La Svizzera accoglie i paperoni norvegesi
Se ci sono paradisi fiscali, diceva l’economista francese Pascal Salin, significa anche che ci sono inferni fiscali. Con l’abolizione del segreto bancario per i non residenti, la Svizzera non viene più considerata un paradiso fiscale. Ma la Norvegia, agli occhi di certi suoi super ricchi, sta diventando un inferno. Una serie di misure a livello di imposizione dei patrimoni decise dal nuovo Governo a guida socialdemocratica sta spingendo diversi cittadini particolarmente facoltosi a lasciare il Paese, alla volta di lidi meno esosi. Secondo la Handelszeitung, che ha ripreso fonti di stampa norvegesi, sono 36 i «paperoni» norvergesi – con un patrimonio stimato di oltre 100 milioni di franchi – che per sfuggire alla pressione tributaria hanno deciso di stabilirsi nella Confederazione. Il primo è stato l’ex campione di sci di fondo Bjorn Dhälie, che si è trasferito con la moglie a Zugo. Poi, lo scorso settembre, è stata la volta di un altro suo illustre connazionale, il «miliardario del salmone» Kiell Inge Rokke, il secondo contribuente del Paese, alla testa di una società con 18 mila dipendenti, che a Oslo ha preferito la regina del Ceresio. La notizia del suo trasferimento a Lugano, data con risalto da molti media, ha suscitato clamore. I due apripista sono stati seguiti da altri miliardari (in corone), nomi che a queste latitudini magari dicono poco ma che alle località svizzere di approdo potranno lasciare tanto. Come Magnus Reitan, che ha trasferito ai figli residenti a Ginevra un patrimonio di 1,9 miliardi di franchi. O come due noti investitori nel settore IT , Jens Rugseth e Rune Syversen, che fanno parte delle 400 persone più ricche del Paese, che hanno comprato casa nel Canton Lucerna. L’ultimo arrivato, ma non per patrimonio, è l’armatore Trond Harald Klaveness (455 milioni), che dovrebbe insediarsi sulla riva sinistra del lago di Zurigo.
Il neoluganese Rokke figura ora sulla lista delle 300 personalità più ricche residenti in Svizzera, elaborata ogni anno dalla rivista specializzata Bilanz. Con un patrimonio di quasi 4 miliardi di franchi, occupa il 49. posto della graduatoria, sempre capeggiata dai figli del fondatore di Ikea Ingvar Kamprad, con 55 miliardi di franchi. Sulla lista c’è anche l’investitore Christian Sinding, CEO della società svedese EQT, che con un patrimonio di 700 milioni di franchi si trova al 174. posto. Sinding, comunque non fa parte dell’esodo norvegese, in quanto risiede in una località sul lago di Zurigo dal 2013.
Le misure che hanno spingere i superricchi norvegesi a lasciare il loro domicilio fiscale sono in particolare l’aumento dell’imposta sulla sostanza (sopra i 160 mila franchi il prelievo è dell’1,1%) e di quella sui dividendi, che dovrebbero entrare in vigore il 1. gennaio. Il Governo del primo ministro Jonas Gahr Störe, deciso a mantenere la promessa fatta agli elettori di tassare di più i grossi patrimoni per finanziare lo stato sociale, sta tentando di rallentare l’esodo con sanzioni fiscali, che però secondo quanto riferito giovedì scorso dalla NZZ non sembrano dare l’effetto sperato. C’è chi ritiene la stretta fiscale vessatoria. Fredrik Haga, uno dei fondatori della società di criptovalute Dune, ha annunciato al Financial Times di volersi trasferire a Zugo: «Non è che non vogliamo pagare le tasse. Si tratta di pagare le tasse su soldi che non ho».
Ticino sul podio
Intanto, in Svizzera, c’è già chi ha fiutato l’affare. Come ad esempio la società immobiliare «Property one», che ha sedi a Zurigo, Zugo, Basilea e Ascona. «Da mesi siamo impegnati in diverse transazioni con norvegesi in Ticino e nella Svizzera tedesca», ha dichiarato il CEO Kevin Hinder all’Handelszeitung. La sua società ha pubblicato annunci sul sito web del principale giornale economico norvegese. La domanda di spazi abitativi, secondo «Property one», dovrebbe continuare a crescere. Proprio in Svizzera vivono infatti circa 5 mila super ricchi, quasi 900 dei quali in Ticino. Nel 2020 (anno a cui risalgono gli ultimi dati, i prossimi saranno comunicati nel corso del 2023) il nostro cantone ha registrato una cinquantina di persone in più tassate secondo il loro dispendio e un gettito di 158 milioni, in costante crescita negli ultimi cinque anni. «Numeri che ben fanno capire l’importanza dei globalisti per il nostro cantone. Non costano nulla, ma consumano. E, anche se meno di quanto dovrebbero, pagano le tasse», commenta Samuele Vorpe, responsabile del Centro competenze tributarie della SUPSI. Senza questo regime fiscale, sottolinea Vorpe, «queste persone non verrebbero in Ticino. Sceglierebbero altre mete in cui prendere domicilio». Ecco perché le autorità fiscali cercano di trattenere i globalisti che già risiedono nel cantone e, se possibile, di attrarne di nuovi. «Il Ticino è al terzo posto per numero di globalisti, dopo Vaud e Vallese e davanti a Ginevra e Grigioni. Questi super ricchi, oltre a generare entrate supplementari per il Cantone, fanno girare l’economia».