Quel Gesù inedito a Lucerna che sta facendo discutere
A inizio anno, in occasione della 58. Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Papa Francesco ha firmato un messaggio sull'intelligenza artificiale. Due, in estrema sintesi, i messaggi: l’AI non è l’apocalisse e nemmeno il demonio. Spetta agli esseri umani fare in modo che sia utile. A Lucerna, nella Peterskapelle – la cappella di San Pietro – sembrano avere preso alla lettera l’esortazione di Bergoglio: una intelligenza artificiale con le sembianze di Gesù è stata collocata all'interno del confessionale. «Deus in Machina» è il nome dell’installazione artistica che la cappella di San Pietro ha sviluppato insieme a un team dell’Immersive Realities Research Lab dell’Hochschule di Lucerna (HSLU), con la collaborazione della Facoltà di teologia. Un progetto – lanciato a fine agosto per la durata di due mesi – che «invita a discussioni su intelligenza artificiale e spiritualità».
«Può una macchina rivolgersi alle persone in modo religioso e spirituale? Fino a che punto possono fidarsi di una macchina con domande esistenziali e accettarne le risposte?», sono alcune delle domande dalle quali sono partiti i ricercatori. Nelle prime versioni dell'AI gli studiosi avevano pensato di darle l'aspetto di un comune teologo o di un santo. «Alla fine abbiamo capito che la figura migliore sarebbe stato lo stesso Gesù», ha spiegato al Guardian il teologo Marco Schmid, che ha contribuito alla realizzazione dell'opera. Il «Gesù virtuale» ha attirato molta attenzione e il progetto è finito su moltissimi media, e non solo in Svizzera. Richiamando proprio l’intervento di Papa Francesco, il teologo ha dichiarato che «è importante per un luogo di culto come la cappella di San Pietro, situata nel cuore del tessuto urbano, imparare le evoluzioni sociali e sperimentare nuove forme di presenza della Chiesa nel mondo».
Com'è andata?
«Sono impressionato dal modo in cui il sistema ha funzionato», ha dichiarato a catt.ch il professor Aljosa Smolic, dell’Immersive Realities Research Lab, alla chiusura dell’installazione lo scorso 20 ottobre. «In questo caso, l’AI è stata molto credibile e molto emotiva. Ci sono state polemiche positive e negative, ma in tutti i casi il livello tecnico era buono».
Sono state oltre 900 le persone – non solo credenti — che si sono recate a «interrogare» il Gesù digitale. In un simposio, il 27 novembre, sono stati presentati i primi risultati dell'esperimento teologico-artistico. Le domande più frequenti? «Troverò mai il vero amore? Come posso dimostrare meglio il mio amore? Cosa succede dopo la morte? Ho fatto abbastanza per andare in Paradiso? Perché c’è così tanta sofferenza nel mondo? Cosa devo fare se mi sento perso? Come posso trovare l’amore di Dio? Dio esiste davvero?».
All’uscita dal confessionale, le persone compilavano un breve questionario. «Molti degli intervistati hanno dichiarato di avere trovato l’esperienza stimolante e rispettosa. I cristiani, in particolare, hanno affermato che le discussioni hanno spesso portato a momenti spirituali. In ogni caso, queste scoperte sollevano nuove domande del tipo "come si sta evolvendo la fede nell’era digitale?"», ha spiegato a catt.ch Marco Schmid. «Che ruolo può avere la tecnologia nella ricerca spirituale? Il progetto non solo fornisce delle risposte, ma mostra anche fino a che punto le domande sull’amore, la morte e la pace rimangono rilevanti, indipendentemente dal background religioso».
«Nella mia cerchia ristretta ho notato che spesso le persone usano ChatGPT quando hanno bisogno di un consiglio e non c’è nessuno con cui parlare in quel momento», ha ancora aggiunto Marco Schmid. A suo avviso, l’importanza dell’utilizzo dell’AI per le persone isolate non dovrebbe essere sottovalutata. Secondo il teologo, «sarebbe quindi interessante, da un punto di vista pastorale, se ci fosse uno strumento di supporto all’intelligenza artificiale responsabile, disponibile in ogni momento, che possa fornire consigli da un punto di vista cristiano. La vergogna di porre domande anche personali e delicate è probabilmente minore con i sistemi di AI. Perché il sistema non giudica o condanna, ma risponde semplicemente senza riserve».