Consiglio degli Stati

Lo stalking deve essere punito: «Non sottovalutate i segnali»

Gli atti persecutori in futuro saranno inseriti nel Codice penale – Il Gruppo di prevenzione e negoziazione della Polizia cantonale: «Ogni settimana vengono segnalati 4-5 nuovi casi»
©Shakirov Albert
Luca Faranda
16.12.2024 21:03

Il vostro ex non accetta la fine della relazione e continuate a ricevere in continuazione messaggi, chiamate, oppure visite non richieste? «È importante chiedere aiuto, ma anche chiudere immediatamente i rapporti ed evitare i contatti». A spiegarlo era stata Cristiana Finzi, delegata del Canton Ticino per l’aiuto alle vittime di reati. Era la scorsa primavera. Lo stesso consiglio lo ribadisce la polizia cantonale.

Lo stalking è un problema in Svizzera (e in Ticino) e presto sarà maggiormente punito: il Consiglio degli Stati ha infatti dato il suo via libera al disegno di legge - 32 voti contro 7 e un’astensione - che chiede di riconoscere gli atti persecutori come reato specifico del Codice penale.

Difficile da definire

«Stalking significa minacciare, pedinare e molestare insistentemente una persona, mettendola in pericolo o danneggiandola sul piano psichico, fisico e sociale. È un comportamento che si manifesta spesso ma non esclusivamente nelle coppie, soprattutto in situazioni di separazione», spiega sul suo sito web il Servizio per l’aiuto alle vittime di reati (Servizio LAV).

Il problema, però, è che lo stalking è un fenomeno difficile da definire. Include infatti svariati atti che, se considerati singolarmente, appaiono innocui. Scrivere messaggi, chiamare o aspettare qualcuno nei luoghi che frequenta non sono di per sé pratiche illegali o punibili. Eppure, per frequenza, intensità e durata possono logorare e sfinire la vittima. Questi atti, con il passare del tempo, possono creare un clima di insicurezza, ma non solo: potrebbero anche costituire un pericolo per la persona che li subisce.

La vittima deve farsi avanti

Per i «senatori», gli strumenti giuridici in vigore non bastano a punire lo stalking ed è pertanto necessario agire. In futuro, per i consiglieri agli Stati, «chiunque, insistentemente, segue, molesta o minaccia una persona in una maniera atta a limitarne considerevolmente il libero modo di vivere, è punito, a querela di parte, con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria». Si tratta di una formulazione molto più incisiva rispetto a quanto chiesto dal Consiglio nazionale lo scorso giugno.

I «senatori» sono infatti dell’idea che debba essere catalogato come «reato di messa in pericolo» e non come un «reato di evento». Tradotto: una persona deve essere punibile semplicemente per il suo comportamento persecutorio, a prescindere dal fatto che il libero modo di vivere della vittima ne risulti limitato o meno.

Ora toccherà al Nazionale - verosimilmente nel mese di marzo - chinarsi sulla questione. C’è anche un altro punto sul quale le due Camere non sono d’accordo: il reato, per il Nazionale, va perseguito d’ufficio se avviene all’interno di una coppia. Di tutt’altro avviso i «senatori», secondo cui deve essere la vittima a chiedere aiuto e denunciare (tramite la cosiddetta querela di parte), senza che un procedimento venga avviato contro la sua volontà.

Non c’è obbligo di denuncia

«A chi subisce comportamenti persecutori si consiglia di chiedere celermente aiuto (vedi in fondo) e segnalare quanto avviene. Determinate dinamiche possono degenerare molto velocemente», ci spiega il capitano della Polizia cantonale Andrea Cucchiaro, responsabile del Gruppo di prevenzione e negoziazione (GPN) della Polizia cantonale ticinese.

Per l’agente, «ci sono tanti segnali di controllo opprimente, anche se non c’è stato uno scontro fisico, da non sottovalutare». Un esempio? Quando l’ex si apposta sotto casa. In questi casi, il servizio della polizia cantonale può intervenire, convocando l’autore del presunto stalking per «un colloquio preventivo».

Questa convocazione, tuttavia, avviene su base volontaria. «È interessante rilevare che il tasso di adesione è molto alto, significativo di un forte bisogno di ascolto», sottolinea Cucchiaro, secondo cui «agire sulle minacce e sullo stalking nel contesto delle relazioni personali è di primaria importanza poiché, se le persone vengono lasciate a sé stesse, potrebbero macchiarsi di atti violenti».

È comunque opportuno sottolineare che contattare il Gruppo di prevenzione e negoziazione della polizia non significa fare una denuncia. Si può chiamare il 117 per ottenere anche solo consigli sul da farsi, ribadisce Cucchiaro.

Un progetto unico in Svizzera

Il servizio della Polizia cantonale è attivo dal 2019 ed è «un progetto unico in Svizzera». Il gruppo è composto da cinque agenti, «appositamente formati negli aspetti di comunicazione, psicologia e negoziazione, dal Servizio psicologico della Polizia cantonale e da un ufficiale». Il Gruppo di prevenzione e negoziazione non si occupa solo di stalking, bensì prende in considerazione varie minacce. L’obiettivo è di intervenire prima che esse sfocino in atti di violenza vera e propria.

Ma, in Ticino, di quanti casi di stalking si occupa il GPN attualmente? «Ogni settimana vengono segnalati 4-5 nuovi casi (circa 300 l’anno, gli autori vanno dai 25 agli 80 anni), da vittime, vari enti, istituzioni e talvolta anche da avvocati», indica il responsabile del servizio, che poi aggiunge: «In quest’ambito la maggior parte dei potenziali autori non è ancora passata all’atto. La relazione con gli autori si protrae nel tempo e sono una cinquantina le persone che vengono seguite con una certa regolarità, anche settimanale. In questo contesto i casi di stalking rappresentano circa il 30%».

Il Servizio LAV

In Ticino chi è toccato dal fenomeno dello stalking può rivolgersi al Servizio per l’aiuto alle vittime di reati (0800 866 866 oppure www.ti.ch/lav). È gratuito e inoltre riservatezza e anonimato sono garantiti. Il Servizio LAV è distribuito su tre sedi regionali: Bellinzona e Valli, Locarno e Valli, Lugano e Mendrisio. È possibile anche contattare la polizia (117), che dispone dal 2019 del Gruppo di prevenzione e negoziazione (GPN). Per i casi di stalking e di violenza domestica sono a disposizione anche case protette: nel Sopraceneri Casa Armònia (0848 33 47 33) e nel Sottoceneri l’Associazione Consultorio e Casa delle donne (078 624 90 70).