Svizzera/Italia

«Faceva parte della mafia turca», in manette un 41.enne

L'uomo, residente sul territorio svizzero, è stato arrestato ed estradato in Italia – È «parte attiva del sodalizio criminale dedito a traffico di stupefacenti, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e riciclaggio per il finanziamento di una banda armata»
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Online
Red. OnlineeRed. Mendrisio
07.01.2025 14:44

Da Dietikon, nel canton Zurigo, a Ponte Chiasso, a Como. Sono le tappe del viaggio (o meglio, trasferimento) che ha portato in carcere a Como un 41.enne cittadino turco residente nel nostro Paese. L’uomo è stato estradato il 31 dicembre scorso, in base a una misura cautelare in carcere emessa dal GIP (giudice per le indagini preliminari) di Milano.

L’uomo è risultato essere uno degli indagati della vasta operazione antimafia condotta dalla Squadra mobile di Como e della S.I.S.C.O. (Sezioni Investigative del Servizio Centrale Operativo) di Milano. La misura cautelare in carcere è stata emessa al termine di un’articolata attività di indagine. Il 41.enne turco è «parte attiva all’interno di un’organizzazione criminale transnazionale avente cellule localizzate nei maggiori paesi europei, in Turchia oltre che nell’area balcanica», si legge nella nota.

Emesso il mandato di arresto, l’uomo è rintracciato in Svizzera dalle autorità, che lo hanno catturato ed estradato in Italia, dove è stato preso in consegna dalla Polizia di frontiera di Ponte Chiasso. Al termine degli atti e delle notifiche, il 41.enne è stato trasferito in carcere a Como.

Il sodalizio criminale era dedito al traffico degli stupefacenti, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al riciclaggio i cui proventi venivano destinati per il finanziamento di una banda armata diretta alla costituzione di un’associazione con finalità terroristiche e alla commissione di omicidi.

© Polizia di Stato italiana/Questura di Como
© Polizia di Stato italiana/Questura di Como

L'inchiesta

L’inchiesta si è sviluppata dopo l’arresto, nell’ottobre 2023, di tre altri cittadini turchi da parte delle autorità comasche. A bordo dell’auto su cui viaggiavano erano state rinvenute armi, munizioni e stupefacenti.

© Polizia di Stato
© Polizia di Stato

Le indagini avevano permesso di appurare che i tre formavano la scorta armata del presunto boss Baris Boyun, uno degli uomini più ricercati da Ankara, arrestato il 22 maggio scorso nella frazione viterbese di Bagnaia. Agli arresti, con un'ordinanza di custodia cautelare della procura di Milano, erano finite 19 persone di origine turca che vivevano in Italia, Svizzera, Germania e Turchia. Il ministro dell'Interno della Turchia, Ali Yerlikaya, si era congratulato con le autorità di Sicurezza italiane, precisando che Baris Boyun era ricercato dalle autorità giudiziarie «per 23 reati distinti, tra cui avere fondato un'organizzazione con l'obiettivo di commettere crimini e un omicidio intenzionale», e aveva un totale di 56 precedenti penali distinti, di cui 3 omicidi».

© Europol
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