L'età pensionabile delle donne resta a 65 anni

Le donne andranno in pensione a 65 anni. Il Tribunale federale (TF) ha respinto i ricorsi contro il voto popolare del 25 settembre 2022 basato su cifre errate.
I giudici hanno discusso la gravità della violazione dei diritti politici causata dalle informazioni errate del Consiglio federale. Non essendoci accordo su come caratterizzare questa violazione, hanno deciso di non menzionarla nelle motivazioni della sentenza.
Hanno convenuto che la certezza del diritto escludeva l'annullamento del voto. La revisione della legge sull'AVS era legata alla riforma dell'AVS 21, messa in votazione nello stesso periodo. Un annullamento della prima si sarebbe esteso alla seconda. Alcune misure di questo pacchetto sono già in vigore dal 1° gennaio 2024, come l'aumento dell'aliquota IVA. L'annullamento avrebbe creato problemi all'amministrazione, alle aziende e ai beneficiari. «Dovremmo restituire alle aziende le tasse pagate in eccesso e chiedere il rimborso ai pensionati che si trovano già in una situazione finanziaria difficile», ha dichiarato uno dei giudici.
Sempre in tema di certezza del diritto, il tribunale ha sottolineato che l'aumento graduale dell'età pensionabile per le donne inizierà il 1° gennaio 2025. Anche in questo caso, molti dipendenti hanno preso disposizioni e tornare indietro comporterebbe grossi problemi.
Per quanto riguarda la classificazione della violazione dei diritti politici, alcuni giudici l'hanno giudicata grave, altri meno. Tutti ritengono che la comunicazione del Consiglio federale abbia lasciato a desiderare. Il governo ha scelto di indicare la necessità di finanziare l'AVS su un periodo di dieci anni, senza specificare che si trattava di proiezioni. In quanto tale, si trattava di una stima che dipendeva da numerose variabili.
La Corte ha ritenuto che il governo avrebbe fatto meglio a fornire un intervallo di valori o a sottolineare le incertezze relative alla sua stima. Alla luce delle esigenze di finanziamento a lungo termine dell'AVS, l'errore di 2,5 miliardi di franchi nel 2033 non può comunque essere considerato significativo, a loro avviso.
I ricorsi delle Donne socialiste, dei Verdi e di numerosi privati nei cantoni di Neuchâtel, Ginevra, Berna, Vaud e Zurigo erano stati inoltrati in agosto dopo che l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) aveva reso noto che le sue previsioni di spesa per l'AVS a lungo termine erano anormalmente elevate a causa di formule matematiche errate.
In base agli ultimi calcoli le spese dell'AVS per il 2033 erano state sovrastimate di 2,5 miliardi al momento della votazione. Il progetto AVS 21 era stato accolto da una risicata maggioranza del 50,6% dei votanti.
«Scelta ragionevole del Tribunale»
La decisione del Tribunale Federale (TF) è «molto ragionevole». È il commento della consigliera nazionale Barbara Steinemann (UDC/ZH) circa il respingimento dei ricorsi contro il voto popolare del 25 settembre 2022 deciso oggi dai giudici di Mon Repos.
Sarebbe discutibile in termini di stato di diritto se il voto fosse stato ripetuto sulla base di previsioni, ha detto Steinemann all'agenzia Keystone-ATS.
Anche molti altre votazioni avrebbero dovuto essere ripetute. Per esempio, sulla base dei dati sull'immigrazione o sul presunto aumento della sicurezza in seguito all'adesione a Schengen, ha scritto la democentrista sulla piattaforma X.
Se si fosse ripetuto il voto sull'età pensionabile delle donne, si sarebbe dovuto ripetere anche quello sulla 13esima AVS, poiché la situazione iniziale sarebbe stata diversa se le donne avessero dovuto lavorare solo fino a 64 anni, ha detto Steinemann.
«Donne defraudate di un anno di rendite»
L'Unione sindacale svizzera (USS) ha espresso delusione per la bocciatura unanime dei ricorsi contro la votazione su AVS 21. «Le donne continuano a essere defraudate di un anno di pensione», ha dichiarato in un comunicato.
I giudici federali hanno dato priorità alla certezza del diritto rispetto alla situazione pensionistica inadeguata delle donne. «Le donne hanno pensioni più basse e l'aumento dell'età pensionabile è stato un risparmio unilaterale fatto sulle loro spalle», ha aggiunto l'USS.
Gli scenari finanziari errati hanno giocato un ruolo fondamentale nella campagna di votazione per l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne. L'USS rimane convinta che il processo di formazione dell'opinione sarebbe stato diverso senza gli errori di calcolo. Dopo la sentenza odierna, i politici hanno un responsabilità ancora maggiore di correggere finalmente il grande divario pensionistico delle donne, conclude la nota.
In un comunicato separata, Unia ha definito «vile» la decisione del Tribunale federale. «Ora chiediamo ai politici e ai datori di lavoro misure concrete: salari equi per le donne, il riconoscimento del lavoro di cura non retribuito in tutto il sistema di assicurazione sociale e la fine del deficit pensionistico delle donne. È ora di porre rimedio a queste disfunzioni».
