Il punto

Un'altra via per la 13. AVS: «Meglio un approccio globale»

La Commissione della sicurezza sociale del Nazionale dice no alla strategia di finanziamento governativa e si oppone alla riduzione del contributo della Confederazione – Una tredicesima mensilità anche per i beneficiari di AI
©Chiara Zocchetti
Giovanni Galli
03.05.2024 22:00

Balla male prima ancora di essere messo in consultazione il progetto di finanziamento della 13. AVS, presentato a fine marzo da Elisabeth Baume-Schneider. A fare resistenza preliminare è la Commissione della sicurezza sociale del Nazionale, che si oppone sia al un finanziamento separato della tredicesima mensilità sia alla riduzione, per motivi di risparmio, del contributo che la Confederazione versa ogni anno nel primo pilastro.

Con un verdetto risicato, 13 voti contro 12, la commissione chiede che il finanziamento della 13.AVS unicamente nell’ambito della prossima ampia riforma dell’AVS. Questo, dice, nell’ottica di garantire «un approccio globale e ben ponderato», che permetta di salvaguardare l’AVS e il suo finanziamento per il decennio successivo. Questo piano, come era già stato deciso in passato, dovrà essere presentato entro la fine del 2026.

La tredicesima rendita, approvata in votazione popolare lo scorso 3 marzo, sarà corrisposta con un versamento unico a partire dal 2026. Sono previste spese aggiuntive per 4,2 miliardi di franchi (840 milioni a carico della Confederazione), destinati a diventare cinque (circa un miliardo per le casse di Berna) negli anni successivi.

Due varianti sul tavolo

Baume-Schneider ha messo sul tavolo due varianti di finanziamento. Entrambe prevedono un aumento dei contributi a carico dei dipendenti e dei datori di lavoro, mentre una contempla anche la possibilità di aumentare l’IVA. In questo caso pagherebbero tutti, anche i pensionati. Per non far subito cadere l’AVS nelle cifre rosse bisogna aumentare le entrate. Oggi, i contributi coprono il 73% circa delle entrate del primo pilastro. Il 20,2% è coperto dalla Confederazione, il 7% restante dai proventi di IVA e case da gioco. Oggi, senza AI e IPG, il contributo AVS ammonta all’8,7% del salario. La prima variante prevede un aumento complessivo di 0,8 punti che porterebbe la quota totale per l’AVS al 9,5% del salario. La seconda combina un aumento dei contributi di 0,5 punti con uno dell’IVA di 0,4 punti (in teoria si passerebbe dall’attuale 8,1% all’8,5%). Senza queste misure di compensazione immediate, il risultato di ripartizione dell’AVS (la differenza fra entrate e uscite per le rendite) sarebbe già in rosso nel 2026, per superare i -7 miliardi nel 2033. Quanto al Fondo di compensazione, in pratica il patrimonio del primo pilastro, che oggi ammonta a 50 miliardi di franchi, subirebbe una forte erosione: nel 2033 scenderebbe a 32 miliardi e nel 2037 verrebbe completamente azzerato.

Una visione d’insieme

La maggioranza commissionale, come detto, vorrebbe un’impostazione diversa e includere il finanziamento della 13. AVS nel piano di misure strutturali che dovrà essere preparato per assicurare la stabilità del primo pilastro nel prossimo decennio. In pratica, questa maggioranza sarebbe disposta ad accettare deficit temporanei piuttosto che applicare «cerotti» (così li ha definiti il consigliere nazionale del PLR Andri Silberschmidt), il tutto in attesa di una soluzione duratura. Tuttavia, ciò comporta anche un rischio. Se le future misure strutturali includessero, ad esempio, un aumento dell’età pensionabile e venisse lanciato con successo un referendum, tutto cadrebbe e l’AVS si troverebbe con enormi disavanzi da colmare.

Niente decurtazione

Inoltre, la commissione chiede al Consiglio federale (stavolta con una maggioranza solida di 17 contro 8) di non ridurre il contributo della Confederazione all’AVS. Per ragioni di risparmio, il Governo ha proposto che a partire dal 1. gennaio 2026 fino all’entrata in vigore della prossima riforma, il contributo federale venga abbassato dall’attuale 20,2% al 18,7%. Questa misura temporanea consentirà di risparmiare parecchi soldi fino al 2030. Ciononostante, in cifre assolute il contributo della Confederazione supererà gli 11 miliardi nel 2026 e aumenterà negli anni successivi. Bisogna vedere ora se il Governo cambierà o meno i suoi piani, che prevedono la consultazione in estate e poi la presentazione del progetto al Parlamento, forse già in autunno.

L’invalidità fa tredici

Il dossier, intanto, si arricchisce di un nuovo elemento. La commissione (13 contro 12) ha presentato una sua iniziativa per il versamento di una 13. mensilità anche ai beneficiari dell’assicurazione invalidità, «nell’ottica di garantire la parità di trattamento e un’evoluzione coerente e uniforme del primo pilastro». Questo supplemento non deve tuttavia portare a una riduzione delle prestazioni complementari né alla perdita del diritto a tali prestazioni. La Costituzione prevede che le rendite delle due assicurazioni devono coprire adeguatamente il fabbisogno vitale. Questo aspetto, rileva la commissione, è ancora più importante nell’ambito dell’assicurazione invalidità dato che il numero di persone in situazione di precarietà è nettamente più altro tra i beneficiari dell’AI che non dell’AVS. Il sindacato Travail.Suisse e l’associazione Inclusion Handicap si sono felicitati per la decisione.

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