Orizzonte Europa visto dall'USI: «Aumenterà la qualità della ricerca»

Sono passati quasi cinque anni dal 26 maggio 2021. Il Consiglio federale, dopo anni di trattative con l’UE, aveva deciso di non firmare l’accordo istituzionale. La risposta di Bruxelles, dopo l’interruzione dei negoziati, è stata chiara: la Confederazione è esclusa da Horizon. Un duro colpo per il settore della ricerca, per le università e per i ricercatori, esclusi dai programmi di ricerca e dai finanziamenti.
Qualcosa, in questi cinque anni, si è mosso. Ma concreti passi avanti in questo ambito sono stati fatti solo negli scorsi mesi. Già dalla fine dei negoziati sul pacchetto Svizzera-UE, nel dicembre 2024, i ricercatori in Svizzera hanno la possibilità di avere accesso a quasi tutti i bandi di Horizon (chiamato anche Orizzonte Europa, il più importante) e ad altri programmi di ricerca. Si tratta però di un regime transitorio.
Il via libera
Da inizio aprile, la svolta. L’accordo sui programmi UE (EUPA) è stato parafato mercoledì 2 aprile a Bruxelles ed è poi stato adottato dal Consiglio federale due giorni fa. A Berna, il consigliere federale Guy Parmelin ha tenuto a ricordare che EUPA «costituisce il quadro giuridico per la partecipazione della Svizzera ai programmi dell’UE» e pone le basi per una possibile futura partecipazione ad altri programmi. Concretamente? I ricercatori e gli innovatori attivi Svizzera, che dall’inizio dell’anno hanno nuovamente accesso ai bandi di concorso per i progetti, possono anche ricevere finanziamenti dalla Commissione europea.
Una delle novità è che l’accordo (sebbene entri in vigore dopo la ratifica del pacchetto Svizzera-UE) potrà già essere applicato provvisoriamente con effetto retroattivo a inizio gennaio, ha sottolineato Parmelin, incaricato di siglare l’intesa. Per il responsabile del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), la firma avverrà solo in autunno (entro metà novembre) perché bisogna dare il tempo alla Commissione UE di svolgere le proprie procedure interne di approvazione. Poi, l’accordo dovrà pure essere approvato dalle commissioni competenti delle Camere federali.
Contributo obbligatorio
L’associazione (temporanea) ha però un costo. La Confederazione verserà a Bruxelles il contributo obbligatorio per la partecipazione all’anno di programma 2025, che si aggira sui 630 milioni di franchi, ha indicato la Segretaria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione, Martina Hirayama.
Swissuniversities accoglie favorevolmente il passo in avanti, in particolare la partecipazione (dal 2027) della Svizzera a Erasmus+, «un vero e proprio pilastro della cooperazione europea nel settore dell’istruzione». Tuttavia, ricorda che «questo accordo temporaneo non può sostituirsi a un’associazione permanente. Le scuole universitarie ribadiscono quindi il loro sostegno a relazioni stabili e durature con l’UE».
Attrarre profili di grande talento
E in Ticino, quale sarà l’impatto? Abbiamo contattato l’Università della Svizzera italiana (USI). «La partecipazione al programma Horizon ha grande importanza per USI e le università svizzere in generale», fanno sapere dall’Usi. L’approvazione da parte del Consiglio federale non ha effetti diretti, ma «va letta come un segnale positivo e ulteriore passo in avanti verso la piena associazione della Svizzera ai programmi europei per la ricerca».
Per l’USI già la possibilità di partecipare ai bandi europei in modo esteso (dall’inizio di quest’anno) permette ad esempio di «incentivare la competitività e la qualità della ricerca condotta in Ateneo, incrementare i finanziamenti per la ricerca potendo accedere a ulteriori opportunità di finanziamento sovvenzionate da enti terzi e di rafforzare e ampliare la rete di relazioni e collaborazioni con altre istituzioni di eccellenza a livello transnazionale». Non da ultimo, «avere nuovamente accesso a bandi altamente competitivi e di grande prestigio, come European Research Council (ERC) o Marie Sklodowska-Curie Actions (MSCA), potrà avere un impatto tangibile per le prospettive di crescita professionale e di carriera dei nostri ricercatori e aumentare in parallelo le possibilità per l’USI di attrarre e aprire le porte a ulteriori profili di grande talento».
Ci sarà un impatto anche sulle tasse per gli stranieri? L’USI ha avviato un gruppo di lavoro e sta elaborando diversi scenari possibili, citando anche l’incertezza legata ai tagli prospettati dal Fondo nazionale svizzero sui progetti di ricerca e ai piani di risparmio a livello federale già annunciati dal Governo.
«Trucco antidemocratico»
Parmelin ha fatto notare che l’accordo, benché venga firmato prima degli altri elementi dei negoziati Svizzera-UE, rimane comunque parte del pacchetto che presto finirà in consultazione. Se il parlamento (o il popolo) dovesse respingere gli accordi, il Governo sarebbe obbligato a ritirarsi dai programmi di ricerca europei.
L’annuncio del Consiglio federale ha ricevuto le critiche dell’UDC, che parla di trucco antidemocratico: «Con l’applicazione anticipata dell’EUPA vogliono creare dei precedenti per poi estorcere il consenso delle svizzere e degli svizzeri al trattato di sottomissione all’UE». L’accordo EUPA fa infatti parte del pacchetto (chiamati erroneamente Bilaterali III). Tuttavia, la consultazione pubblica su questi accordi inizierà solo a giugno. Un referendum (ancora incerto se obbligatorio o facoltativo) porterà il popolo alle urne non prima del 2027. Per l’UDC - oltre alla questione finanziaria - è sbagliato applicare già ora una parte di questo accordo.