I Cantoni contro la Confederazione: «Sui risparmi si deve collaborare»

Voci critiche erano attese e voci critiche sono arrivate. Il Consiglio federale, a fine gennaio, ha inviato in consultazione l’ormai noto pacchetto «sulle misure di sgravio del bilancio della Confederazione applicabili dal 2027». Il progetto prevede 59 misure con uno sgravio, per Berna, pari a 2,7 miliardi di franchi nel 2027 e 3,6 miliardi di franchi nel 2028. Si farà, in parte, anche sulle spalle dei Cantoni. La consultazione terminerà il prossimo 5 maggio. Eppure, la Conferenza dei governi cantonali (CdC) ha voluto già farsi sentire: «Il progetto è estremamente insoddisfacente», ha detto oggi a Berna e senza giri di parole Markus Dieth, presidente della Conferenza e consigliere di Stato del Canton Argovia. La discussione sui risparmi ha coinvolto tutte e 26 le autorità cantonali e la risposta è una sola: il Consiglio federale deve rifare i compiti prima di inviare il messaggio al Parlamento. Ma viene soprattutto criticato il fatto di non aver coinvolto i Cantoni nei lavori preparatori, nonostante una proposta di dialogo inviata all’Esecutivo lo scorso autunno.
Dialogo aperto e costruttivo
Dieth auspica pertanto un dialogo aperto e costruttivo. Non viene infatti contestata la volontà della Confederazione di far quadrare i conti. «Un bilancio federale equilibrato è anche nell’interesse dei Cantoni. Tuttavia, critichiamo l’approccio unilaterale adottato dal Consiglio federale». «Ci sono ambiti in cui la spesa è destinata a crescere, come ad esempio le maggiori uscite per l’esercito o il finanziamento della 13. AVS», ha aggiunto dal canto suo la consigliera di Stato neocastellana Florence Nater, vicepresidente della CdC. A suo avviso, però, è sbagliato pensare di trasferire semplicemente i costi dalla Confederazione ai Cantoni. C’è un problema di fondo: «Il Consiglio federale parte dal principio che i Cantoni siano finanziariamente sani. Ma è sbagliato. In almeno 8 Cantoni (tra cui il Ticino, ndr) sono previsti o sono stati attuati pacchetti di risparmio», ha sottolineato Urs Janett, responsabile delle finanze del Canton Uri. Nel complesso, le misure (meno della metà di quelle proposte) che possono avere ripercussioni sui Cantoni corrispondono a un miliardo di franchi per il 2027. Per l’Esecutivo «solo una parte grava direttamente sui Cantoni. Per molte misure dispongono di un margine di manovra».
«Un contesto già difficile»
«Per il Canton Ticino, quanto prospettato dal Consiglio federale si tradurrebbe in un peggioramento finanziario di diverse decine di milioni di franchi», ci spiega Christian Vitta, aggiungendo che il Consiglio di Stato sta elaborando in queste settimane la risposta al Consiglio federale. Per il responsabile delle finanze del Cantone, i calcoli attuali indicano «circa 30-40 milioni di franchi, ma è una stima che è ancora in fase di affinamento. E ciò in un contesto già difficile e fragile a livello finanziario per il nostro Cantone». Il Governo ticinese, probabilmente, rispedirà al mittente il progetto: «Il nostro orientamento è di segnalare una certa insoddisfazione e richiedere di soprassedere a queste misure», aggiunge il direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DEF), senza entrare nel merito delle singole proposte.
Tra l’incudine e il martello
Per Vitta, è problematico il fatto che la Confederazione voglia ribaltare gli oneri sui Cantoni: «Da un lato ci troviamo con i Comuni che si lamentano per la situazione finanziaria in cui si trovano, dall’altro con la Confederazione che ci scarica i suoi costi. Ci troviamo lì, in mezzo, a dover sopportare una situazione che finanziariamente diventa ancora più gravosa. I costi rimangono, sono solo spostati di livello e questo non va bene». Quali sono le soluzioni? Per Vitta, «soprassedere alle misure». Per la consigliera di Stato di Neuchâtel, «la Conferenza non ha la pretesa di fornire buoni consigli. Non è questo lo scopo». Nater chiede però un maggior coinvolgimento.
I paletti
La Conferenza vuole anche fissare alcuni paletti. Pertanto, ha già reso noto di volersi opporre alle misure se riguardano ad esempio «un’area di competenza che fa parte del progetto “dissociazione 27” o di altri progetti in corso (come quelli legati all’integrazione nel settore dell’asilo, ndr)», oppure se riguardano decisioni prese dall’elettorato durante la precedente e l’attuale legislatura (ad esempio i risparmi nel Programma Edifici o quelli nel settore della LAMal, che si scontrano con il controprogetto all’iniziativa del PS sulla riduzione dei premi votata lo scorso settembre). I Cantoni stanno sul chi vive anche per quanto riguarda le tempistiche: ci sono infatti varie misure (circa la metà) che non richiedono modifiche legislative, pertanto potrebbero essere applicate già a partire dal 2026. La CdC chiede di essere consultata e informata quanto prima su eventuali decisioni, ma vuole soprattutto poter essere al tavolo di chi le elabora.