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Svizzeri più critici sulla neutralità

Dopo l’invasione russa in Ucraina la popolazione guarda con maggiore pessimismo verso il futuro e si augura che le capacità di difesa del Paese siano rafforzate — A indicarlo è il sondaggio supplementare sullo studio «Sicurezza 2022» — Le spiegazioni del coautore Stefano De Rosa
Fra i giovani, generalmente più critici verso gli ambienti militari, aumentano i favorevoli all’esercito. © CdT/Chiara Zocchetti

Per la prima volta in 20 anni cala il livello d’approvazione della neutralità in Svizzera. E mentre i confederati vedono il futuro con più pessimismo, cooperazioni militari internazionali e investimenti nell’esercito guadagnano consensi. È quanto emerge dal sondaggio supplementare sullo studio «Sicurezza 2022» dell’Accademia militare presso l’ETH e dal Centro di studi sulla sicurezza dell’ateneo.

1) Come mai esce ora questo studio?

In realtà, l’ultimo sondaggio per indicare il livello di sicurezza percepita dalla popolazione svizzera - quello per lo studio «Sicurezza 2022» - era stato eseguito a gennaio. Ma dopo l’invasione russa in Ucraina a fine febbraio, l’Accademia militare presso il Politecnico federale di Zurigo (ACMIL) e il Centro di studi sulla sicurezza dell’ateneo hanno voluto sondare nuovamente il terreno. E l’hanno fatto con una nuova indagine compiuta tra fine maggio e metà giugno fra la popolazione avente diritto di voto delle tre regioni linguistiche del Paese.

2) Quali sono i risultati principali del sondaggio?

Con la guerra in Ucraina, gli svizzeri hanno un approccio più critico verso la neutralità. Non solo: i confederati vedono il futuro con più pessimismo, mentre le cooperazioni internazionali in materia di politica di sicurezza guadagnano consensi. C’è ad esempio più apertura ad avvicinamento alla NATO, ad esempio. Infine, gli svizzeri intendono rafforzare la capacità di difesa del Paese, e richiedono una buona formazione e un equipaggiamento adeguato dell’esercito.

No, l’89% dei cittadini è ancora chiaramente a favore della neutralità. Ma per la prima volta in 20 anni cala il livello d’approvazione nei suoi confronti.

3) La popolazione svizzera non crede più nel principio di neutralità?

No, l’89% dei cittadini è ancora chiaramente a favore di questo principio. Ma per la prima volta in 20 anni cala il livello d’approvazione verso di esso (-8 punti percentuali rispetto a gennaio 2022). Mentre l’UDC vuole lanciare un’iniziativa popolare per fissare la «neutralità integrale» nella Costituzione, con la guerra le voci critiche sono aumentate fra la popolazione. «Sia l’utilità del principio di neutralità sia la sua applicabilità sono messe in discussione», spiega Stefano De Rosa, collaboratore scientifico all’ACMIL. «Le persone sono più scettiche rispetto alla capacità della neutralità di proteggere la Svizzera da conflitti». Solo il 58% degli intervistati è ancora convinto che la neutralità ci tuteli da guerre. A gennaio a crederlo era ancora il 69%. Il cambiamento maggiore rispetto al sondaggio precedente all’invasione russa di febbraio si riscontra fra i simpatizzanti dei partiti di sinistra, che a gennaio sostenevano ancora a maggioranza la funzione protettiva della neutralità. Nel frattempo, la percentuale è solo del 44%. «Inoltre - continua il coautore dello studio - aumenta il tasso di chi si chiede se sia ancora possibile essere neutrali con le connessioni politiche ed economiche della Confederazione». Il 39% dei partecipanti al sondaggio ritiene che l’applicazione della neutralità sia difficile (+10 punti percentuali) . Ad ogni modo, le sanzioni elvetiche nei confronti della Russia, che l’UDC considera armi da guerra, per il 71% degli intervistati sono compatibili con la neutralità svizzera.

Con il 52% (+7 punti percentuali) di consensi, il sostegno ad un avvicinamento della Svizzera alla NATO - come proposto dal presidente del PLR Thierry Burkart - è ai massimi storici. 

