Indagini

Lacune nell’affare dei Leopard 1, alla Ruag salta la testa di Perrin

Il presidente del Consiglio di amministrazione ha deciso di rassegnare le dimissioni, ma per il momento resta in sella - Il Controllo federale delle finanze ha analizzato la compravendita dei carri armati: sono emersi svariati errori
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Luca Faranda
20.02.2024 23:01

Non c’è pace per la Ruag. Questa volta a indagare - su ordine di Viola Amherd - è stato il Controllo federale delle finanze (CDF), che ha voluto vederci chiaro sulla compravendita dei carri armati Leopard 1. Il caso è scoppiato lo scorso agosto, nello stesso mese delle dimissioni della CEO di Ruag MRO Brigitte Beck. Il risultato? Le lacune riscontrate dal CDF sono numerose. A tal punto che ora anche Nicolas Perrin, presidente del Consiglio di amministrazione di Ruag MRO Holding, ha deciso di rassegnare le dimissioni «per consentire in futuro a Ruag MRO di ripartire con un nuovo slancio». Resterà in sella fino a quando il suo successore rileverà la funzione.

Vicenda ingarbugliata

Facciamo un passo indietro, tornando al 2016: nella primavera di quell’anno, Ruag acquista cento carri armati Leopard 1 - di seconda mano - e vari pezzi di ricambio dall’esercito italiano. Il prezzo di acquisto è di circa 4,5 milioni di euro (oltre cinque milioni di franchi secondo il cambio di allora).

Nell’agosto del 2017, firma un contratto di cinque anni - a circa 5 mila franchi al mese - con la società logistica Goriziane per stivare i carri armati a Villesse (un comune friulano vicino al confine con la Slovenia). Benché i carri armati depositati in Italia appartengano a RUAG Svizzera (l’esercito elvetico utilizza dal canto suo il modello Leopard 2), a inizio 2021 RUAG Germania sottoscrive un complemento al contratto con Goriziane nel quale l’affitto mensile (per otto anni e senza possibilità di disdetta) viene più che triplicato, arrivando a circa 18 mila franchi al mese.

La guerra in Ucraina

Tra il 2018 e il 2020, Ruag vende pezzi di ricambio attraverso la sua società in Germania generando un fatturato di quasi 4 milioni di franchi. Nonostante qualche approccio all’acquisto dei carri, in quegli anni non viene firmato alcun contratto di vendita. Solo Goriziane acquista quattro veicoli (che non ha ancora pagato, secondo i conti di Ruag). Le altre 96 unità sono ancora in Italia. A mettere gli occhi su questi Leopard 1 (e sui pezzi di ricambio) è la società tedesca Rheinmetall: vorrebbe infatti riparare i carri armati e consegnarli all’Ucraina. I primi contatti risalgono a marzo 2022, ma si intensificano all’inizio del 2023: RUAG - chiedendo l’autorizzazione alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) - sottoscrive il contratto con Rheinmetall per i 96 carri armati e tutti i pezzi di ricambio. Il Consiglio federale, però, nel mese di giugno dello scorso anno si oppone alla vendita in seguito ad approfondimenti sulla neutralità.

Carenze e criticità

In tutto questo processo, le carenze riscontrate dal CDF sono numerose: già l’acquisto del 2016 (per oltre 5 milioni di franchi) è stato eseguito senza l’autorizzazione della direzione e del Consiglio di amministrazione del gruppo. Il CDF critica anche le modalità e l’aumento dell’affitto «sfavorevole sotto il profilo economico-aziendale», così come il coinvolgimento di Ruag Germania nell’operazione. In generale, il «Controllo federale delle finanze ha constatato lacune formali all’atto dell’acquisto e carenze nel sistema di compliance». Oltre a ciò, pure nei rapporti con Rheinmetall ci sono evidenti lacune. Il contratto di vendita di inizio 2023 include infatti «un accordo supplementare che stabilisce come gestire la rivendicazione della proprietà di 25 dei 96 carri armati da parte della ditta GLS. In tale operazione manca l’approvazione formale da parte del comitato esecutivo e del consiglio di amministrazione di RUAG», critica il CDF.

25 mezzi contesi

Un punto sul quale bisogna ancora fare chiarezza è la vendita di 25 dei 96 Leopard 1 alla società Global Logistics Support: GLS li acquista nel marzo 2020 per 500 euro l’uno, ma senza ritirarli. A fine 2021 RUAG restituisce a GLS l’importo pagato. Il 13 febbraio 2023, giorno in cui RUAG sottoscrive il contratto con Rheinmetall, GLS versa nuovamente a RUAG la somma per i 25 carri armati, rivendicandone la proprietà.

Nessuna conseguenza penale

Il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) afferma di aver preso sul serio le lacune emerse in questo affare e si attende che vengano rapidamente colmate. Sulla questione ha prontamente reagito la stessa RUAG (che sul caso ha avviato lo scorso agosto anche un’indagine interna): sebbene non siano stati riscontrati comportamenti di rilevanza penale, Perrin ha deciso di lasciare l’incarico.

Il Controllo federale delle finanze però sta indagando più a fondo: è infatti in corso una seconda verifica che riguarda la direzione e la gestione della Ruag MRO, così come l’indagine commissionata dal Parlamento «concernente possibili aspetti di truffa».