Jans come Baume-Schneider, rispunta l’idea dei container
Container e richiedenti asilo, ci risiamo. Forse. Era stato uno dei più grandi insuccessi - se non il più grande - di Elisabeth Baume-Schneider da responsabile dell’asilo, ma ora anche Beat Jans sembra voler nuovamente tentare la via di alloggiare i migranti in rifugi temporanei d’emergenza. Ad anticipare la notizia è il SonntagsBlick, che riferisce di alcuni documenti interni e verbali dello Stato maggiore Asilo (SONAS), l’organo della Confederazione istituito per affrontare situazioni particolari e straordinarie in materia di asilo e d’immigrazione. Questo organismo, composto di rappresentanti federali e cantonali, si sta già attivando per trovare delle soluzioni in vista del prossimo autunno: si teme infatti già oggi un boom di arrivi.
Già nelle prime settimane del suo mandato, il nuovo capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) aveva definito il 2024 un «anno impegnativo» nell’ambito dell’asilo. A partire dall’estate si prevede un aumento significativo delle domande d’asilo, aveva detto Jans un mese fa. Il suo obiettivo rimane quello di dare a tutti un tetto e di non fare assegnazioni premature ai Cantoni, come avvenuto nel 2023 (la prima accoglienza è un compito federale). In quest’ottica, l’installazione di container temporanei potrebbe essere una soluzione.
Il Parlamento dice no
L’idea non è nuova. Baume-Schneider aveva chiesto al Parlamento poco più di 130 milioni di franchi per installare container (circa 3 mila posti aggiuntivi) per alloggiare i richiedenti asilo appena arrivati in Svizzera. Il progetto è però stato affossato dal Consiglio degli Stati.
Nelle scorse settimane, secondo i verbali consultati dal SonntagsBlick, rappresentanti del DFGP e del Dipartimento delle finanze (DFF) si sono incontrati per discutere di fondi aggiuntivi per «strutture mobili» («Mobile Anlagen») per accogliere i richiedenti asilo. I container non sono mai citati esplicitamente e la Confederazione - contattata dal domenicale - non vuole ancora dire esattamente cosa si intende per «strutture mobili».
Cantoni alla cassa
Vino vecchio in botti nuove? Può darsi, ma Beat Jans non dovrà convincere solo il Parlamento, bensì anche i Cantoni. Stando al Sonntagsblick, infatti, anche loro passeranno alla cassa: dovranno cofinanziare queste strutture mobili. Anche questa non è una novità, poiché pure l’anno scorso il Consiglio federale aveva stabilito che i Cantoni dovevano contribuire a coprire alcuni costi. Al momento non è ancora chiaro se e quanti spazi dovranno essere creati e quale sarà la fattura finale. Secondo i verbali dello Stato maggiore Asilo mancherebbero circa 2.500 posti letto per il picco previsto in autunno.
30 mila domande d’asilo
La situazione oggi, nel settore dell’asilo, rimane tesa. Ieri, il Ministero dell’interno tedesco ha annunciato la proroga - fino al 15 giugno - dei controlli alle frontiere con la Svizzera, la Polonia e la Repubblica Ceca per rafforzare la lotta all’immigrazione irregolare. Martedì Beat Jans, per il suo primo viaggio in Ticino da consigliere federale, sarà nel Mendrisiotto. Visiterà il Centro federale d’asilo e incontrerà i rappresentanti del Cantone e dei Comuni di Chiasso, Novazzano e Balerna.
Solo pochi giorni fa la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha presentato le cifre del 2023: lo scorso anno in Svizzera sono state presentate 30.223 domande d’asilo (anche per il 2024 si stimano cifre simili), ossia 5.712 in più rispetto all’anno precedente (+23,3%). Tale incremento è dovuto in particolare a un aumento delle richieste da parte di cittadini turchi, marocchini e algerini. Tuttavia, le persone provenienti da questi ultimi due Paesi difficilmente ottengono asilo in Svizzera o in un altro Paese europeo. In termini generali, l’Afghanistan - con quasi 8 mila domande - è risultato il principale paese di provenienza di richiedenti asilo. Seguono la Turchia (5675), l’Eritrea (705), l’Algeria (1781) e il Marocco (1596).
A novembre, per accelerare le procedure nei confronti delle persone provenienti dal Maghreb, è stato lanciato un progetto pilota a Zurigo: la domanda d’asilo viene trattata in ventiquattr’ore. Il risultato? Da quanto è stata lanciata la fase test di questa procedura rapida, il numero di richiedenti asilo provenienti dal Maghreb è calato del 34%. Visto il buon funzionamento della nuova procedura, si è deciso di estenderla agli altri centri federali, tra cui quello di Chiasso.