Domande e risposte

Serve più energia da fonti rinnovabili per non essere dipendenti dall’estero

La legge in votazione il prossimo 9 giugno chiede di aumentare la produzione interna facendo leva sull’idroelettrico, ma sviluppando il più possibile anche le altre fonti «verdi» – Le incognite, per i contrari, sono la tutela del paesaggio e la protezione della natura
©KEYSTONE/GAETAN BALLY
Luca Faranda
13.05.2024 06:00

La legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili, votata dal Parlamento lo scorso autunno, chiede di produrre più elettricità in Svizzera da fonti rinnovabili, in particolare nei prossimi 10-15 anni. Un gruppo di ambientalisti ha tuttavia lanciato con successo il referendum. Ecco le risposte alle principali domande.

Che cosa è la Legge in votazione il prossimo 9 giugno?

Questo progetto, definito anche «atto mantello», riunisce le revisioni della legge sull’energia e quella sull’approvvigionamento elettrico. L’obiettivo è di concretizzare la Strategia energetica 2050 (con il progressivo abbandono del nucleare), approvata dal popolo nel 2017, potenziando la produzione di energia «verde» per ridurre la dipendenza dall’estero. Oltre a ciò, la legge mira a rispettare gli obiettivi climatici (ovvero la neutralità climatica entro il 2050) ed evitare possibili penurie e blackout, soprattutto nei mesi invernali. Si prevede infatti che la domanda di elettricità possa crescere tra il 35 e il 50% (auto elettriche e pompe di calore sono sempre più diffuse) entro il 2050.

Quali sono gli obiettivi da raggiungere?

L’atto mantello si pone obiettivi ambiziosi per quanto riguarda la produzione nazionale di energia idroelettrica, solare, eolica, geotermica e a biomassa: la produzione annuale di elettricità da energie rinnovabili - esclusa la forza idrica - dovrebbe raggiungere almeno 35 terawattora (TWh) nel 2035 (circa sei volte di più rispetto a oggi) e almeno 45 TWh nel 2050, invece dei valori inizialmente previsti dal Consiglio federale (rispettivamente 17 TWh e 39 TWh). Questo importante sviluppo dovrebbe inoltre garantire che la Svizzera non debba importare più di cinque terawattora di elettricità nel periodo che va dal primo di ottobre al 31 marzo.

E per quanto riguarda l’idroelettrico?

Oggi, dagli impianti idroelettrici, sono prodotti quasi 37,2 terawattora di energia elettrica. Entro il 2035 la produzione netta di elettricità generata dalla forza idrica deve ammontare a 37,9 TWh e ad almeno 39,2 TWh nel 2050. Per dare una spinta decisiva è stato stilato un elenco di sedici progetti, tra cui figurano tre nuove costruzioni e l’innalzamento di dighe come quella del Lago del Sambuco in Valmaggia (con annesso l’ampliamento della centrale di Peccia). Per questi 16 progetti, nel bilanciamento degli interessi, la produzione di energia elettrica deve avere la priorità rispetto ad altri interessi nazionali.

Cosa si dovrà fare per evitare penurie energetiche?

In Inverno, bisognerà aumentare la produzione a sei terawattora entro il 2040, di cui due provenienti dall’energia idroelettrica (la più sicura in questo contesto) grazie soprattutto a questi 16 progetti già definiti. Oltre alle infrastrutture esistenti, che devono essere maggiormente sfruttate, bisognerà valutare la creazione di nuovi impianti. Ci sono anche obiettivi vincolanti relativi al consumo medio annuo pro capite: rispetto al 2000, la diminuzione del consumo di energia dovrà essere del 43% entro il 2035; mentre per quanto riguarda il consumo di elettricità, il calo (sempre rispetto al 2000) dovrà essere del 13% entro il 2035. I fornitori di energia sono tenuti a garantire che i propri clienti migliorino continuamente l’efficienza energetica degli apparecchi e degli impianti.

Si dovrà investire di più anche nel solare?

Sì, l’obiettivo è di espandere questa tecnologia sugli edifici già esistenti, anche se fornisce meno elettricità durante l’inverno. Sarà obbligatorio installare pannelli solari su tutti i nuovi edifici con una superficie edificabile superiore a 300 metri quadrati. I Cantoni possono tuttavia estendere questo obbligo anche agli edifici più piccoli. Il progetto prevede inoltre di armonizzare a livello nazionale le tariffe minime relative all’immissione in rete di elettricità solare. Ciò varrà anche per i possessori di piccoli impianti fotovoltaici. Si potranno pure unire le forze: potranno pure essere costituite comunità locali di energia elettrica che consentiranno di vendere e acquistare all’interno di uno stesso quartiere l’elettricità solare autoprodotta.

