Stop ai fondi per l'UNRWA: «Il problema è proprio l’Agenzia»
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«Dov'è finita la Svizzera umanitaria?», si interrogava Amnesty International, solo pochi giorni fa, in un’azione simbolica organizzata a Berna. L’ONG - insieme a una decina di altre organizzazioni - chiedeva alla Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati di mantenere i finanziamenti svizzeri all’UNRWA.
Nulla da fare. A Gaza devono arrivare gli aiuti umanitari, ma non attraverso l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente.
Il plenum si esprime il 18 marzo
La commissione propone infatti di sospendere i contributi all’UNRWA, come chiede una mozione del consigliere nazionale David Zuberbühler (UDC/AR) già approvata lo scorso settembre dalla Camera del popolo (99 voti a 88 e 7 astenuti).
Ora tocca al Consiglio degli Stati, che verosimilmente si esprimerà sulla proposta il prossimo 18 marzo. L’esito, però, è incerto: nella commissione di politica estera degli Stati la mozione è stata approvata per sei voti contro sei e il voto decisivo del presidente. Ovvero il «senatore» ticinese Marco Chiesa.
L’ex presidente dell’UDC chiarisce subito: «Non si tratta in alcun modo di interrompere gli aiuti umanitari a Gaza: su quello siamo tutti d’accordo. Nessuno contesta la necessità di fornire un sostegno alla popolazione civile. Il problema è l’agenzia», spiega Chiesa.
Per la maggioranza (seppur risicata) rimangono ancora perplessità nei confronti dell’UNRWA. «C’è il timore che alcuni fondi finiscano nelle mani sbagliate, ovvero Hamas. Oppure che ci siano infiltrazioni. Dalle audizioni che abbiamo tenuto nelle scorse settimane non ci sono state sufficienti rassicurazioni», aggiunge il consigliere agli Stati, ricordando che sono stati sentiti rappresentanti di varie organizzazioni come UN Watch, del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) e della stessa UNRWA.
La Confederazione, secondo la maggioranza della commissione della politica estera, non può e non deve sostenere un’organizzazione potenzialmente legata a gruppi terroristici.
Si dibatte dal 2023
Il sostegno elvetico all’UNRWA è oggetto di dibattito alle Camere federali dal 2023. Se ne era parlato a lungo anche nelle discussioni sul preventivo 2024. I finanziamenti sono inizialmente stati congelati in attesa di un rapporto sui presenti legami tra Hamas e alcuni membri dell’agenzia. In seguito è stato deciso di versare all’UNRWA 10 milioni (invece di 20) per gli aiuti umanitari urgenti a Gaza. Questi fondi sono stati stanziati in risposta all’appello umanitario, in particolare per coprire necessità urgenti come cibo, acqua, alloggi e assistenza sanitaria di base.
La mozione di Zuberbühler chiede due cose: cessare immediatamente i finanziamenti all’UNRWA e garantire che in futuro l’agenzia non riceva ulteriori finanziamenti. Il Consiglio federale, dal canto suo, si dice contrario: «Allo stato attuale, difficilmente i compiti svolti dall’agenzia ONU (compresa la fornitura di servizi di base) potrebbero essere assunti da un’altra agenzia o autorità», scriveva il Governo - lo scorso maggio - in risposta al deputato UDC. «In assenza di una soluzione politica, la sospensione definitiva dei servizi dell’UNRWA avrebbe probabilmente ulteriori effetti destabilizzanti sulla regione».
Quali alternative?
Per i commissari degli Stati, invece, le alternative ci sono: Chiesa cita ad esempio il CICR, oppure il programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. «Ci sono organizzazioni, sempre dell’ONU, che potrebbero intervenire in favore della popolazione palestinese», sottolinea il presidente della commissione. Non sono dello stesso avviso i «senatori» contrari all’atto parlamentare, secondo cui le attività dell’agenzia sono attualmente indispensabili nella regione e la sospensione immediata dei contributi avrebbe effetti drammatici per la popolazione civile.
La commissione degli Stati ha anche esaminato altri atti parlamentari riguardanti la situazione a Gaza: chiede ad esempio che le commissioni della politica estera di entrambe le Camere siano consultate «prima di qualsiasi versamento di contributi all’UNRWA, che devono peraltro andare esclusivamente a beneficio della popolazione civile bisognosa del Medio Oriente».