Ex regia federale

«Restare fermi per quattro anni sarebbe la morte della Posta»

Il Gigante giallo tira dritto sulla sua strategia e conferma la chiusura di 170 filiali entro la fine del 2028 – Non mancano le critiche – Cirillo: «Non possiamo più vivere di lettere e pagamenti allo sportello: il vento contrario è troppo forte per poterci mettere sotto una campana di vetro»
© CdT/Chiara Zocchetti
Luca Faranda
29.10.2024 22:00

«Marciare sul posto non è un’opzione». Roberto Cirillo, direttore generale della Posta, è chiaro. Il Gigante giallo deve avere la libertà di potersi trasformare. Anche a costo di chiudere gli uffici postali. L’ha annunciato e lo farà: entro la fine del 2028, l’ex regia federale prevede di diminuire le filiali gestite in proprio da 770 a circa 600. Scomparirà dunque un ufficio postale su cinque. È questa la strategia, ribadita oggi a Berna e definita «La Posta di domani». L’ex regia federale vuole tuttavia garantire 2.000 «sedi servite» (compresi uffici postali e circa 1.400 filiali in partenariato, come le agenzie) in tutta la Confederazione. In Ticino la nuova strategia della Posta avrà importanti ripercussioni: delle attuali 58 filiali, ben venti sono «potenzialmente interessate dalla trasformazione». Più di una su tre. 

Nessuna desertificazione

«Le trasformazioni che avverranno faranno sì che il Ticino resti uno dei Cantoni con la densità di filiali più alte in Svizzera. Ben al di là della media nazionale e di almeno 23 Cantoni», spiega al CdT Roberto Cirillo, assicurando che non ci sarà alcuna desertificazione postale. Né in Ticino, né in Svizzera. Le persone, però, non sono più legate alla Posta di oggi (o meglio, di ieri), anziché alla «Posta di domani»? «Non credo siano troppo legate, ma probabilmente molti hanno una prospettiva che guarda piuttosto al passato e non al futuro. È qui che dobbiamo lavorare, facendo vedere che la Posta resterà presente e rimarrà raggiungibile senza dover essere finanziata dalla mano pubblica», aggiunge il CEO della Posta. Nei prossimi anni verranno infatti investiti 100 milioni di franchi per modernizzare le filiali.

Evitare licenziamenti

La Posta, infatti, deve autofinanziarsi. «È un modello che è stato scelto dal Parlamento più di venti anni fa», ricorda Cirillo, secondo cui ora una ristrutturazione è inevitabile. «Non possiamo semplicemente più vivere di lettere e di pagamenti allo sportello». Dal 2010, i versamenti allo sportello hanno subito un crollo del 68% mentre le classiche operazioni allo sportello si sono dimezzate (-49%). Anche l’evoluzione dei volumi delle lettere da 2010 al 2023 mostra una tendenza irreversibile: solo negli ultimi cinque anni, «le lettere impostate allo sportello sono diminuite del 39%». «Prima viene il servizio pubblico, poi il finanziamento del servizio pubblico. È chiaro che senza una sostenibilità economica, questo servizio viene a scadere o a scemare. Di conseguenza, dobbiamo ampliare la gamma dei servizi a disposizione della clientela e ampliare la gamma dei modi di accedere a questi servizi. Devono essere più in linea con le abitudini, che sono cambiate in maniera massiccia da parte della popolazione», sostiene Cirillo. 

Un giorno nero

La strategia della Posta, tuttavia, non convince: dai sindacati (in particolare Syndicom) al Partito socialista, si sono levate voci critiche sulla gestione dell’ex regia federale. «È un giorno nero per il servizio pubblico e mette a rischio la coesione del Paese», scrive Syndicom, chiedendo alla politica di «intervenire attivamente contro questi piani»: in particolare, i Comuni e le autorità cantonali colpiti sono chiamati a opporsi al drastico taglio sul loro territorio, sottolinea il sindacato, aggiungendo che le regioni periferiche rischiano di perdere l’accesso a un servizio postale universale completo. Il Gigante giallo, però, prosegue dritto per la sua strada: più digitalizzazione (sono stati presentati alcuni strumenti, come una videoconsulenza in tempo reale), ma con l’obiettivo di non tagliare sul personale. «L’obiettivo è che non ci sia alcun licenziamento, se non casi specifici per i quali non si è riusciti a trovare una soluzione», cerca di rassicurare il CEO. «Che si tratti di consulenza video o di distributori automatici, per Syndicom è chiaro che i progetti di digitalizzazione devono servire le persone, i clienti e i dipendenti, e non solo la Posta per il taglio dei costi», replica tuttavia il sindacato, che si aspetta pure una decisione forte da parte del Consiglio degli Stati.

In attesa degli Stati

A settembre, il Consiglio nazionale ha accolto una mozione della sua Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni che chiede uno stop immediato – una sorta di moratoria – alle ristrutturazioni del Gigante giallo (nonché agli allentamenti proposti dal Governo sulla puntualità nella consegna di lettere e pacchi), fino alla conclusione della revisione della legge per definire il futuro mandato di servizio universale e il settore di attività della Posta (a partire dal 2030). Lo scorso venerdì, tuttavia, la commissione omologa degli Stati si è opposta a questa proposta, poiché questa moratoria «sarebbe controproducente». L’atto parlamentare sarà trattato dai «senatori» a dicembre. «Se restiamo fermi per quattro o cinque anni non esisterà più una Posta», minaccia però il manager ticinese. La politica ha un ruolo importante nello sviluppo della Posta, spiega Cirillo, aggiungendo tuttavia che l’attuale strategia si concretizzerà sulla base delle leggi esistenti. Per quanto riguarda la revisione (che riguarda sempre la Posta a partire dal 2030), il manager ticinese auspica che sia «coerente con i bisogni della popolazione».

La Svizzera moderna

La forte diminuzione del volume delle lettere e dei pagamenti allo sportello non si può ignorare: per Cirillo, «il vento contrario è troppo forte per mettere La Posta sotto una campana di vetro. È legittimo, e lo chiediamo da anni, che la politica si confronti su cosa è il servizio postale necessario a partire dal 2030. In particolare, quali sono i bisogni della Svizzera moderna, della sua popolazione e dell’economia. Bisogna far evolvere il sistema legale in cui ci muoviamo oggi. Sarebbe invece deleterio mantenere queste stesse prestazioni per ancora tanti anni. Questa trasformazione non si può e non si deve arrestare, perché due, tre o quattro anni di immobilismo sarebbero la morte della Posta», ribadisce Cirillo. Ma le agenzie postali possono davvero tenere il passo con gli uffici postali? «Circa tra il 90 e il 97% dei tipi di prestazione che mettiamo a disposizione del pubblico sono accessibili nelle filiali con partner. Nella vita quotidiana ci sono ben poche attività della Posta che non sono accessibili attraverso una filiale in partenariato. Poi, se si ordina un letto online e lo si vuole ritirare in farmacia, ecco questo non è possibile, ma non capita certo tutti i giorni», sottolinea Cirillo. «Noi rimpiazziamo i servizi e laddove non fosse possibile, mettiamo a disposizione il servizio a domicilio, che è la forma più alta di servizio possibile».