Migrazione

La frontiera divide la politica

La stretta della Germania sulla sorveglianza ai confini riaccende la discussione – La SEM: «Il ripristino dei controlli non è un mezzo adeguato per raggiungere l’obiettivo» – Burkart: «Alcuni Cantoni, come il Ticino, sono al limite»
©Chiara Zocchetti
Luca Faranda
13.09.2024 06:00

Da lunedì i confini della Germania saranno maggiormente controllati. Per una durata di sei mesi, le autorità tedesche rafforzeranno la sorveglianza con l’obiettivo di ridurre l’immigrazione irregolare e contrastare il terrorismo. L’obiettivo di Berlino è «aumentare i respingimenti». Lo ha detto ieri la ministra degli Interni tedesca, Nancy Faeser, intervenendo al dibattito sulla migrazione al Bundestag, difendendo il «pacchetto sicurezza» varato dopo l’attentato di Solingen di fine agosto.

La decisione di Berlino ha scatenato le reazioni dei Paesi dell’Unione europea. Ad esempio, il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha definito la decisione «una sospensione di fatto dell’accordo di Schengen su larga scala». La mossa di Berlino potrebbe infatti avere un «effetto domino», che porterebbe all’introduzione di misure simili in altri Stati europei.

Per il momento, tuttavia, ai confini di terra tedeschi non saranno effettuati controlli sistematici. È inoltre opportuno ricordare che la Germania già mesi fa aveva intensificato i controlli al confine con la Svizzera, ma anche con Polonia, Repubblica Ceca e Austria.

Dalle parole ai fatti

La decisione di Berlino ha tuttavia innescato il dibattito anche nella Confederazione. Il Consiglio federale (per il momento) non ha annunciato alcuna misura, ma UDC e PLR chiedono un intervento immediato. I liberali-radicali, in particolare, chiedono a Beat Jans di passare dalle parole ai fatti: «Abbiamo un’eccessiva immigrazione illegale. Dobbiamo adottare tempestivamente delle misure», critica Thierry Burkart, presidente del PLR, secondo cui bisogna rafforzare i controlli mirati nei punti nevralgici della frontiera e anche nelle zone limitrofe. Per il consigliere agli Stati argoviese, «è chiaro che se la Germania rafforza i controlli, in Svizzera arriveranno più persone». Ciò avrà un effetto sulla popolazione, ma non solo. «Alcuni Cantoni sono al limite, come il Ticino. E lo abbiamo visto a Chiasso».

Rispettare Schengen e Dublino

Il presidente del PLR e una delegazione del partito, si erano recati nella cittadina di confine nell’agosto del 2023 per farsi un’idea della situazione. Allora era ancora Elisabeth Baume-Schneider a capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP). Oggi, con Beat Jans, le cose non sono cambiate: «Ha iniziato facendo grandi annunci, ma per il momento non è cambiato nulla», spiega Burkart, che chiede così un giro di vite non solo ai confini, ma anche per evitare che il sistema d’asilo diventi più attrattivo. A differenza dell’UDC, il PLR chiede tuttavia di rispettare gli accordi di Schengen e Dublino. «Ma se il governo tedesco può trattenere e rimandare immediatamente indietro i richiedenti l’asilo già registrati altrove, allora il Consiglio federale deve poter fare lo stesso al nostro confine con l’Italia».

«Nessun impatto»

Berna non sembra però essere intenzionata ad agire. «Condividiamo con la Germania l’obiettivo di prevenire la migrazione secondaria irregolare. Dal punto di vista della Svizzera, tuttavia, il ripristino dei controlli alle frontiere interne non è un mezzo adeguato per raggiungere questo obiettivo», ci spiega Nicolas Cerclé, portavoce della Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Per quest’ultima, la decisione della Germania non avrà un grosso impatto sulla Svizzera. «Si tratta di una misura che non incide in modo sostanziale sul regime di frontiera svizzero. La Germania sta rafforzando da mesi i controlli alle frontiere. Questi controlli più intensivi alle frontiere non hanno finora avuto alcun impatto sul numero di richieste di asilo in Svizzera», sottolinea la SEM, precisando tuttavia che la Confederazione continuerà «ad analizzare gli sviluppi futuri dopo la decisione del governo tedesco».

Il Consiglio federale, in realtà, a fine maggio aveva deciso di intensificare in modo mirato e temporaneo i controlli alle frontiere durante l’estate. La Conferenza di pace sul Bürgenstock, gli Europei di calcio in Germania e i Giochi olimpici in Francia avevano imposto una maggiore sorveglianza - in particolare contro il terrorismo - ai confini. Il risultato? «I maggiori controlli alle frontiere limitati nel tempo (da giugno fino alla scorsa domenica, ndr) non hanno sortito alcun effetto sulla migrazione irregolare», spiega il DGFP in un comunicato, aggiungendo che le intercettazioni di persone che soggiornavano illegalmente in Svizzera avvenute nel 2024 sono state nel complesso inferiori a quelle dell’anno precedente.

«Questi dati - sottolineano i servizi di Beat Jans - indicano che le rotte e i flussi migratori dipendono da molti altri parametri. La Segreteria di Stato della migrazione ritiene che il calo degli sbarchi in Italia e lo spostamento delle rotte migratorie abbia effetti sul numero di intercettazioni».

L’UDC stuzzica Pfister

L’UDC, che da tempo chiede controlli sistematici alle frontiere e il respingimento dei richiedenti asilo illegali, vuole ora formare «un’alleanza borghese» in Parlamento per rendere più severa la politica d’asilo.

Per i democentristi, «l’immigrazione clandestina, che avviene principalmente attraverso la via dell’asilo, deve essere fermata». Come nelle recenti sessioni, il gruppo parlamentare ha richiesto una sessione straordinaria sul tema dell’asilo che si terrà il 24 settembre (al Nazionale) e il 25 (agli Stati).

In totale, sono una ventina gli atti parlamentari in questo ambito che verranno affrontati in queste tre settimane. Per avere più chance di successo, l’UDC ha messo pressione sul presidente del Centro: «Gerhard Pfister ha la responsabilità di prendere finalmente una posizione con il suo gruppo parlamentare». Pfister, dal canto suo, non risponde alla provocazione. Ci pensa invece il capogruppo alle Camere, Philipp Matthias Bregy: «Nella politica d’asilo è importante sostenere delle proposte realizzabili. Questa è la posizione del Centro», ci spiega il consigliere nazionale vallesano, secondo cui anche il Centro proporrà soluzioni mirate, ma senza proposte impraticabili solo per posizionare il partito.