Domande e risposte

Gli elettori di fronte a un bivio: le autostrade vanno ampliate?

Il potenziamento delle strade nazionali divide: per i favorevoli è necessario, per i contrari genera più traffico – I progetti coinvolti riguardano sei tratti, ma l’esito alle urne lancerebbe un forte segnale per la futura politica dei trasporti
© ANTHONY ANEX
Luca Faranda
25.10.2024 06:00

Il prossimo 24 novembre la popolazione svizzera sarà chiamata a votare sul decreto federale sulla Fase di potenziamento 2023 delle strade nazionali. Le associazioni ambientaliste si oppongono e hanno lanciato con successo il referendum. Ma di cosa si tratta? Chi paga e quali sono i tratti coinvolti? Ecco le risposte alle principali domande.

Perché si deve andare a votare sul potenziamento delle autostrade?

Nel 2023 il Consiglio federale ha presentato il messaggio al Parlamento per migliorare la viabilità sulla rete delle strade nazionali. I progetti di ampliamento più urgenti e più avanzati vengono assegnati a una determinata fase di potenziamento. Per il 2023, Governo e Camere federali hanno individuato sei progetti. Contro il decreto, votato dal Parlamento nel settembre dello scorso anno, è stato presentato un referendum dall’Associazione traffico e ambiente (ATA) insieme ad altre decine di organizzazioni. A loro avviso, l’ampliamento previsto è dannoso, costoso e inutile.

Quali sono i progetti inclusi nel decreto?

In totale, i tratti da decongestionare previsti nella «Fase di potenziamento 2023» sono sei, nessuno dei quali in Ticino. Sull’A2, a Basilea, è prevista una nuova galleria sotto il Reno; sull’A4 nel canton Sciaffusa si prevede una seconda canna nella galleria Fäsenstaub. Gli altri quattro tratti riguardano l’A1: dalla Svizzera romanda (tra Le Vengeron e Nyon si passerà da quattro a sei corsie), passando dal Canton Berna (saranno ampliate le corsie tra Berna-Wankdorf e Schönbühl, nonché tra Schönbühl e Kirchberg) e infine a San Gallo, con la terza canna della galleria del Rosenberg. I sei progetti saranno attuati gradualmente entro il 2041.

Quanto costano i progetti e da dove arrivano i fondi?

Per i progetti sono previsti investimenti pari a 4,9 miliardi, che salgono a 5,3 miliardi con i costi di pianificazione. I mezzi finanziari necessari provengono dal Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (FOSTRA), alimentato dagli utenti della strada in particolare attraverso il supplemento fiscale sugli oli minerali, la vignetta autostradale e l’imposta sugli autoveicoli. I sei progetti non andranno pertanto a gravare sul bilancio della Confederazione.

Ci sono altri progetti in cantiere?

Il Consiglio federale, nel febbraio 2023, ha annunciato di voler avviare vari progetti volti a migliorare la circolazione sulle strade nazionali, per un totale di circa 11,6 miliardi di franchi. Tali cantieri - tra cui figura il potenziamento dell’A2 tra Lugano Sud e Mendrisio - interessano principalmente gli agglomerati urbani. L’ampliamento dell’A2 nel Sottoceneri figurava allora nella categoria «Fasi successive», con «Orizzonte realizzativo 2030». I tempi sono stretti, ma se ne saprà di più nelle prossime settimane. Con «Orizzonte realizzativo 2040» c’è invece il collegamento A2 - A13 sul piano di Magadino. Il voto del 24 novembre è tuttavia limitato solamente ai sei progetti, non alle successive fasi di sviluppo. Tuttavia, la futura politica dei trasporti potrebbe essere influenzata dal risultato delle urne.

In Svizzera qual è la situazione a livello di traffico?

Il volume di traffico sulle strade nazionali è più che raddoppiato rispetto al 1990. Stando ai dati dell’Ufficio federale delle strade (USTRA), nel 2023 sulle strade nazionali sono state registrate 48.807 ore di coda (un record), il 22% in più rispetto all’anno precedente. L’USTRA ricorda inoltre che l’estensione delle strade nazionali rappresenta circa il 3% dell’intera rete viaria elvetica, ma assorbe il 41% dei chilometri totalizzati dalla mobilità individuale e circa il 70% del traffico merci su gomma. Sui sei tratti previsti dal decreto alle urne, le ore di ingorgo sono state 6.039, riporta il domenicale «NZZ am Sonntag», citando i dati di Viasuisse. Le ore di coda sono aumentate del 25% dal 2019. Le situazioni più tese si trovano a Basilea (2.934 ore), dove è previsto un tunnel sotto il Reno, e nel Canton Berna (2.178 ore di coda nei tratti interessati dal decreto). L’A1, che attraversa la Svizzera da est a ovest, è la più colpita dai problemi di traffico e ingorghi.

Quali sono le tesi dei favorevoli?

Per il Consiglio federale e il Parlamento, bisogna migliorare il flusso del traffico ed evitare ingorghi e colli di bottiglia. Inoltre, ogni progetto sarà pubblicato, cosicché i cittadini, i Comuni e le associazioni direttamente interessati avranno l’opportunità di pronunciarsi in merito e se del caso di presentare ricorso. Partiti borghesi e associazioni economiche sono a favore del potenziamento, poiché «tempi di trasporto brevi sono importanti sia per i pendolari sia per l’economia». Più corsie e una migliore gestione del traffico potrebbero ridurre il rischio di incidenti, ma anche evitare il cosiddetto traffico di aggiramento: a causa delle code in autostrada il traffico si riversa negli agglomerati e nei villaggi, ostacolando i trasporti pubblici e pregiudicando la sicurezza degli abitanti.

Quali sono le tesi dei contrari?

Per l’ATA e le associazioni contrarie che hanno lanciato il referendum i problemi attuali non verranno risolti: più strade (e strade più larghe) significano più traffico e incentivano il trasporto individuale rispetto all’utilizzo dei mezzi pubblici. Le conseguenze sono enormi emissioni di CO₂ - che contraddicono gli obiettivi di protezione del clima - e lo sfruttamento eccessivo del suolo, poiché «i progetti di ampliamento divoreranno 400 mila metri quadrati di terreni coltivabili e spazi verdi». Il potenziamento delle autostrade provocherà inoltre più rumore, con conseguenze anche sulla salute della popolazione. A loro avviso, occorre incrementare il trasporto pubblico e la bicicletta, investendo nella mobilità sostenibile. Invece, con questo decreto, si alimentano gli investimenti nell’asfalto: a loro avviso, si tratta di «un pozzo senza fondo».

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