4) La popolazione vuole che la Svizzera entri nella NATO?

Con il 52% (+7 punti percentuali) di consensi, il sostegno ad un avvicinamento della Svizzera alla NATO - come proposto dal presidente del PLR Thierry Burkart - è ai massimi storici. Tuttavia, una maggioranza del 73% continua a rifiutare l’adesione. «Con la visione più critica della neutralità - spiega De Rosa - giungono delle alternative: e queste la popolazione le vede in una cooperazione più stretta e in possibili alleanze in campo militare con la NATO o con Stati europei». Da gennaio, la posizione secondo cui l’adesione a un’alleanza difensiva europea garantirebbe una maggiore sicurezza rispetto alla neutralità ha guadagnato 12 punti percentuali, situandosi al 35% di consensi.

5) Cosa pensa la popolazione del suo esercito?

Pensa sempre di più che sarebbe positivo averne uno «completamente equipaggiato». «La situazione politica internazionale è percepita come molto instabile», afferma Stefano De Rosa. «Tre quarti della popolazione è pessimista verso il futuro. Questo comporta anche un auspicio di potersi difendere qualora ce ne fosse la necessità. Aumenta così il sostegno ad un esercito ben equipaggiato e ben istruito. La percentuale di persone che pensa che le spese per l’esercito siano attualmente troppo basse (quasi il 20%) non è mai stata così alta dall’inizio delle misurazioni negli anni Ottanta». L’opinione secondo cui la Svizzera spende «troppo» per la difesa, invece, è ora condivisa dal 30% degli intervistati (-12 punti percentuali da gennaio). Solo il 10% (-4) degli intervistati è ora a favore dell’abolizione, mentre il 42% (+4) degli intervistati accetta l’esercito come «male necessario». Anche i più giovani, in passato i più critici nei confronti dell’esercito, sono ora convinti per più di due terzi della sua necessità. Nel complesso, l’80% (+5) degli svizzeri ritiene che l’esercito sia necessario.

Sicuramente nella popolazione cresce la consapevolezza che un esercito debba essere ben equipaggiato.
Stefano De Rosa (ACMIL), coautore dello studio

6) Che peso possono aver avuto sul risultato del sondaggio il dibattito sui caccia militari e la conferenza di Lugano?

«Sui jet non abbiamo fatto domande e quindi non è possibile dare una risposta precisa», risponde Stefano De Rosa. «Ma - aggiunge - sicuramente nella popolazione cresce la consapevolezza che un esercito debba essere ben equipaggiato. Per quanto riguarda l’Ukraine Recovery Conference, non credo che abbia influito molto sulle risposte della maggior parte dei partecipanti al sondaggio».

7) Il sondaggio va visto come un’istantanea o si può parlare di vere e proprie tendenze?

«È una domanda che ci poniamo anche noi», risponde De Rosa. «Siamo curiosi di vedere i risultati il prossimo gennaio. Non possiamo prevedere l'evoluzione futura. Quello che sappiamo con certezza è che la guerra in Ucraina ha portato un cambiamento considerevole nell'opinione pubblica in un periodo molto breve. Sarà quindi decisivo vedere l'evoluzione della guerra in e la situazione in Europa in generale».

8) In che misura i dati presentati rappresentano davvero il parere della popolazione?

Viene da chiederselo perché l’appoggio all’esercito in generale emerge sempre nei sondaggi sulla sicurezza, ma alle urne la popolazione si rivela poi molto critica. Due anni fa, il sì ai 6 miliardi per i nuovi aerei dell’esercito svizzero è passato per un soffio. «È una domanda legittima, a cui possiamo rispondere in due maniere», afferma Stefano De Rosa. «Innanzitutto non riportiamo intenzioni di voto. Ai voti popolari in svizzera precede sempre una discussione molto specifica alla tematica, noi invece chiediamo aspetti più generali. Inoltre, va aggiunto che, storicamente, la grande maggioranza delle votazioni è stata sempre a favore degli interessi dell'esercito. Eccezioni sono la votazione sul Gripen e, negli anni ‘90, la votazione sui caschi blu».

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