Il caso

Chi è Meret Schneider, la politica svizzera presa di mira dai «seguaci» di X

Consigliera nazionale dei Verdi di Zurigo, si è espressa in merito alla necessità di regolamentare i social – Le sue parole sono state condivise da molti account su X ed è stata travolta da messaggi colmi di odio, insulti e minacce
© Meret Schneider/Facebook
Jenny Covelli
20.02.2025 09:01

Una vera e propria Shitstorm. Letteralmente, una tempesta di cacca. È quella che nelle ultime ore sta travolgendo, online, la consigliera nazionale dei Verdi di Zurigo Meret Schneider. Nata a Uster (ZH), classe 1992, già membra del Consiglio nazionale tra fine 2019 e fine 2023, è entrata in carica a inizio dicembre 2024, dopo le dimissioni anticipate di Bastien Girod. Ma che cosa sta succedendo?

Partiamo dall'inizio. Domenica 16 febbraio, la Sonntagszeitung ha pubblicato un articolo in cui prende posizione (fra gli altri) Meret Schneider. Il titolo? Un suo virgolettato: «Se necessario, X o Tiktok devono essere bloccati». Come immagine è stata accostata la sua foto a quella di Elon Musk. Il dato di partenza sono le parole del vicepresidente americano JD Vance al vertice sull’intelligenza artificiale di Parigi, quando ha avvertito che l'amministrazione Trump non accetterà «un giro di vite sulle aziende tech statunitensi». Rivolgendosi ai leader seduti in prima fila davanti a lui, tra i quali la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha dichiarato che «i sistemi di IA sviluppati in America saranno liberi da pregiudizi ideologici» e che gli Stati Uniti «non limiteranno mai il diritto dei nostri cittadini alla libertà di parola». Secondo Vance, l’UE si è spinta troppo oltre con la legge sulla regolamentazione dei social media, il Digital Services Act. Ma anche la Svizzera si sta muovendo. La Commissione federale dei media (COFEM) raccomanda una strategia per il futuro sistema di controllo e regolamentazione delle piattaforme, che dovrà andare oltre la legge sulle piattaforme di comunicazione prevista dal Consiglio federale.

I sostenitori di questa regolamentazione chiedono di velocizzare il processo. Mentre si allunga la lista di chi volta le spalle a X, la piattaforma social del miliardario Elon Musk, molto vicino a Donald Trump. Tra i promotori di una regolamentazione dei social media in Svizzera, c'è proprio la consigliera nazionale dei Verdi Meret Schneider. «Piattaforme come X, Facebook o Tiktok sono una minaccia per la democrazia, come dimostra chiaramente la campagna elettorale in Germania. I post che appoggiano l'AfD vengono "spinti", mentre i contenuti contrari vengono soppressi», ha dichiarato alla Sonntagszeitung. Tra le altre cose, la richiesta è che le piattaforme social rendano noto il funzionamento dei loro algoritmi. E che sia possibile segnalare i contenuti che veicolano l'odio e che sono penalmente rilevanti. «È urgente regolamentare e, in ultima analisi, queste piattaforme dovrebbero poter essere bloccate. Oggi riguarda la Germania, tra qualche anno forse potrebbe colpire le elezioni in Svizzera». 

Ecco. Da queste parole, pubblicate domenica, Meret Schneider è stata presa di mira sui social da utenti di tutto il mondo. Una vera e propria Shitstorm, appunto. Le sue dichiarazioni – talvolta abbreviate o riprodotte in modo errato – si sono diffuse a macchia d'olio. Sono state riprese pure dai cosiddetti «media alternativi» negli ambienti di estrema destra. L'articolo è stato tradotto in inglese dal portale tedesco (di disinformazione) Disclose.TV e condiviso su X centinaia e centinaia di volte. Le visualizzazioni sono oltre 800 mila. Ne è seguita una pioggia di insulti e minacce. La consigliera nazionale si è ritrovata con una valanga di messaggi, e-mail, tag.

Ha ricevuto fotografie di cadaveri di Auschwitz e immagini di torture. Ha anche ricevuto minacce di stupro e di morte sulle piattaforme social, tra cui questa: «Ti uccideremo, scheletro del ca**o». È stata presa di mira anche perché, poco prima di rientrare in Consiglio nazionale per sostituire il collega di partito dimissionario, Schneider ha parlato pubblicamente della sua anoressia in un'intervista (sempre alla Sonntagszeitung), reduce da un trattamento al Centro per i disturbi alimentari dell'Università di Zurigo.

Al Tages-Anzeiger, Meret Scheiner ha commentato che «quello che sta accadendo su X è un esempio del perché sia necessario regolamentare queste piattaforme». Quanto la sta travolgendo nelle ultime ore «è solo la punta dell'iceberg». Esprimere critiche è importante e positivo, ma vagonate di messaggi di insulti e minacce «non ne fanno parte».

Inoltre, anche il messaggio che ha espresso domenica è stato travisato. «Non ho chiesto il blocco di X, ma piuttosto una maggiore trasparenza riguardo agli algoritmi. E che venga fermata la diffusione di fake news come questa».

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