Martin Pfister: «La caserma mi è più familiare dei corridoi di Palazzo federale»
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«Persona leale», «costruttore di ponti», «team player». Così il presidente del Centro del Canzon Zugo ha voluto presentare Martin Pfister. Il candidato al Consiglio federale, negli scorsi giorni, era stato definito da più parti anche «affidabile, modesto, calmo e riflessivo». Ci ha infatti pensato a lungo prima di inserirsi nella corsa alla successione di Viola Amherd. Dopo le numerose rinunce, ha deciso di uscire allo scoperto all’ultimo minuto e oggi, per la prima volta dalla sua candidatura, il consigliere di Stato ha parlato alla stampa. Lo ha fatto a Baar, la cittadina del canton Zugo in cui abita e «dove ci sono le mie radici».
Incalzato in particolare dai giornalisti romandi, il consigliere di Stato del canton Zugo ha risposto in un francese zoppicante (anche Ritter non ha padronanza del francese, ndr). «Ho imparato il mio francese soprattutto nell’esercito. Ma è stato molto tempo fa», si è giustificato Pfister, promettendo di migliorare la lingua. Proprio l’Esercito è stato al centro di tutto l’incontro. È infatti quasi certo che chi sostituirà Viola Amherd, erediterà anche il Dipartimento della difesa (DDPS).
Esperienza militare
Nella corsa al seggio, rispetto al concorrente Markus Ritter, Martin Pfister può infatti contare sulla sua esperienza militare: di grado è colonnello ed è stato comandante di un battaglione di salvataggio (prestando servizio anche in Ticino, parla infatti anche un po’ di italiano). Tra il 2004 e il 2012 è stato responsabile degli aiuti in caso di catastrofe nei cantoni di Zugo, Svitto, Uri, Grigioni e Ticino. «Ho passato molto tempo nelle piazze d’armi. Quando entro in una caserma, l’ambiente mi è più familiare di quando sono nei corridoi di Palazzo federale». Pfister ammette che ci sono «problemi da risolvere» all’interno del DDPS. Se diventasse «ministro» della Difesa, la prima cosa sarebbe «effettuare un’analisi dei problemi». Tuttavia, ha risparmiato Amherd da ogni critica: a suo avviso ha avuto successo, in particolare per quanto riguarda l’acquisto dei nuovi jet da combattimento. La scorsa settimana, Ritter si era invece mostrato più duro nei confronti della vallesana.
Pfister - che vorrebbe restare in carica almeno due legislature, se eletto - si è detto motivato a prendere le redini del DDPS. Non solo. È pronto a restarci anche per tanto tempo, ha detto, ricordando che la sicurezza sarà una questione fondamentale nei prossimi anni. Pertanto, l’esercito deve essere ben equipaggiato. «Prima avviene, meglio è. Al momento non lo è abbastanza per essere credibile».
Collaborare con NATO e UE
Il colonnello ha difeso la strategia di Amherd, sostenendo che è importante collaborare con la NATO, almeno a livello di esercitazioni. «È essenziale per la sicurezza in Europa». Tuttavia, è certo che la Svizzera non entrerà a farne parte nei prossimi anni.
Il 61.enne si è detto anche un sostenitore della via bilaterale con Bruxelles, anche se vuole attendere prima di commentare l’esito dell’accordo negoziato con l’UE. «È il nostro più grande partner commerciale», ha ricordato. Ma da che parte sta, Martin Pfister? È difficile collocarmi in uno schema tra sinistra e destra, sostiene (per il PS, entrambi i candidati rappresentano l’ala destra del Centro), sottolineando di credere nel valore della collegialità e nella ricerca del consenso. Il suo obiettivo è di trovare un equilibrio tra uno Stato economicamente forte e socialmente responsabile. Ha fatto proprio l’esempio della sanità cantonale, di sua competenza: la popolazione ha un’assistenza sanitaria di qualità e i premi tra i più bassi della Svizzera.
In un’intervista al Tages-Anzeiger, Pfister si è detto contrario a un allentamento del freno all’indebitamento. Su altri questioni scottanti, si è tuttavia giocato il jolly: ad esempio, sulla riesportazione di armi all’Ucraina e sulla politica climatica.
Le differenze con Ritter
A differenza del suo concorrente Markus Ritter, Martin Pfister è una figura quasi sconosciuta a Berna e nel resto della Svizzera. È cosciente di non essere in pole position in questa corsa al Governo, ma ha tempo fino al 12 marzo per farsi conoscere a Palazzo federale. È tuttavia convinto di poter ottenere i favori di tutto lo spettro politico presente in Parlamento, puntando soprattutto sulla sua esperienza in un esecutivo cantonale.
Ma quali sono le differenze tra Pfister e Ritter? «La personalità e l’esperienza in Consiglio di Stato», sostiene il 61.enne, che non ha voluto mettersi in contrapposizione con il sangallese. Eppure, Pfister proviene da Zugo - che considera una realtà urbana - e più in generale dalla Svizzera centrale, che dal 2003 non è rappresentata in Consiglio federale. Ricorda inoltre che Zugo è un cosiddetto «Geberkanton» (nella perequazione finanziaria è tra chi sostiene i cantoni più poveri) e non ha rappresentanti nell’Esecutivo federale dal 1982.
San Gallo è invece già rappresentato da Karin Keller-Sutter e all’interno del Consiglio federale sono già quattro i «ministri» provenienti dal mondo contadino: Guy Parmelin era viticoltore e agricoltore, Beat Jans ha completato l’apprendistato di agricoltore e si è poi diplomato in agrotecnica, mentre Albert Rösti è figlio di contadini di montagna, così come Elisabeth Baume-Schneider che è cresciuta in una fattoria e possiede alcune pecore dal naso nero.
Un altro asso nella manica? Da quando è entrato in Consiglio di Stato, il centrista si è occupato - per nove anni, pandemia compresa - di sanità, un tema sempre più centrale per la politica federale.
Chi è Martin Pfister
Martin Pfister è nato il 31 luglio 1963 a Zugo. Abita a Baar, è sposato e padre di quattro figli ormai adulti. Docente di formazione, ha studiato storia e germanistica all’Università di Friburgo, dove ha anche lavorato come assistente scientifico sotto la guida di Urs Altermatt, autore del «Lessico del Consiglio federale», l'opera di riferimento sulla storia del Governo federale. Nel tempo libero ama passeggiare e leggere. È stato granconsigliere (dal 2006 al 2016), nonché capogruppo del Centro tra il 2009 e il 2012. Dal 2016 è nell’esecutivo cantonale, responsabile del Dipartimento della sanità. Nel 2022 è stato il consigliere di Stato più votato.