Il congedo parentale sarà presto realtà? «Chiediamo 36 settimane»

Il primo passo verso l’introduzione di un congedo parentale è stato fatto, quanti altri ce ne vorranno prima che diventi realtà? Domani mattina, il Consiglio degli Stati si dovrà pronunciare su due iniziative cantonali: una del Canton Ticino, l’altra proveniente dal Vallese. Entrambe chiedono alle Camere federali di introdurre un congedo nazionale parentale di almeno 20 settimane. La cosiddetta «parte fissa» della madre non può essere inferiore alle attuali 14 settimane del congedo di maternità. La parte fissa del padre deve invece essere almeno pari al 20% del totale del congedo parentale (nel caso delle 20 settimane significa almeno quattro settimane, ovvero il doppio rispetto alle due concesse oggi). Rimarrebbe così una «parte variabile» di almeno altre due settimane a cui attingere. In ogni caso, «entrambi i genitori devono poter usufruire in modo flessibile della loro parte di congedo parentale».
Una soluzione unica
Le due iniziative, domani, probabilmente verranno respinte dalla maggioranza del Consiglio degli Stati. La sua Commissione della sicurezza sociale e della sanità – con 7 voti contro 5 e un’astensione – propone di bocciarle entrambe, «poiché impongono condizioni minime troppo severe e vincolanti». Cosa si fa, dunque? La Commissione degli Stati apre la porta ad altre due iniziative cantonali (Giura e soprattutto Ginevra), che lasciano però un maggiore margine di manovra al Parlamento. La formulazione è infatti più aperta e non indica quante settimane concedere e in che modo distribuirle.
«Il primo passo è introdurre il concetto di congedo parentale a livello nazionale. Se poi si potesse già indicare un numero minimo di settimane, tanto meglio. Ogni giorno in più è benvenuto, anche perché nel confronto internazionale la Svizzera rimane un fanalino di coda. Pur avendo introdotto il congedo di paternità nel 2021», indica la consigliera nazionale ecologista Greta Gysin.
L’obiettivo è di trovare una soluzione - meglio se uniforme - a livello federale: attualmente, infatti, non esiste nemmeno una base legale che consente ai singoli Cantoni l’introduzione di un congedo parentale. A farne le spese, di recente, è stato proprio Ginevra (che ha presentato una delle iniziative cantonali): nel giugno 2023 i ginevrini hanno accolto (con il 58% dei voti) un’iniziativa che chiedeva un congedo parentale di 24 settimane. Tuttavia, per il momento non potrà entrare in vigore perché incompatibile con il diritto federale.
Conciliabilità
Per i sostenitori del congedo parentale – e per la maggioranza della Commissione competente degli Stati – una simile misura potrebbe rafforzare la parità tra uomo e donne, migliorare la conciliabilità tra lavoro e famiglia e incoraggiare i neo-genitori (in particolare le mamme) a restare nel mondo del lavoro. «Ciò permetterebbe anche di contrastare la carenza di manodopera», sottolinea Gysin.
La Commissione della sicurezza sociale e della sanità degli Stati, che ha dato seguito alle iniziative cantonali di Ginevra e Giura (10 voti contro 2 e un’astensione), parla di «primo passo verso l’introduzione di un congedo parentale». Ora, le proposte saranno esaminate anche dalla Commissione omologa del Nazionale. In caso di approvazione, si farebbe un ulteriore passo in avanti. «Sarei favorevole a una soluzione a livello nazionale, alla pari di quanto avviene oggi con il congedo di maternità e di paternità. Se non si riesce a trovare un consenso a livello federale, sarà comunque necessario creare la base legale affinché i Cantoni che vogliono introdurre il congedo parentale, come Ginevra, lo possano fare», sostiene la consigliera nazionale ticinese.
E il Consiglio federale, cosa ne pensa? Lo scorso 19 febbraio si è limitato ad adottare un rapporto (redatto in seguito a un postulato) su costi e benefici di diversi modelli di congedo parentale. Ciò «fungerà da base per il dibattito sull’impostazione di un eventuale congedo parentale nel nostro Paese». Prima di esprimersi, dunque, attende gli sviluppi parlamentari. L’Esecutivo evidenzia però un tasto dolente. «Un congedo parentale comporta tra l’altro la necessità di un finanziamento più elevato e quindi, a seconda della forma di finanziamento scelta, maggiori oneri salariali».
18 settimane a ciascun genitore
Oltre al dibattito parlamentare, la politica si muove anche su altri fronti. Il prossimo 2 aprile, spiega Gysin, inizierà la raccolta delle firme per l’iniziativa popolare «congedo familiare», che prevede 36 settimane di congedo: sarà paritario, ovvero ciascun genitore - indipendentemente dal sesso - potrà avere a disposizione 18 settimane di congedo. L’iniziativa è sostenuta da una coalizione interpartitica composta da Verdi, Verdi liberali, Partito evangelico svizzero (PEV), Donne del Centro, Alliance F e Travail.Suisse. Troppo estrema? «Sappiamo che le iniziative vengono lanciate per mettere sul tavolo la tematica. Poi si potrà anche valutare un controprogetto, come avvenuto con il congedo di paternità (l’iniziativa prevedeva quattro settimane, ma è stata ritirata in favore di un controprogetto indiretto, ndr)», precisa Gysin, secondo cui la proposta è sostenibile. «Anche se sicuramente ci saranno reazioni avverse da parte dell’economia, non andremmo a fondo».
Nel dibattito, da una quindicina d’anni ormai, si è inserita anche la Commissione federale per le questioni familiari (COFF), che chiede un congedo parentale di 38 settimane. Secondo le stime di questa Commissione extraparlamentare, l’introduzione di tale congedo in Svizzera costerebbe 1,3 miliardi di franchi all’anno.
14 settimane la mamma, due il papà
Oggi le madri hanno diritto ad almeno 14 settimane di congedo retribuito all’80% del salario, fino a un massimo di 196 franchi al giorno pagato tramite le indennità per perdita di guadagno (IPG). Durante questo periodo, le madri non possono essere obbligate a lavorare. Per quanto riguarda invece i padri, le cose sono cambiate il 1. gennaio 2021 in seguito al sì in votazione popolare (60,3% dei voti favorevoli, il 27 settembre 2020) all’introduzione di un congedo di paternità di due settimane. È possibile usufruirne entro sei mesi dalla nascita di un figlio ed è finanziato come il congedo di maternità.