Il punto

La Svizzera dalla parte del clima

Approvata a larga maggioranza la legge sulla protezione dell'ambiente: il 59,1% degli svizzeri vuole la neutralità climatica entro il 2050 – La proposta sostenuta anche dal Ticino – Albert Rösti: «Bisognerà produrre più corrente indigena»
© KEYSTONE / ALESSANDRO DELLA VALLE
Luca Faranda
18.06.2023 19:45

La Svizzera dovrà avere un occhio di riguardo per la protezione del clima e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per farlo, ha deciso di porsi degli obiettivi ambiziosi e i cittadini intendono seguire questa strada: la legge sulla protezione del clima è stata accolta dal 59,1% dei votanti. La partecipazione si è attestata al 42,4% in Svizzera e al 39,3% a Sud delle Alpi.

Un risultato netto, con punte che hanno superato il 70% dei consensi, come a Ginevra (74,5% di sì) e Basilea Città (73,3%). In Ticino invece, il testo è stato approvato dal 54,8% dei votanti.

Il controprogetto indiretto all’iniziativa per i ghiacciai non necessitava della doppia maggioranza di popolo e cantoni: il testo è comunque stato bocciato a Uri, Obvaldo, Nidvaldo, Glarona, Appenzello interno, Svitto - con il dato più basso, solo 42,48% di sì - e Turgovia.

«La legge federale sugli obiettivi in materia di protezione del clima, l’innovazione e il rafforzamento della sicurezza energetica» prevede programmi di sovvenzioni miliardarie (in totale 3,2 miliardi in dieci anni) per la sostituzione degli impianti di riscaldamento e per le tecnologie innovative nell’industria. La legge non prevede né divieti né nuove tasse, ma fissa dei punti di riferimento per il percorso verso l'obiettivo zero netto del 2050.

Dal CO2 alle energie rinnovabili

Il popolo svizzero ha così seguito - come per gli altri oggetti alle urne - le raccomandazioni di Parlamento e Consiglio federale. «La politica climatica inizia con la politica energetica», ha voluto sottolineare il «ministro» dell’Ambiente e dell’Energia Albert Rösti, ricordando che ora «sono stati posti obiettivi ambiziosi.

In concreto, «dobbiamo ridurre fortemente l’utilizzo di benzina, gas naturale e olio da riscaldamento. Sostituire i riscaldamenti, laddove possibile, con pompe di calore o pellet e anche le auto a benzina e diesel con i veicoli elettrici». In ogni caso, ha avvertito Rösti, «se vogliamo elettrificare, bisognerà anche produrre più corrente. La decisione del popolo è anche un chiaro segnale che si dovranno fare passi avanti in termini di produzione indigena».

Per il consigliere federale, la palla ora è nel campo del Parlamento. Da un lato con la legge federale su un approvvigionamento sicuro con le energie rinnovabili. «Spero che l’iter si concluda a settembre», ha spiegato Rösti, aggiungendo che non è da escludere il lancio di un referendum. Ma non solo: a settembre arriverà sui banchi del Consiglio degli Stati la revisione della legge sul CO2. L’auspicio del «ministro» UDC è che il Parlamento non la «carichi troppo», per evitare eventuali nuove sconfitte alle urne come avvenuto due anni fa.

Dobbiamo ridurre fortemente l’utilizzo di benzina, gas naturale e olio da riscaldamento. Sostituire i riscaldamenti, laddove possibile, con pompe di calore o pellet e anche le auto a benzina e diesel con i veicoli elettrici
Albert Rösti, «ministro» dell'Ambiente e dell'Energia

L’iniziativa? «Capitolo chiuso»

«C’è grande soddisfazione, in particolare per le proporzioni del risultato. Nessuno se lo aspettava. A livello svizzero ha riscosso persino più consensi della Strategia energetica 2050 (approvata nel 2017, aveva raccolto il 58,2% dei voti, ndr). Fa particolarmente piacere che anche diversi cantoni di montagna, come Ticino, Vallese e Grigioni, abbiano chiaramente sostenuto la proposta», ci spiega Marco Battaglia, tra i promotori dell’iniziativa per i ghiacciai.

Ora che il controprogetto è stato approvato, il testo dell’iniziativa (sul quale era già stato deciso un ritiro condizionato lo scorso autunno) verrà definitivamente ritirato. «È un capitolo chiuso», conferma Battaglia.

«Il controprogetto indiretto è un buon compromesso, che ha permesso di ottenere un’ampia maggioranza già in parlamento. I fattori decisivi sono stati l’assenza di divieti e l’introduzione di incentivi. Dopo la bocciatura della legge sul CO2 la lezione è stata imparata. Personalmente siamo soddisfatti, ora bisognerà vigilare sull’implementazione e sul raggiungimento degli obiettivi. Ma non sarà solo compito nostro, ma di tutta la politica», sottolinea Battaglia.

Un mandato per il futuro

Numerose le organizzazioni ambientaliste che hanno espresso soddisfazione per il risultato alle urne. «Il sì alla Legge sulla protezione del clima è un mandato per il futuro: ora conta la partecipazione di tutti. Economia, agricoltura, finanza, associazioni ambientaliste: loro e tutti noi siamo parte di un movimento globale verso un mondo più rispettoso del clima. Portiamo con noi questo slancio nei futuri dibattiti politici e nelle elezioni», ha indicato in un comunicato Thomas Vellacott, a capo della sezione svizzera del WWF. A suo avviso, l’approvazione del testo «è la prova che l’elettorato svizzero non si lascia irritare da campagne angoscianti e dalle fake news».

PLR spaccato

Stando a un sondaggio di Tamedia pubblicato in serata, l’opposizione più forte - come ampiamente prevedibile - è arrivata dalle fila dell’UDC (85% di contrari), unico partito a combattere la legge.

Spaccati invece i simpatizzanti del PLR, con un risicato 51% di voti a favore del testo. Decisamente più marcato invece il supporto dei sostenitori del Centro (67%) e soprattutto del PS(87%) e dei Verdi (93%).

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