La creazione di nuovi impianti sarà semplificata a scapito della natura?

La nuova legge permette - a determinate condizioni - condizioni di pianificazione agevolate per impianti eolici e solari considerati di interesse nazionale e progettati in aree adeguate. Permette ad esempio di sfruttare maggiormente margini proglaciali (la superficie esposta in seguito al ritiro dei ghiacciai) e pianure alluvionali alpine. Non sarà invece possibile realizzare nuove infrastrutture nei biotopi di importanza nazionale o nelle riserve di uccelli acquatici e migratori. Anche se in generale l’interesse per la produzione di energia elettrica ha la precedenza, le autorità devono verificare se l’interesse per la protezione della natura e del paesaggio è così importante da prevalere in singoli casi. Per i contrari, Cantoni e Comuni - così come il popolo - avranno molta meno voce in capitolo su progetti che potrebbero arrecare danni alla natura.

Chi è favorevole e chi si oppone a questa legge?

La legge è stata votata a larghissima maggioranza dalle Camere federali nel settembre 2023. Il testo è sostenuto dal Parlamento, dal Consiglio federale, dalle grandi associazioni economiche e ambientaliste e da quasi tutti i partiti. A lanciare il referendum è stato un gruppo di privati e da alcune organizzazioni ambientaliste come «Paysage Libre Suisse» e soprattutto la Fondazione Franz Weber. Le più note - come WWF o Greenpeace - hanno parlato di compromesso accettabile. In Parlamento, l’atto mantello è stato adottato per 177 voti a 19 al Consiglio nazionale e all’unanimità agli Stati. L’UDC dal canto suo è divisa, ma lo scorso marzo la maggioranza dell’assemblea dei delegati ha deciso di opporsi al progetto.

Quali sono gli argomenti dei contrari?

La legge consente con più facilità «il disboscamento di foreste, il deturpamento dei paesaggi e la distruzione dei biotopi protetti». Per gli ambientalisti, il potenziale del fotovoltaico - su edifici e infrastrutture - è sufficientemente ampio da coprire il fabbisogno di elettricità, senza bisogno di intaccare la natura. Il Consiglio federale, in taluni casi, può infatti riconoscere d’interesse nazionale anche gli impianti più piccoli che apportano un «contributo centrale al raggiungimento» degli obiettivi di ampliamento. Pertanto, il peso dei Comuni - e della popolazione locale - in queste decisioni sarà più limitato. Inoltre, In caso di crisi energetica, il Consiglio federale può anche allentare le norme esistenti sui residui minimi per aumentare la produzione di elettricità. Per l’UDC, l’unico aspetto positivo della proposta è l’accelerazione dei progetti idroelettrici.

Tutti i progetti saranno automaticamente autorizzati?

No, ogni progetto continuerà a essere valutato e autorizzato singolarmente. Spetta ai Cantoni definire le aree che si prestano alla produzione di energia eolica e solare. Dovranno tuttavia ancora tenere conto della protezione del paesaggio. La popolazione, inoltre, avrà ancora voce in capitolo sulla costruzione di parchi eolici o solari, sia a livello cantonale che comunale, ma non sui 16 progetti idroelettrici.

Cosa succede in caso di no alle urne?

Il potenziamento della produzione di energia rinnovabile è stato deciso dal popolo nel 2017. L’atto mantello permette di prorogare (e di completare) di cinque anni gli strumenti di promozione delle rinnovabili. In caso di no alle urne, nei prossimi anni potrebbe essere necessario correre ai ripari con misure a breve termine (come accaduto negli scorsi due inverni) per garantire l’approvvigionamento energetico. Le opzioni più plausibili sul corto termine per evitare penurie di energia resterebbero i combustibili fossili, ad esempio le centrali a gas, o l’importazione di elettricità dall’estero.

La legge in votazione impone nuove tasse?

No, non sono previste nuove tasse. Tuttavia, il supplemento di rete verrà riscosso anche dopo il 2035 e resterà invariato a 2,3 centesimi per kilowattora. Secondo l’Ufficio federale dell’energia non ci sono costi diretti supplementari per la popolazione. Non sono tuttavia da escludere nuovi provvedimenti collaterali: un esempio è la possibile tassa sull’elettromobilità che sta valutando l’Ufficio federale delle strade (USTRA).