Preventivo

L’UNRWA spera ancora, l’Esercito? «Uno schiaffo a Viola Amherd»

Stati e Nazionale raggiungono l’intesa per i conti del 2024: Ridotte di dieci milioni le uscite a favore dell’aiuto umanitario, ma l’Agenzia dell’ONU potrà ricevere fondi - Il budget per le forze armate raggiungerà l’1% del PIL nel 2035, non nel 2030
©KEYSTONE / ANTHONY ANEX
Luca Faranda
21.12.2023 22:30

La prima sessione della 52. legislatura volge lentamente al termine. Tradizionalmente, nelle tre settimane prima di Natale, il Parlamento archivia il preventivo per l’anno successivo. Questa volta (ma non è così raro che accada) tra Stati e Nazionale c’è stato un continuo ping pong per riuscire a trovare un’intesa sul budget dello Stato per il 2024.

Alla fine, il preventivo approvato oggi prevede spese per 85,7 miliardi di franchi ed entrate per quasi 83,1 miliardi (2,6 miliardi di differenza, ma vi sono incluse anche le spese straordinarie) e un deficit di 479 milioni di franchi nel bilancio ordinario, che rispecchia così il freno all’indebitamento. In quest’ultimo infatti non vanno calcolate le spese straordinarie (ad esempio l’accoglienza dei profughi di guerra ucraini). Gli ultimi nodi sono stati sciolti mercoledì, nell’ambito di una Conferenza di conciliazione tra le due Camere, poi accolti questa mattina nelle rispettive aule. Erano tre: il sostegno all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), il versamento al fondo per la politica regionale (12,5 milioni di franchi) e - per quanto riguarda il piano finanziario 2025-2027, documento esaminato congiuntamente al preventivo - i fondi da destinare all’Esercito. Raggiungeranno l’1% del PIL solo nel 2035, anziché nel 2030.

Colmare la lacune

La mossa del Parlamento non è piaciuta all’Associazione delle società militari svizzere (ASM), che comprende una trentina di organizzazioni militari per un totale di quasi 100 mila membri. «L’ASM è costernata. Siamo particolarmente delusi dal comportamento di voto del Centro, che ha votato quasi all’unanimità contro l’aumento del budget dell’Esercito», ci spiega il presidente dell’ASM Stefan Holenstein, secondo cui «questo è anche uno schiaffo al capo del DDPS, la consigliera federale Viola Amherd (il Consiglio federale invece era a favore dell’orizzonte 2035, ndr), che evidentemente non ha più il sostegno del suo stesso partito».

Per Holenstein, l’Esercito deve «colmare urgentemente e rapidamente le sue lacune di capacità entro il 2030: 24 sistemi principali (come artiglieria e panzer) devono essere sostituiti a partire dal 2024. Con la decisione del Parlamento, questo obiettivo è ormai lontano». Inoltre, spostando l’obiettivo dal 2030 al 2035, «alle forze armate mancheranno 10 miliardi di franchi in termini reali, che andranno irrimediabilmente persi».

Le conseguenze, critica il presidente dell’ASM, «saranno gravi: l’Esercito avrà una capacità di difesa molto limitata negli anni a venire e non sarà più in grado di garantire la sicurezza del Paese e della popolazione. Questo è un segnale molto preoccupante anche per i nostri vicini europei, che investono tutti ben oltre l’1% del PIL (i Paesi della NATO addirittura il 2% del PIL) nelle loro forze armate».

Fare la cosa giusta

Stati e Nazionale hanno trovato un accordo “in extremis” anche sui fondi da versare all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. I «senatori» (e il Consiglio federale) prevedevano 20 milioni, il Nazionale invece voleva tagliare del tutto il contributo. Alla fine, è stato ridotto di dieci milioni il budget per l’aiuto umanitario, ma senza menzionare esplicitamente se il taglio riguardi o meno l’UNRWA. Quest’ultima potrà dunque essere sostenuta finanziariamente (non solo con 10 milioni, ma potenzialmente pure con 20) a patto che le competenti commissioni siano informate sull’impiego dei fondi e che il denaro venga erogato a rate.

Solo pochi giorni fa, l’Agenzia dell’ONU aveva invitato i membri del Nazionale «a fare la cosa giusta, respingendo i tentativi di tagliare i fondi all’UNRWA». Gaza, viene sottolineato, è bloccata nella più grave crisi umanitaria della sua storia: «l’UNRWA è un’ancora di salvezza per la popolazione. Sta ospitando quasi 1,4 milioni di persone nei suoi edifici a Gaza, che non hanno altro posto dove andare. Per un’Agenzia delle Nazioni Unite che ha già perso un record di 136 persone in questo conflitto, sarebbe un duro colpo se il Paese che guida i valori umanitari ritirasse bruscamente il suo sostegno».