«Karin Keller-Sutter ha chiesto le dimissioni del capo dell'esercito»

I rapporti tra Viola Amherd e Karin Keller-Sutter sono tutt’altro che idilliaci. Nella Berna federale si tratta ormai di un segreto di Pulcinella. A esacerbare la situazione, in Governo, sono state le discussioni relative ai fondi per l’Esercito, con la «ministra» della Difesa che auspicava più investimenti e la «ministra» delle Finanze che premeva - e preme tuttora - per un freno alle uscite.
Oggi la vicenda si è arricchita di un ulteriore capitolo, stando a un articolo della NZZ am Sonntag; nella «lotta per il potere e per i miliardi» tra la consigliera federale dimissionaria e l’attuale presidente della Confederazione, a farne le spese sarebbe stato il capo dell’Esercito, Thomas Süssli, che lascerà l’incarico alla fine dell’anno. «Keller-Sutter voleva licenziare il capo dell’Esercito» è il titolo in prima pagina del domenicale zurighese, che ha rivelato alcuni retroscena dopo la notizia sulle dimissioni (presentate lo scorso 30 gennaio) del comandante di corpo. Lo stesso hanno fatto anche i domenicali del gruppo Tamedia.
Apparizioni pubbliche
Dall’invasione russa all’Ucraina, nel febbraio del 2022, la Svizzera si è resa conto di non avere un esercito adeguatamente attrezzato. Lo stesso Süssli lo ha ripetuto a più riprese: con i mezzi attuali, le forze armate elvetiche resisterebbero solo un paio di settimane. La necessità di avere maggiori risorse a disposizione è stata ribadita nel corso di numerosi eventi, interviste e apparizioni pubbliche del capo dell’Esercito. Ciò avrebbe irritato la «ministra» responsabile delle finanze, ma anche altri consiglieri federali. La SonntagsZeitung, ad esempio, ricorda il rimprovero “pubblico” di Ignazio Cassis (collega di partito di Keller-Sutter) allo stesso Süssli durante l’assemblea dei delegati della Società svizzera degli ufficiali (SSU) al LAC di Lugano nel marzo dello scorso anno.
La fuga di notizie
Le indiscrezioni sulla partenza del capo dell’Esercito, anticipate lo scorso martedì proprio dalla NZZ, hanno dato luogo a una lunga discussione in Consiglio federale durante la seduta di mercoledì. Tuttavia, non è stata l’unica «soffiata» ad aver adirato i membri dell’Esecutivo. Da anni, anche da prima degli ormai noti «Corona-Leaks», il Governo ha un problema con le indiscrezioni. La storia si è ripetuta (per l’ennesima volta) la scorsa estate. Il problema? Un’anticipazione della NZZ am Sonntag a fine agosto sulle misure di risparmio elaborate dal gruppo di lavoro guidato da Serge Gaillard e presentate poi ufficialmente pochi giorni più tardi.
Per Keller-Sutter, la fonte delle indiscrezioni era il capo dell’Esercito. Di piu. Stando al domenicale, la sangallese avrebbe chiesto le dimissioni di Süssli.Sulla fuga di notizie è stata avviata un’inchiesta amministrativa (ordinata da Amherd, allora presidente della Confederazione) ed è stata sporta denuncia. Da tempo, ormai, qualsiasi indiscrezione che riguarda il Governo si traduce automaticamente in una denuncia contro ignoti al Ministero pubblico della Confederazione.
Clima di fiducia
Il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) ha confermato l’apertura dell’inchiesta amministrativa, svolta dallo studio legale Homburger. «L’indagine ha rivelato che non vi erano fatti che richiedessero un intervento d’ufficio nell’interesse pubblico», ha indicato il DDPS ai domenicali. Pertanto, le ricerche si sono concluse con un nulla di fatto e contro Süssli non è stato avviato alcun procedimento disciplinare. La vicenda, però, non ha rafforzato il clima di fiducia. Per il DDPS, tuttavia, «le dimissioni del capo dell’esercito non hanno nulla a che fare con l’indagine svolta in quel momento».