Asilo

Migranti: l'Esercito ai confini ticinesi? «La questione ora non si pone»

Per Elisabeth Baume-Schneider non è necessario intervenire per contenere gli arrivi da Lampedusa
©Gabriele Putzu
Luca Faranda
26.09.2023 06:00

Ora delle domande in Consiglio nazionale. Elisabeth Baume-Schneider è subissata dalle richieste, tutte targate UDC, per chiedere in sostanza la stessa cosa: la Svizzera come pensa di gestire l’afflusso di migranti sbarcati a Lampedusa negli ultimi giorni? Di sicuro, senza introdurre un controllo sistematico ai confini nazionali. «Possono essere legalmente reintrodotti solo in caso di grave minaccia all’ordine pubblico o di mancanza di sicurezza interna. Per il Governo, al momento non è il caso», spiega la consigliera federale socialista, ricordando che finora nessun Paese vicino – nemmeno l’Austria, o la Francia - ha introdotto questa misura.

Poi, la «ministra» giurassiana ha dato i numeri: dal primo al 19 settembre sono sbarcati in Italia circa 16 mila migranti. Nei mesi di luglio e agosto si oscillava tra 23 e 26 mila arrivi via mare. Questo afflusso «è in linea con le aspettative basate su molti anni di esperienza», riassume Baume-Schneider, secondo cui una parte di queste persone solitamente arriva in Svizzera circa una settimana dopo essere stata portata da Lampedusa alla terraferma italiana. Il picco, ai confini elvetici, è previsto dopo due settimane.

«Il Governo non ha soluzioni»

«Finora, secondo le stime della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), meno dell’1% di coloro che sono sbarcati nel sud dell’Italia nel 2023 ha fatto richiesta di asilo in Svizzera», tiene a precisare la «ministra» della Giustizia. In Ticino, però, c’è chi teme che la situazione diventi insostenibile, in particolare per Chiasso.

Il consigliere nazionale Piero Marchesi (UDC), dal canto suo, ha chiesto «risposte concrete alle aspettative dei cittadini di Chiasso». La risposta? «La SEM mette in atto tutte le misure a sua disposizione per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico», anche attraverso la collaborazione con le autorità locali (vedi box) e il trasferimento dei richiedenti asilo più problematici al centro neocastellano di Les Verrières.

Per Marchesi non è sufficiente: «Di risposte concrete non ne sono arrivate. Dimostra che non vuole affrontare il tema e non apporta alcun miglioramento per la popolazione di Chiasso. Manca la volontà politica: il Consiglio federale - e in particolare Baume-Schneider - non ha ancora capito il problema e non vuole trovare soluzioni», critica il deputato UDC, secondo cui la «ministra» socialista «non vuole porre nessun limite all’immigrazione».

Niente forze armate

Domenica, l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) ha però annunciato che nella cittadina arriverà personale supplementare a supporto delle guardie di confine. Per Marchesi, si tratta solo di un «primo timido passo, compiuto solo per dimostrare che si sta facendo qualcosa». A suo avviso, è necessario l’intervento dell’Esercito. A Sud del Ticino, però, di militari non ne arriveranno. Baume-Schneider è stata chiara: Le misure adottate sono adeguate. «Pertanto, al momento non si pone la questione del sostegno da parte delle forze militari».

Roma non è corretta

Su una cosa, però, Baume-Schneider e Marchesi si trovano d’accordo: «L’Italia, sospendendo l’Accordo di Dublino, non sta facendo il suo lavoro». Per il consigliere nazionale «c’è una certa comprensione, considerando la situazione. Ma quello che non fa Roma lo deve fare Berna sul suo territorio. Ovvero controllare i confini e far entrare solo chi ha diritto a ricevere protezione».

La consigliera federale sceglie invece la via diplomatica: La Svizzera sta lavorando sia a livello bilaterale con l’Italia, sia a livello europeo per trovare una soluzione. Già giovedì prossimo ci incontreremo di nuovo: insieme agli altri Paesi non ci limiteremo a porre domande, ma diremo che se si fa parte di un sistema, si deve agire correttamente. E quello che l’Italia sta facendo ora non è corretto».