Contro la violenza domestica serve un vero aiuto a ogni ora

In un solo anno, sono quasi 20 mila i reati di violenza domestica registrati dalla polizia in Svizzera. In 368 casi si è trattato di violenza carnale. Una media di più di uno al giorno. I dati, pubblicati una settimana fa, illustrano un fenomeno preoccupante. Una realtà che va contrastata: serve infatti un maggior sostegno alle vittime, soprattutto donne, di violenza domestica e sessuale. Ma in che modo? Oggi, il Consiglio federale ha deciso di ampliare l’offerta di aiuto, rafforzando in particolare l’assistenza medico-legale. Bisogna però anche far conoscere le offerte di aiuto esistenti.
Accesso 24 ore su 24
Le vittime di violenza devono essere aiutate sin da subito. È dunque necessario permettere e garantire un sostegno immediato da parte di personale adeguatamente formato. I Cantoni dovranno pertanto «assicurare un’offerta sufficiente e l’accesso a cure specialistiche 24 ore su 24». Inoltre, le lesioni fisiche e le tracce delle violenze subite (ad esempio tramite esami tossicologici) «devono essere documentate il più rapidamente possibile a livello forense».
Questa parziale revisione della legge federale concernente l’aiuto alle vittime di reati (LAV) - inviata oggi in consultazione, fino al 24 gennaio - «dice chiaramente che tutte le vittime di reati, che sia violenza domestica o sessuale, devono avere un’unità o un consultorio in cui possono trovare personale specialistico (in particolare medico-legale e psicologico) che possano aiutarle e supportarle», ha spiegato il consigliere federale Beat Jans, ricordando che ogni mese due persone - in particolare donne e ragazze - muoiono a causa delle violenze subite fra le mura domestiche.
Denunciare, con i tempi giusti
«I casi sono più degli incidenti stradali (nel 2023, gli episodi di violenza domestica sono stati 19.918, contro i 18.254 incidenti della circolazione «con danni alle persone», ndr). La violenza, sessuale o domestica, non può mai essere tollerata», ha tuonato il capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), sottolineando che la lotta contro questa piaga è una priorità.
Chi è vittima di violenza, però, non sempre riesce a denunciare immediatamente l’autore di questi reati (anche perché spesso è una persona vicina). Pertanto, per incrementare il numero di denunce e di condanne penali, il Governo propone di accordare alle vittime il diritto di accedere gratuitamente alla documentazione medico-legale (migliorando l’allestimento e la conservazione), a prescindere dal fatto che la vittima abbia denunciato penalmente o meno l’autore. Questo dossier, ha precisato Jans, può poi essere utilizzato come mezzo di prova per procedimenti futuri.
Un esempio arriva direttamente dall’Unità di medicina delle violenze del CHUV di Losanna, uno degli unici enti specializzati (insieme, ad esempio, al centro di salute sessuale dell’Inselspital di Berna) per l’aiuto alle vittime: «Stando a uno studio, più dell’80% delle vittime che hanno richiesto un referto medico, lo hanno utilizzato nel procedimento penale», ha spiegato Simone Füzesséry Minelli del DFGP. Una miglior documentazione (usata come prova in tribunale) migliora infatti le condizioni per possibili accuse penali.
Non prima del 2028
La consultazione si concluderà a fine gennaio. Poi, però, la strada sarà ancora lunga: le autorità federali prevedono l’iter parlamentare nel 2026, l’adozione della revisione di legge all’inizio del 2027 e l’entrata in vigore non prima del 2028. «Dobbiamo dare sufficiente tempo ai Cantoni per organizzarsi», ha sottolineato Simone Füzesséry Minelli. «Non capisco perché bisogna aspettare fino al 2028. Non si tratta di un’idea rivoluzionaria, ma di formare e istruire degli specialisti per poter accogliere nel modo giusto le vittime di violenza. Quando si tratta di donne, bisogna sempre aspettare un sacco di tempo», deplora la consigliera nazionale Tamara Funiciello (PS/BE). La proposta del Consiglio federale nasce infatti da tre mozioni (depositate nel 2022 e approvate dal Parlamento nel marzo del 2023) della socialista bernese, dell’ex consigliera agli Stati ticinese Marina Carobbio Guscetti e della consigliera nazionale Jacqueline de Quattro (PLR/VD).
Un passo nella giusta direzione
«Si tratta indubbiamente di un passo nella giusta direzione. È chiaramente una necessità, ma quello che ha presentato il Consiglio federale è il minimo indispensabile. Oggi, la maggior parte dei Cantoni non ha nulla: né unità specializzate, né protocolli, né il personale formato per queste situazioni. Tutto cambia a seconda del Cantone in cui si è vittima di violenza. È una lotteria», critica Funiciello, co-presidente delle Donne socialiste.
Carobbio, Funiciello e de Quattro chiedevano l’istituzione di centri di crisi in ogni Cantone (o centri regionali su mandato di più Cantoni) per le vittime di violenza. Per il Consiglio federale, invece, non devono per forza essere dei centri. Basta che l’aiuto sia accessibile giorno e notte e con la presenza di specialisti formati. «Per il momento va bene così. Non sono necessari centri ad hoc, ma solo a condizione che qualità e risultati siano gli stessi», tiene a precisare Funiciello. A Zurigo, ad esempio, è stato attivato il servizio «Forensic Nurses»: gli infermieri forensi zurighesi (a novembre anche in Ticino prenderà il via una nuova formazione continua in infermieristica forense) documentano le tracce dell’atto violento e supportano le persone colpite.
Chiedere aiuto
Il Consiglio federale vuole anche inserire nella LAV l’obbligo per i Cantoni di informare le vittime in modo adeguato sulle offerte di aiuto esistenti. Nel Canton Ticino, per quanto riguarda la violenza domestica, in caso di urgenze si può chiamare la polizia (117), l’ambulanza (144)o il Telefono Amico (143). È attivo anche il Servizio per l’aiuto alle vittime di reati (0800 866 866 o [email protected] - riservatezza e anonimato sono garantiti), ma si può anche ottenere protezione immediata: per il sopraceneri c’è Casa Armònia (0848 33 47 33) e nel sottoceneri l’Associazione Consultorio e Casa delle donne (078 624 90 70).