Berna

La politica accumula ritardo, ma non ci sarà un giro di vite

Ore di dibattiti e atti parlamentari in attesa: tutte le richieste di limitare gli interventi sono state affossate – Marchesi (UDC): «Servirebbe più autodisciplina» – Gysin (Verdi): «Ridurre il tempo di parola svilisce il nostro ruolo»
©PETER KLAUNZER
Luca Faranda
06.03.2025 06:00

A Palazzo federale la chiamano «Politik für die Galerie», ovvero la «politica per le tribune». Al di sopra delle sale del Consiglio nazionale e degli Stati, infatti, i visitatori hanno la possibilità di seguire dal vivo i dibattiti e le votazioni. Soprattutto nella Camera del popolo, i deputati colgono al volo le occasioni per salire «sul podio» e dire la loro.

In occasione delle discussioni sulle iniziative popolari, tutti i membri del Nazionale hanno la possibilità di prendere la parola. E ieri c’è chi ne ha approfittato: sull’iniziativa «Il denaro contante è libertà» si sono annunciati 34 oratori (di cui 21 solo del gruppo parlamentare dell’UDC), mentre sull’iniziativa «Per il futuro» - il dibattito è iniziato ieri, ma proseguirà per altri due giorni tra un paio di settimane - vorrebbero esprimersi ben 63 consiglieri nazionali. Il risultato: poco interesse e la sala del Consiglio nazionale mezza vuota, con svariati deputati che ne hanno approfittato per fare altro.

Massimo tre minuti, non cinque

La questione non riguarda però solo le iniziative popolari. Di recente, il capogruppo del PLR alle Camere, Damien Cottier, ha chiesto di ridurre da cinque a tre minuti il tempo di parola per trattare mozioni, postulati e iniziative parlamentari al Consiglio nazionale (agli Stati, invece, non c’è alcun limite di tempo).

Per il consigliere nazionale neocastellano, la Camera del popolo deve essere più efficiente: alla fine di ogni sessione ci sono infatti tra gli 800 e i 1.000 oggetti che restano in attesa. E, dopo due anni, finiscono nel cestino. Il Nazionale a maggio deve organizzare una sessione straordinaria ad hoc per trattare gli atti parlamentari in sospeso, ma spesso (anche in quei pochi giorni) i deputati ne presentano più di quanti ne riescono a discutere. Il cane che si morde la coda.

Responsabilità individuale

Le soluzioni per correggere questa dinamica, tuttavia, non convincono le Camere. La Commissione delle istituzioni politiche del Nazionale, un paio di settimane fa, si è infatti opposta all’iniziativa parlamentare di Cottier. Per la maggioranza, il dibattito in Consiglio nazionale dovrebbe avere una certa sostanza e, pertanto, chi prende la parola deve poter disporre di tempo a sufficienza.

«Abbiamo provato varie strade: dimezzare il numero dei relatori (attualmente sono due, ndr), limitare il numero di atti da depositare o di non presentarne durante la sessione straordinaria. Ma, anche a causa dell’opposizione a sinistra, non si trova mai una maggioranza», critica Piero Marchesi (UDC), secondo cui è necessaria più autodisciplina tra i singoli consiglieri nazionali. Dello stesso avviso la presidente della commissione Greta Gysin (Verdi). «Basterebbe un po’ di responsabilità individuale: non si deve per forza essere presenti su ogni tema e “buttare là” atti parlamentari poco studiati, come spesso accade».

Progetto pilota in pandemia

Per l’ecologista ridurre il tempo di parola è sbagliato. «Svilisce il nostro ruolo di parlamentari, che è di portare delle idee. Inoltre, non penso che possa migliorare di molto l’efficienza». Stando a Cottier, invece, è il contrario: durante il periodo Covid, era stato avviato un progetto pilota, sulla base di un accordo informale tra i gruppi. Per recuperare il ritardo accumulato all’inizio della pandemia, il tempo di parola era stato ridotto da 5 a 3 minuti. Questa prassi non è stata mantenuta dopo il 2020, ma per Cottier ha dato buoni segnali: si potrebbero evadere fino al 66% di atti parlamentari in più.

Oltre 12 milioni di franchi

Non è l’unica soluzione a non aver fatto breccia: ieri, il Consiglio degli Stati, ha respinto (25 voti contro 10 e un’astensione), un’iniziativa parlamentare del consigliere nazionale Thomas Matter (UDC/ZH), che chiedeva di limitare a 32 per legislatura (due per ogni sessione ordinaria) il numero di interventi parlamentari che i consiglieri nazionali possono depositare.

Al Nazionale la proposta era passata per un voto, ma i «senatori» (che non sarebbero stati toccati dalla misura), l’hanno affossata. Per Matter, la quantità di interventi parlamentari sovraccarica il Consiglio nazionale «in misura irresponsabile»: nel 2021 sono stati presentati quasi 1.900 interventi per un costo che si aggira attorno ai 12 milioni di franchi (la stima, del lontano 2007, indica che ogni atto parlamentare costa in media 6.120 franchi).

Le statistiche snocciolate in aula dal «senatore» Mathias Zopfi (Verdi/GL), mostrano inoltre che la maggior parte dei deputati presenta meno di una decina di oggetti per legislatura. Tra i consiglieri nazionali, solo undici deputati hanno presentato più di 32 interventi. Uno di questi è il leghista Lorenzo Quadri: solo nel 2024 ne ha presentati 36, gli altri deputati ticinesi non superano i 20.