Disastro in Vallemaggia, «dal Consiglio federale non c'è disponibilità»
«Nell’estate 2024 i Cantoni Grigioni, Ticino, Vallese e Berna sono stati duramente colpiti dal maltempo. In tutta la Svizzera si sono contate dieci vittime, mentre tre persone risultano ancora disperse. Il Consiglio federale è consapevole che il maltempo abbia causato grande sofferenza e distruzione in diverse regioni del nostro Paese, tra cui in Ticino e, in particolare, in Vallemaggia». Inizia così la risposta del Consiglio federale alle numerose domande poste dai consiglieri nazionali ticinesi sul disastro in Vallemaggia.
Piero Marchesi (UDC), Greta Gysin (Verdi), Giorgio Fonio (Centro) e Simone Gianini (PLR) hanno incalzato il Governo: «La Confederazione fa abbastanza?»; «Gli aiuti non bastano!», «Non serve anche altro?», «La Confederazione è consapevole del pericolo per la coesione sociale del Paese?».
Danni per 21 milioni
L’Esecutivo, con una risposta fotocopia, non è entrato nel merito delle svariate richieste. Ha ricordato di aver deciso di stanziare (lo scorso 13 settembre) un totale di 56,5 milioni di franchi, basandosi sulle leggi in vigore - la legge federale sulla sistemazione dei corsi d’acqua e la legge forestale - e sulla «valutazione dei bisogni effettuata dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM)». Il conto totale? Circa 119 milioni di franchi, di cui 21 in Ticino, 12 nei Grigioni, 10 a Berna, 2 nel canton Vaud e 74 in Vallese.
«Per il Cantone Ticino, di tale credito aggiuntivo sono previsti 7,5 milioni di franchi, una somma basata su una stima dei costi che il Cantone stesso ha presentato all’UFAM a metà agosto», spiega il Consiglio federale. Berna , infatti, partecipa ai costi nella misura del 35% (e del 55% per il Vallese), ma solo per raggiungere «un livello di sicurezza paragonabile a quello precedente agli episodi di maltempo».
Agricoltura ed esercito
In realtà, la Confederazione per il disastro in Vallemaggia ha deciso di mettere sul piatto qualche aiuto in più, ad esempio con l’intervento (quasi immediato) dell’Esercito. Inoltre, anche i danni al settore primario verranno indennizzati dall’Ufficio federale dell’agricoltura.
«Questi indennizzi all’agricoltura non sono ancora stati quantificati», ci spiega Piero Marchesi, presidente della Deputazione ticinese alle Camere federali. Il consigliere nazionale, in realtà, non è sorpreso dalla (non) risposta del Governo. «È una conferma di quanto era stato già annunciato. Il Consiglio federale agisce nel quadro delle leggi attuali e qui non c’è margine. Ovviamente, quello che ci aspettiamo è molto di più».
Per il Consiglio federale, infatti, «la Confederazione può fornire il proprio sostegno utilizzando i crediti aggiuntivi per opere di protezione danneggiate, come per esempio correzioni per la protezione contro le piene e opere di protezione contro le cadute di pietre. Non può invece farlo per danni ad altre infrastrutture, come quelle per la fornitura di acqua o impianti per il trattamento delle acque di scarico».
Rimane, dunque, un possibile aiuto straordinario. Un contributo che il Consiglio federale non ha in alcun modo menzionato. «L’impressione è che non ci sia una vera disponibilità ad andare in questa direzione», sostiene Marchesi. Già in risposta a un’interpellanza di Lorenzo Quadri (Lega), il Governo aveva escluso questa opzione.
L’incontro
E ora? «Bisognerà vedere con il Consiglio di Stato come intende muoversi, ma dobbiamo farlo assieme», aggiunge il democentrista. Le domande al Consiglio federale erano infatti concordate con il Governo ticinese. Eppure, non su tutto sembrano essere coordinati.
Il Consiglio federale ha infatti reso noto che la direttrice dell’UFAM, Katrin Schneeberger, e una rappresentanza del Governo ticinese si sono già incontrati lo scorso 28 novembre a Bellinzona per discutere della lettera del governo ticinese (concordata con la Deputazione e spedita una ventina di giorni fa) al Consiglio federale.
«La Deputazione ticinese, purtroppo, non era al corrente di questo incontro. Ne abbiamo preso atto solo ora. Sarebbe stato opportuno saperlo, anche se non cambia la sostanza. Adesso siamo curiosi di sapere cosa è stato discusso in questo incontro. Ne parleremo con il Consiglio di Stato, anche per essere coordinati in vista dei prossimi passi da compiere».