Votazioni

Legge sulla protezione del clima, necessaria o divoratrice di energia?

La proposta, alle urne il prossimo 18 giugno, chiede che la Confederazione diventi neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050 – Misure di promozione al posto di tasse e divieti: previsti incentivi per un totale di 3,2 miliardi di franchi – L’UDC critica: «Assurda, inutile e costosa»
L’approvvigionamento elettrico in futuro dovrà essere garantito soprattutto da fonti rinnovabili. © KEYSTONE
Luca Faranda
16.05.2023 06:00

Il 18 giugno il popolo svizzero è chiamato alle urne per esprimersi sulla «Legge federale sugli obiettivi in materia di protezione del clima, l’innovazione e il rafforzamento della sicurezza energetica». L’obiettivo è di ridurre le emissioni di CO₂, promuovendo le energie pulite in Svizzera. L’UDC non ci sta e ha lanciato con successo il referendum. Vediamo di cosa si tratta.

Qual è l’obiettivo di questa legge?

La legge sulla protezione del clima, approvata dal Parlamento lo scorso settembre, mira a raggiungere la neutralità climatica in Svizzera entro il 2050. L’obiettivo è di ridurre progressivamente il consumo di petrolio e gas naturale per proteggere il clima. Per farlo, il Parlamento ha deciso di sbloccare 2 miliardi di franchi in dieci anni per il risanamento energetico degli edifici (attraverso la sostituzione di vecchi impianti di riscaldamento, come quelli elettrici) e altri 1,2 miliardi - spalmati su sei anni - per sostenere il settore industriale nella transizione ecologica. Quest’ultimo, entro il 2050, dovrà ridurre le emissioni del 90%, rispetto al 1990. Nel settore degli edifici e dei trasporti è invece stato imposto l’obiettivo di emissioni di CO₂ pari a zero.

Perché non si vota sull’«Iniziativa per i ghiacciai»?

Quello che andrà alle urne il 18 giugno è il controprogetto indiretto all’iniziativa popolare «Per un clima sano (detta anche Iniziativa per i ghiacciai). Il Parlamento ha mantenuto i punti essenziali e introdotto alcune modifiche, poiché ritiene il testo originale troppo estremo: ad esempio, chiedeva di azzerare le emissioni nette di CO₂ entro il 2050 e di vietare, a partire da quella data, il consumo di benzina, diesel, olio da riscaldamento e gas. Il controprogetto invece non prevede divieti espliciti dei vettori energetici fossili e prende in considerazione la situazione particolare delle regioni periferiche e di montagna. Confederazione e Cantoni dovranno fungere da esempio, ma anche la piazza finanziaria elvetica deve contribuire al raggiungimento degli obiettivi. A differenza della legge sul CO₂ (respinta dal popolo nel giugno 2021), il progetto non introduce nessuna nuova tassa o imposta. Il comitato d’iniziativa si è detto favorevole a quanto elaborato dal Parlamento e ha ritirato - a determinate condizioni - la sua iniziativa. Se il popolo dovesse bocciare la legge alle urne, i promotori si riservano il diritto di presentare al voto l’iniziativa.

È necessaria la maggioranza dei Cantoni?

No, essendo un controprogetto indiretto, il Parlamento ha deciso di intervenire a livello di legge e dunque in caso di approvazione non ci sarà una modifica costituzionale. Questa legge è però stata contestata dall’UDC, che ha raccolto oltre il doppio delle 50 mila firme necessarie per la riuscita del referendum.

Perché l’UDC ha lanciato il referendum?

L’UDC ritiene questa legge «assurda, inutile e costosa», nonché «divoratrice di energia». Stando al partito, aggraverà la penuria di elettricità proprio nel bel mezzo di una crisi e non porterà alcun beneficio dal punto di vista climatico: la Svizzera è responsabile solo dell’uno per mille delle emissioni globali di CO₂. Inoltre, le emissioni annue pro capite nella Confederazione (6,1 tonnellate per abitante) sono inferiori ai Paesi limitrofi e alla media UE (8,2 tonnellate).

I contrari (tra cui GastroSuisse) sono inoltre dell’idea che la proposta comporti de facto il divieto di benzina, diesel, nafta e gas (che rappresenta circa il 60% dei consumi attuali). Per rimpiazzare queste fonti di energia - e garantire l’approvvigionamento, soprattutto in inverno - bisognerà investire massicciamente sulle energie rinnovabili, anche a scapito della tutela del paesaggio. I limiti della nuova legge sono essenzialmente due: il rischio di penuria energetica e l’aumento – giudicato spropositato - dei costi. Inoltre ci sono obiettivi climatici ambiziosi, ma non misure concrete per raggiungerli. Per l’UDC il costo dell’energia passerà da 3.000 a 9.600 franchi per persona all’anno, sulla base però di uno studio contestato: gli scenari sono ipotizzati su una Svizzera completamente autosufficiente dal punto di vista energetico.

Quali sono invece gli argomenti dei favorevoli?

In Parlamento - ad eccezione del gruppo UDC - tutti i partiti hanno sostenuto la proposta. La Svizzera, secondo i favorevoli, deve adempiere ai propri obblighi internazionali (come l’Accordo di Parigi, ratificato nel 2017). I danni relativi al cambiamento climatico sono già chiaramente percepibili nella Confederazione (da qui il nome dell’Iniziativa «per i ghiacciai»). Per quanto riguarda petrolio e gas, la Svizzera attinge molto dalle importazioni. Stando ai favorevoli, la legge permetterebbe di ridurre la dipendenza dall’estero e contribuirebbe a promuovere anche una maggiore efficienza energetica. La legge è sostenuta da numerose organizzazioni, tra cui economiesuisse, l’Unione svizzera dei contadini, le organizzazioni legate al turismo nonché le città svizzere.

Cosa si intende per neutralità climatica?

Dato che non è possibile ridurre a zero l’emissione di gas serra in tutti i settori, ad esempio negli impianti di incenerimento dei rifiuti o nell’agricoltura, le emissioni rimanenti dovranno essere compensate. Esse dovranno essere sottratte dall’atmosfera attraverso le cosiddette «emissioni negative»: la Svizzera non dovrà emettere più gas serra di quelli che potranno essere assorbiti dai serbatoi naturali (come le foreste) o tecnici (impianti energetici che anziché emettere CO₂ nell’atmosfera lo stoccano nel sottosuolo).