Il lupo è meno protetto: «Ora più abbattimenti»
Poco meno di 250 chilometri dividono Berna da Strasburgo. O meglio, Palazzo federale dall’Ufficio che accoglie la «Convenzione sulla Conservazione della Vita selvatica e degli Habitat Naturali». Da ieri, la distanza tra Berna e la Convenzione di Berna è però meno abissale quando si parla di lupi.
Il Comitato permanente della Convenzione di Berna - su richiesta dell’UE, sostenuta anche dalla Svizzera - ha accettato di indebolire la protezione del lupo. Il canide passerà da specie animale «strettamente protetta» a «specie animale protetta». Concretamente: il lupo rimane protetto, ma in linea di principio la caccia al grande predatore è possibile.
Un passo indietro
La Confederazione, già nell’agosto del 2018 e di nuovo nel 2022, ha chiesto un declassamento del lupo. Tuttavia, nel novembre del 2022, il Comitato permanente (responsabile della valutazione dello stato di conservazione delle specie), si è riunita a Strasburgo e ha respinto la richiesta elvetica.
Lo scorso settembre, però, è stata l’Unione europea a proporre di «modificare lo stato di conservazione del lupo»: a questo giro, la Convenzione di Berna si è detta favorevole. Il cambiamento entrerà in vigore tra tre mesi, sottolinea il Consiglio d’Europa in un comunicato.
«Lupus in fabula»
Proprio mentre a Strasburgo si stava prendendo questa decisione, il Consiglio degli Stati era riunito per dibattere su alcune mozioni che chiedono un giro di vite sul grande predatore. La notizia (seppur attesa proprio in questi giorni), è stata inaspettata. «Lupus in fabula», scherza Fabio Regazzi, ex presidente della Federazione cacciatori ticinesi. È proprio il «senatore» del Centro all’origine degli atti parlamentari (due accolti a larga maggioranza e uno respinto tacitamente) che chiedono una facilitazione dei criteri di regolazione per il lupo.
Una prima mozione del ticinese - già adottata la scorsa primavera dal Nazionale - chiede di accelerare le procedure di analisi dei campioni genetici e l’ottenimento dell’autorizzazione all’abbattimento di esemplari di lupo problematici. Oltre a ciò, «anche le modalità di sostegno e gli aiuti finanziari per le misure di protezione delle greggi e per il risarcimento dei danni agli allevatori colpiti vanno rafforzate e semplificate». Il Consiglio federale è ora chiamato ad agire.
Nessuna zona «wolf free»
Un’altra mozione (seppur già accolta al Nazionale) non ha invece avuto successo: Regazzi chiedeva di creare delle «zone senza lupi» («wolf free») nei vari Cantoni. La maggioranza è però convinta che sarebbe quasi impossibile da attuare.
Di parere opposto il «senatore» del Centro: «È una soluzione praticabile, che richiederebbe però una stretta collaborazione con i Cantoni. È vero, i lupi si spostano rapidamente sul territorio, ma ci sono esemplari e soprattutto dei branchi che si insediano in determinate zone. Se esse vengono definite “wolf free”, si deve poter intervenire senza dover inoltrare richieste a Berna».
Il Consiglio degli Stati, tuttavia, non ha chiuso definitivamente la porta: approvando un’altra mozione (presentata dalla sua Commissione dell’ambiente), ha chiesto al Consiglio federale di chiarire la questione dal punto di vista giuridico. Ora, l’atto parlamentare sarà trasmesso al Nazionale: nel testo, si auspica il declassamento del lupo (ora avvenuto) e soprattutto di ridurre la burocrazia.
Quote regionali
Non solo. Chiede pure di procedere ad adeguamenti giuridici affinché sia permessa «una regolazione degli effettivi differenziata secondo le regioni e che sia quindi possibile cacciare il lupo sulla base di quote di abbattimento definite».
«Sono molto soddisfatto del risultato», commenta Regazzi. «In futuro si dovrà procedere con più rapidità e meno ostacoli negli interventi di regolazione, che sono diventati urgenti e indispensabili». A suo avviso, la situazione in Ticino - ma anche in altri cantoni alpini, come Vallese e Grigioni - è critica a causa degli attacchi dei lupi. «E lo è sempre di più. Bisogna considerare che ci sono aziende agricole che hanno abbandonato l’attività. Dunque, l’incidenza è ancora maggiore. Inoltre, la regolazione in Ticino non funziona come dovrebbe e deve essere rafforzata. Abbiamo avuto un numero di abbattimenti nettamente inferiore ad altri Cantoni, pur tenendo conto delle proporzioni». Per fare ciò, ricorda, anche i Cantoni - compreso il Ticino - devono però fare a loro volta pressione su Berna, affinché si prendano misure più incisive.
Il Governo frena
Il Consiglio federale, dal canto suo, si è detto contrario a ogni modifica. La legge sulla caccia - rivista nel dicembre 2022, ma alcune ordinanze entreranno in vigore solo il prossimo febbraio - è compatibile con entrambi gli status (o gradi) di protezione del lupo. Già oggi i Cantoni possono intervenire proattivamente (a determinate condizioni) nella regolazione dei branchi di questi grandi predatori. Probabilmente saranno necessari diversi periodi di regolazione proattiva per potersi esprimere con certezza sull’impatto delle nuove basi giuridiche, aveva indicato il Consiglio federale.
Confini amministrativi
Per Gruppo Lupo Svizzera, la giornata di ieri è totalmente da dimenticare. «Le richieste del Consiglio degli Stati sono obsolete e contrarie alla legge», critica David Gerke, a capo dell’organizzazione, che si scaglia anche contro le zone «wolf free». «Sono un concetto teorico e non realizzabile nella pratica. I lupi non rispettano i confini amministrativi delle autorità. La legge sulla caccia già oggi stabilisce chiaramente quando si può sparare ai lupi: se causano danni considerevoli o minacciano di farlo nonostante la protezione delle mandrie. Le richieste di una caccia contingentata senza riferimento ai danni sono in contraddizione con la legge». A suo avviso, già oggi i Cantoni possono autorizzare gli abbattimenti in modo rapido e con decreti snelli.