Via il canone alle aziende, ma si procederà a tappe

Controprogetto indiretto, atto secondo. La Commissione delle telecomunicazioni del Nazionale ha presentato una seconda proposta per contrastare l’iniziativa popolare «200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)». La prima idea è stata affossata dai «senatori». La battaglia sul canone radio-tv entra nel vivo.
Qual è la situazione al giorno d’oggi?
Tutte le economie domestiche devono pagare il canone radio-tv. Il costo, dal 1. gennaio 2021, ammonta a 335 franchi all’anno. Le collettività pagano 670 franchi all’anno. Le imprese, dal canto loro, pagano il canone in funzione della propria cifra d’affari: sono assoggettate al canone le aziende che sono iscritte nel registro dei contribuenti IVA e realizzano una cifra d’affari annua complessiva a livello mondiale di almeno 500 mila franchi. Nel 2023, il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha stabilito che il canone per le aziende è ancora incostituzionale. Il sistema di riscossione decrescente previsto svantaggia le piccole imprese e viola quindi il principio della parità di trattamento.
Cosa chiede l’iniziativa «200 franchi bastano!»
L’iniziativa SSR, sostenuta dall’Unione svizzera arti e mesteieri e da esponenti dell’UDC (lo stesso Albert Rösti, ora consigliere federale, è nel comitato d’iniziativa) e dei Giovani PLR, chiede di cambiare l’articolo 93 della Costituzione: la Confederazione è tenuta a riscuotere un canone annuo di 200 franchi (e non più 335) esclusivamente dalle economie domestiche di tipo privato. Le persone giuridiche, le società di persone e le imprese individuali, stando ai promotori del testo, non dovranno più pagare alcun canone. La ripartizione dei proventi alle emittenti radiofoniche e televisive private rimarrebbe invariata. Se l’iniziativa dovesse essere accolta dal popolo e dai Cantoni, la quota del canone destinata alla SSR si ridurrebbe dagli attuali 1,25 miliardi a circa 630 milioni di franchi. Per questo motivo, in Svizzera tedesca, è anche nota come «Halbierungsinitiative» (Iniziativa di dimezzamento).
Cosa propone di fare il Consiglio federale?
Il Consiglio federale raccomanda di respingere l’iniziativa. Tuttavia, al posto di proporre un controprogetto, ha deciso di agire tramite ordinanza: il canone verrà ridotto da 335 a 312 franchi a partire dal 2027. Poi, dal 2029, scenderà a 300 franchi per economia domestica. Il Governo intende inoltre correggere le condizioni di assoggettamento al canone delle imprese, che dovranno pagare la quota a partire da un fatturato annuo di 1,2 milioni di franchi (e non più di 500 mila franchi). Questo sgravio andrà a beneficio dell’80% circa delle aziende soggette all’IVA, soprattutto piccole e medie imprese.
Cosa ha proposto oggi la Commissione delle telecomunicazioni del Nazionale?
Con 13 voti contro 11 e una astensione, ha deciso di presentare un’iniziativa di commessione per esentare progressivamente le imprese, «mediante un costante aumento del livello tariffario per l’assoggettamento al canone». L’obiettivo è di abolire completamente il canone radiotelevisivo per tutte le aziende entro il 2035. Il controprogetto entrerebbe in vigore soltanto se il comitato d’iniziativa ritira la sua iniziativa popolare. L’obiettivo è che la commissione omologa degli Stati possa valutare questo controprogetto indiretto già nella seduta del 14 aprile. In caso di approvazione, la commissione del Nazionale elaborerà entro fine aprile un progetto di atto legislativo.
La commissione aveva già ideato un controprogetto?
Sì, ma oggi ha deciso di lasciar perdere il progetto iniziale. Chiedeva, tra i punti principali, una diminuzione del canone per le economie domestiche (senza indicare quanto) e l’esenzione dal canone per le imprese. Tuttavia, la Commissione delle telecomunicazioni degli Stati (per 10 voti a 2) ha deciso a metà febbraio di non dare il proprio consenso. A suo avviso, i punti chiave erano formulati in modo troppo vago. Oggi, i commissari del Nazionale hanno deciso di abbandonare tale progetto per favorire la nuova iniziativa di commissione.