da nessuna parte e che ha sollevato molte discussioni», sottolinea la deputata PLR. «Tutte le altre ricerche condotte in Svizzera - ad esempio nei cantoni di Neuchâtel e Lucerna - e all’estero dimostrano il contrario: l’accessibilità e i costi ragionevoli degli asili nido hanno un impatto positivo per l’economia».

Il finanziamento non è solo a beneficio dei genitori, ma anche dei bambini stessi grazie alla qualità dell'accudimento
Franziska Roth, consigliera nazionale PS

Collaborazione necessaria

L’iniziativa parlamentare, se approvata, sostituirà un progetto di finanziamento iniziale da parte della Confederazione che dura da 20 anni – la fine è prevista per dicembre 2024 - e per i quali sono stati spesi in totale circa 430 milioni di franchi. Ora, a Berna si chiede un «sostegno permanente» di 770 milioni all’anno. «Lo abbiamo calcolato: ciò costerebbe alla Confederazione circa due caffè al giorno per ogni bambino», spiega dal canto suo la consigliera nazionale Franziska Roth (PS/SO), presidente della Federazione svizzera delle strutture d’accoglienza per l’infanzia.

«Per me si tratta di un progetto completo e molto importante. È necessario che Confederazione, Cantoni e Comuni collaborino per promuovere la custodia - e l’educazione - complementare alla famiglia. Ci sono molte donne che vorrebbero e potrebbero lavorare, ma il salario che ricevono a volte non basta neanche per pagare i costi dell’asilo nido. Il Consiglio federale si è posto l’obiettivo di intervenire sulla carenza di manodopera. Ora ha l’opportunità di farlo».

«Il finanziamento – aggiunge Roth – non è solo a beneficio dei genitori, ma anche dei bambini stessi. Una parte dei fondi sarà impiegata direttamente per la qualità della custodia. Questo è un aspetto centrale. Inoltre, ciò potrebbe agevolare entrambi i genitori, che possono concentrarsi sul lavoro sapendo che i figli sono accuditi e formati in modo professionale».

Di parere opposto la consigliera nazionale Nadja Umbricht Pieren (UDC/BE), che gestisce a sua volta un asilo nido privato. «Non è compito dello Stato, ma dei Comuni e dei Cantoni. Sono in particolare questi ultimi a dover decidere e finanziare dove ritengono necessario farlo».

Si sosterrebbe solo una forma di custodia extrafamiliare, senza prendere in considerazione tutte le altre
Nadja Umbricht Pieren, consigliera nazionale UDC

Ci sono altre forme di custodia

«Sono chiaramente contraria al progetto», sottolinea la deputata bernese, «anche perché verrebbero spesi 770 milioni di franchi all’anno per sostenere una sola delle varie forme di custodia extrafamiliare per i bambini. E non è nemmeno la più diffusa. Ci sono prima i nonni, che coprono circa il 40%, seguiti dagli asili nidi (poco meno del 35%), ma anche da famiglie diurne, baby-sitter e tate. Tutte queste non vengono prese in considerazione. Sta alla famiglia decidere quale modello di custodia scegliere, non allo Stato».

Per Umbricht Pieren, «l’accudimento extrafamiliare a livello istituzionale è una questione che compete ai cantoni: in alcuni funziona bene, in altri probabilmente meno. Ma in questo caso c’è sempre la possibilità di intervenire a livello di Gran Consiglio per cambiare le cose. I costi stimati per la Confederazione, poi, potrebbero anche essere ben maggiori: se i Cantoni decidono di aumentare la loro offerta, la fattura per Berna sarà ancora più elevata».

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