Parlamento

Simboli estremisti da vietare: «Si cominci dalle svastiche»

Il Nazionale approva la stretta per bandire i segni che riconducono al nazismo e che inneggiano alla violenza – Critiche dall’UDC: «E il comunismo?» – La Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo: «È un buon passo avanti»
© Lambert Coleman / Hans Lucas
Luca Faranda
17.04.2024 21:15

Oggi in Svizzera è permesso apporre sull’auto un adesivo delle SS. Di più: è anche possibile esporre sul balcone di casa una bandiera con una svastica, così come fare il saluto hitleriano in pubblico. La norma antidiscriminazione (così è definito l’articolo 261 bis del Codice penale) punisce solo chi fa chiaramente propaganda, non chi espone le sue «simpatie». Le regole devono cambiare e su questo punto sono tutti d’accordo (o almeno, la stragrande maggioranza). Ma quando e in che modo? Le soluzioni proposte non fanno l’unanimità.

Un primo tentativo

Facciamo un passo indietro di ben 20 anni. La questione è infatti approdata a Palazzo federale nel 2004: la Commissione degli affari giuridici del Nazionale aveva inoltrato una mozione volta a vietare i simboli razzisti. Dopo anni di discussioni, tuttavia, l’atto parlamentare è stato definitivamente archiviato nel 2011 per due motivi principali: il Consiglio federale non reputava ci fosse una necessità urgente e - come seconda motivazione - riteneva arduo stilare un elenco per catalogare i vari simboli razzisti.

Oggi le cose sono un po’ cambiate. In aula, è stato a più riprese ricordato l’aumento di azioni a sfondo antisemita negli ultimi mesi. In particolare, l’aggressione avvenuta a inizio marzo a Zurigo. Inoltre, nel dicembre del 2022, l’Ufficio federale di giustizia ha stilato un elenco dei possibili simboli che potrebbero avere connotazioni naziste, razziste, violente o estremiste. In totale sono oltre settanta: svastiche, croci celtiche, numeri (tra cui 18, 88, 4/20), rune delle SS, ma nella lista non mancano nemmeno vari riferimenti a gesti e simboli di estrema sinistra, tra cui falce e martello.

Camere divise

Lo scorso maggio la Camera del popolo ha accolto una mozione (dell’allora consigliera nazionale argoviese Marianne Binder-Keller, oggi «senatrice» del Centro) che chiedeva di «vietare senza eccezioni la simbolica nazista in pubblico». L’atto parlamentare riguardava solo ed esclusivamente l’utilizzo di simboli noti del nazionalsocialismo. Il Consiglio degli Stati, lo scorso dicembre, ha invece deciso di allargare il raggio d’azione a ogni forma di estremismo proponendo una sua propria mozione. La richiesta di Binder-Keller, per la maggioranza dei «senatori», era troppo restrittiva. Una svolta che non era piaciuta alla Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI), secondo cui c’è il rischio che la proposta naufraghi di nuovo (come 13 anni fa) a causa della discussione su un vasto catalogo di divieti.

La legge si farà a tappe

La questione è tornata sui banchi del Nazionale oggi, con la mozione approvata dagli Stati a dicembre e due iniziative parlamentari dal tenore simile (anche se più orientate a bandire i simboli di estrema destra). I deputati hanno detto sì a larga maggioranza a tutti e tre gli atti parlamentari. «In linea di principio, l’attuazione nel Codice penale sarebbe possibile. Tuttavia, il Consiglio federale sarebbe favorevole ad una legge speciale che preveda una multa disciplinare», ha spiegato in aula il «ministro» della Giustizia Beat Jans. C’è però una novità: seguendo la sua Commissione degli affari giuridici, i deputati del Nazionale si sono detti favorevoli a introdurre in tempi rapidi il divieto di utilizzo di simboli nazionalsocialisti. E poi, in una seconda fase, di estendere questo divieto anche ad altri simboli estremisti. La legge, dunque, si farà a tappe. Anche perché per la maggioranza della Camera del popolo, i segni che inneggiano al nazismo - slogan, numeri, forme di saluto, croci uncinate e stemmi - sono molto più facili da identificare (e da stabilire) rispetto ad altri simboli estremisti.

Teschi e rune

A opporsi (invano) alle proposte è stata una nutrita schiera del gruppo UDC, secondo cui bisogna vietare allo stesso tempo anche i simboli del comunismo e di estrema sinistra.

Le associazioni contro il razzismo e l’antisemitismo sono invece soddisfatte: la Federazione svizzera delle comunità israelite parla di «approccio pragmatico». «Come primo passo, dovrebbe essere bandito un chiaro catalogo di simboli nazisti, come la svastica, il saluto hitleriano, la runa della vittoria delle SS, il teschio e le ossa incrociate delle SS e la “stella ebraica” gialla», scrive la FSCI, la quale si augura che ora anche il Consiglio degli Stati intraprenda «la strada pragmatica di un approccio graduale», senza che ci siano ulteriori ritardi. Da noi contattata, la Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo (GRA) tiene a sottolineare che le decisioni del Nazionale «dimostrano che il Parlamento ha riconosciuto l’urgente necessità di misure legali per combattere atteggiamenti e atti lesivi della dignità umana». Per la fondazione, questo divieto è «un buon passo avanti», ma a lungo termine «è importante estendere gradualmente il divieto anche agli altri simboli estremisti».