Territorio

A Savosa non si placa la battaglia legale sui ruderi dell'antico oratorio

Da una parte il Comune intende usare l’arma dell’esproprio per acquistare il terreno a Rovello e proteggere l’edificio del Cinquecento, dall’altra i proprietari ricorreranno contro la variante pianificatoria che ne consente la tutela
© CdT/Chiara Zocchetti
Valentina Coda
22.03.2025 06:00

Chiamatela «sovrapposizione di valutazioni e interessi» oppure «politica culturale con visioni differenti». Fatto sta che la diatriba attorno ai ruderi dell’antico oratorio di Santa Maria a Rovello, che vede da anni sul piede di guerra il Comune di Savosa da una parte e i proprietari del terreno dall’altra, non è destinata ad esaurirsi tanto velocemente. Anzi, la battaglia legale pare essere ancora molto lunga. Perché sulla variante di Piano regolatore allestita dal Municipio (in pubblicazione fino a maggio), che implica in buona sostanza l’acquisizione del fondo da parte del Comune – con il conseguente indennizzo ai proprietari – in modo tale da garantire la protezione dei ruderi dalla demolizione promuovendone la fruizione pubblica, i proprietari hanno intenzione di inoltrare ricorso. «Ma non per costruirci qualcosa visto che siamo i primi che vogliono salvaguardare il sito».

Tutti compatti

La modifica pianificatoria in questione non è che l’ultimo atto – ma con ogni probabilità non quello definitivo – di una situazione condita di ricorsi, contro ricorsi e misure cautelative del Consiglio di Stato per vietare interventi invasivi che va avanti da oltre cinque anni. Da quando cioè i proprietari del fondo hanno avanzato l’intenzione di demolire l’antica costruzione per fare posto a un nuovo edificio residenziale (la demolizione, per l’appunto, era una possibilità concessa dal vecchio Piano regolatore di quell’area, sebbene quei ruderi siano tutelati quali beni culturali di interesse locale, ndr). La nuova variante, che scongiurare di fatto l’abbattimento dell’antico edificio, è stata adottata all’unanimità lo scorso dicembre dal Consiglio comunale di Savosa e il relativo messaggio municipale è stato approvato dalla Commissione della gestione, della legislazione e dell’edilizia e opere pubbliche (creando la necessaria base legale per l’acquisto del fondo). Tutti compatti, quindi, a favore di questa modifica che implica, appunto, l’acquisizione del mappale da parte del Comune – stimata in 50.000 franchi più ulteriori 20.000 per interventi di consolidamento, pulizia e recinzione del sito – vincolando il terreno a zona per attrezzature pubbliche, quindi fruibile dalla popolazione.

«Manca politica culturale»

Un tentativo di conciliazione tra le parti, è bene ricordarlo, c’è stato. Ma non è andato a buon fine. Nel rapporto di pianificazione si legge infatti che «il tentativo di dialogo con i proprietari è decaduto». Visioni troppo diverse per trovare un punto di incontro. E la variante messa pochi giorni fa in pubblicazione di certo non placa gli animi. Anzi, i proprietari del terreno, da noi contattati, intendono proseguire con la battaglia giudiziaria inoltrando ricorso. «È giusto che un Comune sottragga la proprietà di un privato nonostante abbia avuto la possibilità di tutelare l’edificio anni fa?». Questa situazione, a mente loro, è «un trascinamento inutile del Municipio» che «anni fa non ha applicato correttamente una norma di protezione e adesso, per salvarsi la faccia, usa la carta dell’esproprio. La domanda di costruzione per edificare una casa era un modo per fare pressione sul Comune: il nostro obiettivo è ricostruire la chiesa e salvaguardarla. Ma a Savosa manca una politica culturale seria».

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