«Questa decisione è l'ennesimo colpo inferto alle donne in Svizzera», ha dichiarato Vania Alleva, presidente di Unia, nel suo intervento al Tribunale federale. «È necessario trovare soluzioni per migliorare notevolmente le loro pensioni. Continueremo a lavorare per questo come sindacati, ma anche nell'ambito di alleanze con tutti i nostri partner», ha proseguito.
Ricorrenti «scioccate, amareggiate e disilluse»
Le promotrici dei ricorsi contro la votazione su AVS 21 si dicono «scioccate, amareggiate, arrabbiate e disilluse» per la bocciatura annunciata dal Tribunale federale.
«Siamo amareggiate per la mancanza di coraggio dei giudici», ha dichiarato Lisa Mazzone, presidente dei Verdi svizzeri. «Due dei giudici hanno riconosciuto gli errori nelle informazioni fornite dal Consiglio federale ma questo errore viene banalizzato perché riguarda le donne. Questo è inaccettabile», ha proseguito. «Il messaggio dei giudici è che la questione non è così grave. Ancora una volta il destino delle donne non viene preso sul serio», ha aggiunto la ginevrina, che chiede un «risarcimento» per tutte le donne interessate.
«Oggi siamo arrabbiate. Dobbiamo sopportare le conseguenze di un errore», ha dichiarato la consigliera nazionale Tamara Funiciello (PS/BE), co-presidente delle Donne socialiste. «Oggi abbiamo perso. Domani vinceremo altre battaglie», ha continuato, chiedendo miglioramenti per le donne.
Anche la co-presidente del Partito socialista Mattea Meyer si è detta rattristata e delusa. «Il voto era già sbagliato, e la decisione del Tribunale federale è sbagliata. Il futuro delle donne è quindi sbagliato», ha dichiarato.
Il Centro rispetta la decisione
Il Centro rispetta la decisione del Tribunale federale (TF) di respingere i ricorsi contro la votazione su AVS 21. La decisione rafforza la fiducia nella democrazia e nelle istituzioni, ha annunciato il partito sulla piattaforma X.
«Soprattutto in considerazione della crescente polarizzazione, è fondamentale che le nostre istituzioni funzionino senza intoppi e siano rispettate affinché possano lavorare in modo efficiente e indipendente», si legge nel post. Questo è fondamentale per la stabilità e la coesione della Svizzera.
Il partito continuerà a battersi per un'AVS sicura e basata su solide fondamenta finanziarie, in modo che le pensioni siano garantite anche per le generazioni future.
Il PS accetta il respingimento dei ricorsi
Il PS svizzero accetta la decisione del Tribunale federale (TF) di non annullare la votazione sull'innalzamento dell'età pensionabile delle donne. Il partito si aspetta che la maggioranza di destra colmi il divario pensionistico tra i sessi.
I socialisti si erano fortemente opposti all'innalzamento dell'età pensionabile per le donne. «Le donne vengono private della pensione per un anno, quando già ne ricevono una inferiore di un terzo rispetto a quella degli uomini», ha ribadito Mattea Meyer, co-presidente del partito, citata in un comunicato stampa odierno.
«Il PS svizzero accetta questa decisione», ha scritto, rimanendo tuttavia convinto che la votazione federale avrebbe avuto un altro esito se le previsioni dell'AVS fossero state corrette.
«Spetta ora alla maggioranza di destra in Consiglio federale e in Parlamento garantire l'aumento delle pensioni», ha dichiarato Tamara Funiciello, co-presidente delle Donne socialiste, anch'essa citata in nota.
Stando al partito di sinistra, le donne meritano «rispetto e pensioni migliori». A settembre, il gruppo parlamentare socialista ha presentato in Parlamento diverse mozioni per colmare il divario pensionistico, in particolare per le donne.
I socialisti chiedono segnatamente l'introduzione di bonus nel secondo pilastro per tenere conto dei compiti di cura dei figli e di assistenza. Una seconda mozione chiede una migliore copertura assicurativa del secondo pilastro per le persone che svolgono più lavori e per i lavoratori a tempo parziale.
L'Unione svizzera degli imprenditori reagisce positivamente alla decisione
Il respingimento dei ricorsi contro la votazione federale AVS 21 è stato accolto con favore dall'Unione svizzera degli imprenditori (USI). Un annullamento del voto avrebbe comportato uno sforzo sproporzionato e avrebbe sollevato numerosi interrogativi su come procedere, ha dichiarato in un comunicato odierno.
Nel testo l'USI ha sottolineato che restano in vigore importanti misure di stabilizzazione dell'AVS. Inoltre, ha aggiunto che è giusto in termini di uguaglianza e di aspettativa di vita che donne e uomini abbiano la stessa età di riferimento ufficiale per l'età di pensionamento.
Questo permette anche all'amministrazione e alla popolazione di evitare «molti sforzi e problemi». Secondo l'associazione, l'annullamento della votazione avrebbe reso obsoleta la base legale per l'aumento dell'IVA, in vigore dal 1. gennaio 2024. Non è chiaro cosa sarebbe successo alle entrate aggiuntive già generate di conseguenza.
Per i datori di lavoro è inoltre evidente la necessità di adottare ulteriori misure strutturali a causa della continua ed elevata pressione finanziaria sulle finanze dell'AVS. Una soluzione valida è attesa dal Consiglio federale nell'ambito della riforma dell'AVS del 2026, che prevede un aumento realistico dell'età di riferimento in linea con l'aspettativa di vita.